Capitolo 24

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"Dottor Mallard, pensavo fosse in ospedale" si stupì Jimmy Palmer vedendolo rientrare nel laboratorio.

"Io e Abby eravamo li fino a poco fa" rispose fiaccamente l'uomo, "ma purtroppo il lavoro non aspetta nessuno e dobbiamo finire questa autopsia il prima possibile".

Jimmy prese dei campioni: "Se anche Abby è rientrata, allora è meglio che vada a portarle questi" avviso, senza ottenere risposta.

"Sta bene dottore?" chiese il più giovane dei due.

"Come? Oh si signor Palmer, sono solo un po' scosso, se così posso dire" balbettò l'altro.

"Capisco. Immagino che vedere Tony in quelle condizioni non dev'essere stato facile né per lei ne per Abby. Senta ora porto questi a Abby e poi parliamo davanti una buona tazza di the, vorrei sapere meglio delle condizioni di DiNozzo, prima quando ho chiesto a Gibbs è andato fuori di testa e si è messo a urlare, avrebbe dovuto vederlo" sorrise con una nota di imbarazzo.
"Meglio di no, signor Palmer, vedere Jethro arrabbiato non è mai una bella cosa".
"Ha ragione, allora vado e poi un buon the fumante, che ne dice dottore?" propose Jimmy sforzando di sorridere. Il dottore continuava a fissare uno dei tavoli autopsie, Palmer non ne capiva il motivo visto che su di esso non vi era nulla, ma decise di non approfondire e lasciò l'uomo solo con i suoi pensieri.

Ducky continuava a tenere lo sguardo fisso sul freddo tavolo della sala autopsie, sospirò

sfiorandone la superficie: "Ho visto passare tante persone su questo tavolo: uomini, donne, anziani e persino ragazzini...persone sconosciute e persone conosciute..." fece una pausa togliendosi gli occhiali, "e poi tanti...troppi amici che mi hanno detto molto, che mi hanno parlato e rivelato i loro ultimi segreti".

"Interessante, avrei pagato per i segreti di Kate" ironizzò Tony sdraiato con le mani congiunte sul ventre. Ducky sorrise divertito, ma il suo sorriso divenne amaro non appena riprese a parlare: "Non farmi questo Anthony, non sopporterei di dover fare l'autopsia ad un altro amico, il mio povero cuore non reggerebbe" concluse con gli occhi pieni di lacrime. Tony gli sorrise: "So che sarei in buone mani, Ducky".
A quelle parole il dottore sorrise tristemente: "La tua fiducia mi fa onore" mormorò quando sentì rientrare Palmer. "Dottor Mallard, prepariamo il the?" chiese con un mix di ansia e agitazione.

"Certo signor Palmer, direi che è il caso che ci calmiamo entrambi " rispose Ducky con forzata serenità.

***

La porta della stanza dell'ospedale che ospitava l'agente DiNozzo si aprì lentamente, al suo interno un'infermiera stava controllando i valori segnati sui vari dispositivi di controllo.

"Mi scusi, torno più tardi" avvisò il giovane marine con un filo di voce.

"Non è necessario, ho finito" rispose la donna lasciando il marine da solo con l'agente dell'NCIS.

 Korghin prese posto su una sedia posizionata vicino al letto e incominciò a fissare il volto contratto dell'uomo che col suo sacrificio gli aveva salvato la vita.

 "I dottori mi hanno detto che sei grave" iniziò il marine, ma l'unica cosa che riceveva in risposta era il "bip" dei macchinari. Si fregò entrambe le mani sui pantaloni, le sentiva sudate e ghiacciate al tempo stesso, una sensazione molto sgradevole.

 "Tony?" lo chiamò, "ehi amico, mi senti?" chiese, "già, come potresti? I dottori hanno detto che potresti non svegliarti più, ma io non voglio neanche pensare a questa ipotesi. Tu sei forte, hai combattuto come un leone, hai dimostrato coraggio e forza da vendere" sorrise, poi vedendo che non riusciva ad ottenere nessun cenno di risposta, chinò il capo lasciandosi sopraffare dalle emozioni. "Sai Tony? Io ti devo delle scuse, l'agente Gibbs dice che non devo sentirmi in colpa, ma io non ce la faccio! Sapevo cosa stava per succederti ed io ho avuto paura" mormorò tirando su col naso mentre Tony era ancora immobile nel più completo silenzio, "sono scappato lasciandoti in balia di quelle persone, ho lasciato che ti riducessero così, tu non meritavi tutto questo..." sbottò con voce tremante, "perdonami ti prego!" concluse scoppiando in un pianto convulso. Il senso di colpa non gli dava pace, aveva fatto come gli era stato detto eppure non c'era soddisfazione in quello che aveva fatto, perché aveva lasciato un amico nei guai. E' vero, conosceva Tony da pochi giorni eppure provava un sentimento di amicizia molto forte per lui, un affetto che ora gli si stava ritorcendo contro soffocandolo. "Se tu dovessi morire, io non me lo perdonerei mai" sussurrò a stento tra i singhiozzi.

"Dovresti imparare ad avere un po' più di contegno signor Korghin".

Il giovane alzò gli occhi e vide il direttore Vance fermo sulla porta: "Signore?", scattò sull'attenti.

"Vieni marine, andiamo a prenderci un caffè" propose il direttore.

"Ma..." mormorò il ragazzo buttando un occhio a Tony che non dava alcun segno di vita.

"Quando ti sentirai pronto, parlerai con lui. Ora DiNozzo ha bisogno di riposare e tu di buttare fuori i demoni che ti porti dentro, forza" rispose Vance.

Il giovane annuì asciugandosi gli occhi col dorso della mano e seguì il direttore dell'NCIS fuori dalla stanza.

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora