38

324 53 21
                                    

Sharon guardava il fondo del bicchiere annegandoci il cuore.

Ripensò distrattamente a ciò che le aveva confidato Elizabeth, Alessio era impassibile anche nei suoi confronti.
Le aveva raccontato dei messaggi in cui si era dichiarata, ma a cui lui non aveva dato nessuna risposta.
Al sabato sera prima, a come l'aveva minacciata dicendole che le avrebbe potuto concedere un solo giorno.
Quella confessione da parte di Elizabeth non la turbava, non la biasimava in fin dei conti.

Non vedeva l'ora che quella giornata finisse, ora più che mai desiderava essere catapultata in California.

Soffocò una smorfia di dolore che voleva farsi strada sulle sue labbra.

Le facevano male i piedi, non vedeva l'ora di togliersi quelle scarpe infernali insieme a quella maschera che si sentiva costretta a portare.

La verità era che si sentiva male, male da morire.

Sì, morire sarebbe stata una buona soluzione, una scappatoia da quel lago d'agonia che le lacerava il petto.

Non osava alzare lo sguardo dal proprio bicchiere, doverlo vedere sorridere a qualcuno e fare l'amichevole con le persone le provocava una fitta di dolore enorme, si sentiva vuota, amareggiata e abbandonata.

Con un moto di tristezza ripensò ad un anno prima.

Strinse gli occhi.

"Tanto niente torna come prima, è inutile star qui a struggersi, quel passato non tornerà mai."

Gli aveva confessato di amarlo, ma l'unica cosa che ne aveva ricavato era quell'occhiata distante e fredda, quello era stato il risultato per essersi umiliata.

Sentiva l'alcool nelle vene rendere tutto più vivido.

Tutto maledettamete vivido.

"Come se non facesse già abbastanza male."

Non gli importava nulla di lei.

Represse una smorfia, avrebbe tanto voluto strapparsi i capelli tanto quel dolore la lacerava.

Non contava più niente, lui era semplicemente passato oltre.

Ripensò amaramente alle foto che era stata costretta a fare con lui, come due buoni amici, anzi molto peggio, come se niente fosse mai successo fra loro, come se mai si fossero amati; ma cosa ancora peggiore lui aveva fatto finta di nulla alla sua dichiarazione d'amore, avrebbe di gran lunga preferito che le avesse confessato di odiarla piuttosto che quell'indifferenza.

Si era comportato impeccabilmente durante il ricevimento, durante il pranzo, ma si sentiva che stava fingendo con lei, perchè c'era quella distanza, quella freddezza nei suoi sguardi, la sua era solo una facciata per gli invitati.

«Ehi.»

Sollevò a malapena lo sguardo e vide Lorenzo sedersi accanto a lei.

«Cosa ci fai qui tutta sola?»

A quella domanda si strinse nelle spalle, il pranzo era finito, i tavoli si erano sciolti, le foto erano state fatte e lei non aveva più nessun obbligo.

Non se la sentiva più di fingere, dentro si sentiva crollare.

Si stava sgretolando.

Poteva sentire il rumore assordante provocato dai pezzi della sua anima che si infragevano a terra.

«Stai bene?» le chiese Lorenzo.

Lei si guardò attorno, fissò quell'idillio d'amore, tutti quei fiori le facevano venire la nausea.

Sei il mio abbraccio, quello che mi protegge dalle fauci del mondo. [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora