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«Ehi, vacci piano.»

«Ma sto cazzo, stasera voglio bere fino a dimenticarmi chi sono.»

Federico la guardò seriamente preoccupato.

«Ma è successo qualcosa?»

Sharon scosse la testa.

«Niente, niente che io non possa superare.»

«Ma davvero non vuoi parlarmene?»

Scosse la testa ancora una volta.

“So che se te ne parlassi partiresti in quarta e non è questo ciò che voglio, questa volta me la voglio cavare da sola.”

Federico guardò il proprio bicchiere mezzo pieno e quello dell'amica vuoto.

Non capiva cosa fosse successo, era quasi pronto a scommettere che c'entrasse suo fratello, ma non capiva perchè lei non volesse parlargliene.

«Potrei averne un altro?» chiese Sharon al barista.

«Non ti sembra di aver bevuto troppo? In fin dei conti io sono al secondo, ma tu sei al quarto.» tentò di farle notare.

«No davvero, oggi non voglio pensieri.»

«Se non vuoi davvero pensieri, bere non mi sembra la soluzione.»

«Sì se berrò abbastanza.»

«Davvero non vorrei doverti portare al pronto soccorso stasera.»

«Non succederà.» sospirò «e se anche accadesse tanto meglio, se ci rimango secca questa volta sarebbe meglio.»

Federico la guardò duramente.

«Non dirlo nemmeno per scherzo.»

«Non sto scherzando Fe, mi sento uno schifo.»

Federico sbuffò spazientito.

«Ma perchè?»

Sharon si rigirò il bicchiere fra le mani.

«Non posso dirtelo.»

«Ma perchè no?»

«Perchè la storia è sempre la stessa, non riesco a farmene una ragione e rischierei di annoiarti.»

Sì, quella era la versione migliore da dare, non se la sentiva di raccontargli dell'episodio della sera prima, del fatto che lui non si era nemmeno curato di ringraziarla, di salutarla, niente, il nulla più assoluto.
Parlargli della notte insonne passata a piangere sotto il cuscino era l'ultima cosa che voleva fare.

“Magari non l'ha nemmeno aperto e l'ha buttato in qualche cassonetto non appena ne ha trovato uno.”

Strinse gli occhi con il cuore dolorante a quell'evenienza.

“Magari è andata così.”

Federico sospirò.

«Davvero dovresti cercare di passare oltre, non stare a distruggerti così.»

Sharon sorrise al barista che appoggiò sul bancone un bicchierino pieno di Tequila.

Guardò Federico sedutole a fianco e abbozzò un sorriso beffardo.

«Penso che ora sia il mio turno di soffrire, no?»

Lui appoggiò il gomito sul bancone.

«Lo sai che non credo nel karma.»

«Beh, sembra proprio quello.»

Lei trangugiò il distillato tutto d'un fiato.

«Chiamo Simone ti va? Così facciamo qualcosa.»

Sei il mio abbraccio, quello che mi protegge dalle fauci del mondo. [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora