Capitolo 23

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La stanza era poco illuminata, le tende erano tirate ed il silenzio regnava sovrano, solo il "bip" dei macchinari che tenevano in vita l'agente speciale Anthony DiNozzo scandiva il passare del tempo. Il dottor Mallard si avvicinò al suo capezzale guardandolo con attenzione, Tony aveva il volto livido e pieno di escoriazioni, il sopracciglio marcato con dei punti di sutura e il labbro gonfio. Era attaccato ad un respiratore, mentre un fascio di tubi si diramava dalle braccia livide alle flebo posizionate ai lati del letto.

"Povero amico mio" sospirò l'anziano, "oh Anthony, cosa ti hanno fatto?".

"Ducky?" lo chiamò Abby restando sulla soglia, sentiva le gambe molli, non era certo la prima volta che vedeva qualcuno ridotto in quello stato, ma sapere che si trattava di un amico, le straziava il cuore.

"Vieni Abigail" la invitò l'uomo porgendole la mano. La ragazza deglutí a vuoto e fece alcuni passi verso il letto per poi bloccarsi nuovamente. "È così pallido" constatò con voce tremante, "io non ce la faccio Ducky, non..." mormorò agitata.

La ragazza ebbe un brivido lungo tutto la schiena, si sentiva come avvolta da un freddo abbraccio: "Va tutto bene Abby". La voce proveniva dalle sue spalle, una voce dolce che aveva sentito già tantissime volte: "Tony?" si voltò, ma alle sue spalle non c'era nessuno.

"Abby?" la chiamò nuovamente Ducky, ma stavolta il tono della voce tradiva curiosità.

La giovane scosse il capo sorridente: "Tutto ok Ducky" disse avvicinandosi al capezzale dell'amico, gli prese la mano tra le sue e gli baciò la guancia calda, "sono qui con te, Tony" concluse accarezzandogli il capo amorevolmente.

*****

Gibbs entrò nell'ufficio del direttore Vance con aria sempre più contratta, sapeva che il suo superiore era mosso da buone intenzioni, ma l'ultima cosa che voleva ora era uno scontro con lui.

"Che cos'è quella sceneggiata di poco fa?" chiese composto. Gibbs inclinò il capo: "quello che hai visto Leon".

"Beh, sappi che non mi è piaciuta affatto".

Gibbs sospirò: "Cosa vuoi Leon?".

"Ascolta so cosa stai provando, ma perdere il controllo non farà guarire prima DiNozzo" cercò di impostare un dialogo il direttore, "capisco la tua frustrazione, ma perdere le staffe come hai fatto prima non ci porterà all'arresto di colonnello Coole, devi restare concentrato Jethro, non lasciare che i sentimenti personali ti offuschino la mente e ti portino lontano dal tuo obiettivo".

"Hai finito?" sospirò Gibbs.

Vance lo guardò.

"So bene quale sia il mio compito, ma non puoi chiedermi di non sentirmi coinvolto dopo che un mio agente è in fin di vita, perché non ce la faccio".

"Jethro non è colpa tua".

"Lo so, ma questo non mi fa sentire meglio" concluse l'uomo uscendo dall'ufficio.

Scese nuovamente le scale con agilità, poi si rivolse a McGee: "Novità?" chiese.

"Abbiamo Jamie e Matis in sala interrogatori, da chi vuoi  incominciare?" rispose Tim.

"Lo faremo in contemporanea" scattò prendendo il fascicolo, "tu e Ziva andate da Stewart, io penserò a Matis" concluse avviandosi verso l'ascensore.

Nel bagno delle donne intanto, Ziva continuava a lavarsi il viso sotto l'acqua corrente, sentiva il volto accaldato e per quanto lo rinfrescasse non riusciva a far sparire quegli occhi rossi e gonfi.

"Oh andiamo, non posso crederci!" esordì Tony alle sue spalle, "il pericoloso agente del Mossad, l'assassina spietata, la donna di ghiaccio Ziva David che piange come una bambina? Hai dunque un cuore anche tu, eh? Chi se lo sarebbe immaginato" sbuffo in una cinica risata.

"Non essere sciocco" sospirò asciugandosi gli occhi.
"Eppure è quello che vedo" la schernì divertito.
"E di chi pensi sia la colpa, eh?" rispose lei facendosi scappare altre lacrime. Lui la guardò compassionevole e alla donna si strinse il cuore. Istintivamente protese una mano verso la visione ma qualcuno bussò alla porta: "Ziva tutto bene?" le chiese McGee.

"Si McGee, arrivo" rispose frettolosamente rivolta alla porta ma, quando si rivoltò verso l'immagine di Tony, si accorse quest'ultima era ormai svanita chissà dove.
Che avesse avuto una visione? Che fosse frutto della sua immaginazione o dei suoi sensi di colpa? Scosse il capo e si sciacquò nuovamente il viso, non aveva tempo per pensare a quel genere di cose.

"Cosa volevi McGee?" chiese uscendo visibilmente nervosa.

"Dobbiamo prendere la deposizione di Jamie Stewart" le comunicò porgendole il fascicolo. Lei prese il fascicolo senza rispondere e insieme si avviarono verso gli ascensori    

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora