16.

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"You look like yourself
but you're somebody else,
only it ain't on the surface.
You talk like yourself...
No, I hear someone else though
now you're making me nervous..."

-Sicura che vuoi tornare a casa da sola? Non hai mangiato nulla e sei così magra... Fa quasi buio fuori, forse...-
-Nicole, dico davvero, ce la faccio benissimo.- La rassicurai con un sorriso. -Grazie di tutto ciò che avete fatto per me.-
-Saremo sempre qui quando ne avrai bisogno.- Mi disse Lorenzo. -E non importa se non vuoi raccontarci quello che è successo. Ci basta che tu stia bene.-
-D'accordo... Lore, accompagnala alla porta.- Disse Nicole, con la piccola figlia in grembo.
La ringraziai un'ultima volta, e io e Lorenzo uscimmo sul pianerottolo.
Arrivammo alla porta dopo due rampe di scale. Lui posò la mano sulla maniglia, ma non la mosse da lì. Era come incerto.
-Beatrice...-
Spostai i miei occhi vuoti nei suoi, di un marrone così caldo e quasi rassicurante.
-Sai, fingere è sempre il comportamento più facile di sempre. Ma a un certo punto ti troverai di fronte ad un ostacolo superabile solo con la verità.-
Indugiò ancora un po' con le dita strette attorno alla maniglia.
-Smettila di far credere a tutti che non sei già crollata completamente. Fai un ultimo tentativo di tenerti fuori dal baratro. Fallo per te. Anche se ti senti distrutta, in realtà hai ancora tanto, forse tutto, da donare al mondo. Se ti hanno fatto così male, e penso proprio sia così, purtroppo, donalo a te stessa. Se hai ancora dell'amore, nascosto dentro di te, così nascosto che sembra non esserci, donalo a te stessa. Basterà a farti risentire viva. Promettimi che riuscirai ad amarti abbastanza da tenerti fuori da quella rete nella quale stai pensando di rinchiuderti. Arrendersi, non serve a niente. Mentirei se ti dicessi che ti accadranno cose peggiori. Te ne succederanno di brutte, ma non so se saranno peggio di questo. Ma puoi riuscire ad alzarti, Beatrice. La forza che non hai mai usato... È ancora lì per farlo.-
Il silenzio calò su di noi come una cappa pesante.
Le parole di Lorenzo mi erano entrate nel petto senza farmi male, e lì sarebbero rimaste, a rendermi un po' più pesante, e un po' più resistente.
Ma erano solo poche parole contro a mille azioni violente che mi sarebbero rimaste sempre sulla pelle.
Avrei visto sempre le botte sulla mia pelle. Quelle parole vi erano sotto, e non le avrei mai viste prima.
Lorenzo era stato la persona più simile ad un umano che avessi mai conosciuto in vita mia.
Eppure quelle parole non avevano smosso nulla dentro al mio petto tormentato, che al suo interno aveva un cuore che batteva contro la mia volontà.
Ormai era troppo tardi.
Ormai avevo deciso.

Camminavo da ore, i piedi mi facevano male.
L'orizzonte, tagliato dai grattacieli e la scia di qualche aereo, era color del fuoco. Il pallido rosso si mischiava al giallo in una danza che finiva in prossimità del debole azzurro che in poco tempo avrebbe lasciato spazio alla notte. Il cielo era pennellato da nuvole indefinite e scure, che coprivano spazi di colore.
Quelle nuvole mi avevano sempre coperto, avvolto sin dalla mia nascita, ed erano sempre state così scure da nascondere tutto intorno a me. Non avevo mai visto la mia vita colorata in questo modo.
-Bea?-
Mi voltai immediatamente, sentendo quella voce, dando le spalle al tramonto.
-Stai bene...-
-No.- Dissi, gelida.
-Dovresti andare da...-
-Nessuno. Nessuno potrebbe capire come mi sento.-
Abbassò la terra, e incollò gli occhi sulle sue scarpe. Il suo respiro, incontrandosi con l'aria gelata di ottobre, si condensava in vapore simile a fumo. -Avrei voluto essere lì, Beatrice...-
-E per cosa? Avresti avuto il coraggio di fermarli, stavolta? Non ci hai mai nemmeno pensato, vero?-
-Dopo averti vista così, quella volta... Dopo... Quello...- Lo vidi irrigidire i pugni fino a rendere le nocche bianche. Strinse i denti.
-Cosa?- Chiesi con la voce intrisa di veleno. -Dopo avermi vista come?-
Il suo mento prese a tremare, e lui scosse la testa come un preda ad un brivido.
-Ci ho pensato tante di quelle volte, dopo averti visto in terra, dopo averti spinta. Mi sono accucciato vicino a te, appoggiando le mani a terra. Quando le ho tolte dell'asfalto le ho viste sporche di polvere e... Di sangue. È lì che mi sono accorto di chi sono. Un... Mostro, in fondo.- Disse le ultime parole così sottovoce che mi risultò difficile comprenderle.
-So che non mi perdonerai, ma...-
-No Benjamin, non ti perdonerò mai se tu non avrai mai il coraggio di chiedere scusa. Me ne vado.-
-Te ne vai?-
-Sì. Da te e da tutto questo. Ho sopportato troppo e... Non ho più forze. Non ce la faccio più.-
-Aspetta, fermati qui.-
Qualcosa mi richiamò ai suoi occhi. Erano spaventati.
-Tu non intendi...-
Il vuoto che ogni parte di me gridava a più non posso sembrò rispondergli al posto mio.
-Beatrice non ci pensare neanche! Diamine, come può il tuo cervello anche solo concepire una cosa del genere?! Non sei sola. Va da chi potrà capirti meglio di me, e ti prego, non pensarci più.- La sua voce si era così sbilanciata verso la disperazione che le sue mani avevano preso le mie, e le avevano strette quasi fino a riscaldarle.
-Lasciami.- Mormorai, imponendomi di stare calma.
Lui non ti vuole picchiare. Non stavolta.
Respirai a fondo, e l'aria ghiacciata sembrò brinarmi la gola.
Cerca di non avere paura.
-Quel sangue era colpa tua.- Dissi con voce strozzata. -Ma non ti ha sconvolto così tanto se poi non hai nemmeno cercato di cambiare le cose. Vedi, non posso andare da qualcuno che mi capirà se tu mi hai tolto tutto ancora prima che ce lo avessi.
Sono sola.
In ogni mia più piccola sfaccettatura, crepa, difetto, ferita, sono sola.
Non ho chi mi controllerebbe le braccia tutti i giorni per accertarsi che io stia meglio,
chi cercherebbe di capirmi anche solo con il silenzio,
chi sarebbe disposto ad aspettare che io mi fidi,
chi per farmi stare meglio mi verrebbe a prendere a qualsiasi ora e sarebbe disposto a partire senza sapere quando ritorneremo,
chi desidera il mio sorriso,
chi mi stringerebbe quando ho paura di me e di quello che c'è fuori come si fa con i bambini,
chi, al posto di correggermi con un segno rosso, abbraccerebbe i miei difetti per renderli piccoli,
chi mi ascolterebbe mentre parlo, estraendo il mio passato dalla gola dov'è rimasto sempre bloccato, con parole taglienti come fossero spade,
chi si farebbe chilometri per venirmi a salvare,
chi mi chiamerebbe in piena notte solo per sapere se sto bene,
o chi risponderebbe ad una mia chiamata alle tre del mattino e sarebbe disposto ad ascoltare il suono del mio cuore che va un pezzi,
ma non ho chi poi mi aiuterebbe a ricomporlo.
E non ho chi sa guardarmi così attentamente da sapere che non sto crollando: io sono già crollata.
La natura umana ci spinge a reggerci in piedi, senza chiedere aiuto, sempre e comunque. Eppure qualcuno che di nascosto ti sorregge arriva, per tutti.
Per me non è arrivato nessuno, se non pesi e àncore che mi spingono a fondo.
Per cui, Benjamin, non posso decidere. Per quanto non ti possa andare a genio, è il mio destino. Un destino triste, ma pur sempre un destino. E non ci si può sottrarre dal proprio destino.-
-Non lo puoi fare, Beatrice. Sono qui! Insultami, uccidimi, fai qualunque cosa che ti farà stare meglio... Ma non punire te stessa per questo casino... Ti prego.-
-Non lo so, Benjamin...- Lo confusi. Me lo sarei potuta togliere di dosso solo mentendo.
-Non lo farai, vero?-
Alzai le spalle, timida. Mentii ancora.
-So che tutto ciò che ti ho fatto non potrà mai avere soluzione. Non potrò mai risarcirti i danni, ma se ti servirà qualcosa... Qualunque cosa... Chiamami. Alle due di pomeriggio, di notte. Svegliami, non importa. Basta che io possa servirti, e arriverò. È il minimo.-
Le mie mani continuarono a stare nell'involucro caldo che creavano le sue. Mi sentivo esposta ugualmente. Non mi sarei mai sentita al sicuro, accanto a Benjamin.
-Devo andare.-
-Promettimi che non farai nulla di insensato.-
Insieme al suo respiro, mi soffiava addosso la sua preoccupazione.
Era preoccupazione per me
o per sé stesso?
Se avessi deciso definitivamente, il senso di colpa l'avrebbe mangiato vivo, probabilmente. Ma forse non era così sensibile.
Forse la sua pelle era più spessa, dura e indistruttibile di quando pensassi.
Forse non gliene sarebbe fregato niente se io avessi scelto di andarmene.

[Frase a inizio capitolo: da "You're somebody else", flora cash.]

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