18.

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"Nobody said it was easy,
no one ever said it would be this hard
oh, take me back to the start."

-Ciao.-
-Ciao...?-
Il ragazzino davanti a me se ne stava lì, dondolandosi sui talloni, in silenzio nonostante sembrasse di avere qualcosa da dire.
-Ci conosciamo?- Chiesi. Ero molto diffidente, dato che non avevo mai avuto tanti amici. E mi sembrava sempre strano quando qualcuno mi rivolgeva la parola.
Il ragazzo si grattò la nuca, coperta dai capelli ancora corti. -Uhm... Siamo in classe insieme.-
-Oh, scusa. Non ho ancora memorizzato tutti i volti della nuova classe.-
-Figurati. Comunque... No, nemmeno io.-
Dopo un minuto di silenzio imbarazzato, sembrò ricordarsi del motivo per il quale era . -Vuoi dividere con me la mia merenda?-
Aggrottai le sopracciglia. -Sì, grazie. Ma come mai ne hai portata una se non hai fame?-
-E tu perché non l'hai portata se la mangeresti?-
Sorrisi e presi un pezzo della barretta di cioccolato che aveva spezzato in due.
-Scusa se te lo chiedo-, ridacchiò. -Ma come ti chiami?-
-Beatrice. Tu?-
-Benjamin. Siamo proprio un disastro nel conoscere nuove persone.- Entrambi ridemmo. Con una di quelle risate che ti auguri non finiscano mai.
-E, se posso chiederti un'altra cosa, perché non parli mai con nessuno?-
Inghiottii. -Non mi piace parlare.-
-Perché?-
-Non so mai cosa dire. Ho paura di sbagliare.-
-Stai sbagliando, ora.- Disse Benjamin.
Mi sentii avvampare. -Cosa...?-
-Non dovresti buttarti via così.- Improvvisamente lo vidi crescere sotto ai miei occhi, tutto in un attimo.
Qualche tatuaggio prese forma sulla pelle delle sue braccia, che si ingrossarono fino a che i muscoli non furono ben visibili. I suoi lineamenti si inasprirono divenendo più rigidi, e le sue guance si fecero più ruvide, con la barba che spingeva da sotto la pelle. In un istante, si allungarono anche i suoi capelli, e lui diventò più alto.
Ma io, invece, ero rimasta quella bambina di anni fa.
-Beatrice-, si chinò verso di me, come fossi davvero una bambina. -La vita è una cosa che hanno tutti. Ma è la cosa più preziosa che hanno tutti. Non gettarla via. È il tuo regalo più bello. Tutto ciò che hai.-
Cominciò a piovere. Dalle nuvole nere che erano ammassate nel cielo cominciarono a cadere gocce grosse come sassolini, e a mano a mano che si schiantavano sulla sua pelle, lui si scioglieva nell'aria, veniva portato via da me
Gridavo il suo nome, senza capire, ma dalla mia gola non usciva nulla se non un estenuante silenzio.
Le gocce che mi piombavano addosso mi facevano male, eppure io non riuscivo a sparire, ad andarmene.
Sopportai, in silenzio, aspettando qualcuno che venisse a salvarmi. Qualcuno che non sarebbe mai arrivato.

Per un po' vidi solo nero, come se qualcuno si fosse divertito ad incollare un velo corvino sui miei occhi.
Non sentivo nulla sotto le mie mani, nulla nei miei polmoni. Nè acqua, nè aria.
Era strano. Era peggio di quel "non sentire nulla" quando però sei sicura vivo.
Perché la vita è come un vestito che ti sta addosso. Puoi non sentire tutto quello che vuoi, ma ti abbandonerà solo quando sarà finito tutto.
Mi sentivo come di procedere a tentoni circondata dall'oscurità più totale.
Non sapevo dove stavo andando, da dov'ero partita, se c'era un arrivo.
Ero a conoscenza del fatto che c'era qualcosa, accanto a me. Qualcosa che non riuscivo a comprendere.
Era come se fossi sotto l'effetto di una strana anestesia, come se sentissi che avrei dovuto provare dolore, pur non percependo nulla.
Quella anestesia che mi proteggeva come una campana di vetro, durò fino a quando non iniziai a sentire le prime voci, e il primo filo d'aria penetrare nei miei polmoni fermi e stanchi. Aria fredda. Ossigeno puro.
Da quel niente con il quale pensavo che avrei dovuto farci l'abitudine, una scarica di dolore mi saettò nel corpo, facendomi vibrare la spina dorsale.
Aveva ragione mio nonno.
Non ero morta.
La sensibilità iniziò a riempire, seppur talmente piano da non farmene quasi accorgere, ogni parte del mio corpo, a partire dai polpastrelli.
Accarezzai qualcosa di morbido.
I piedi.
Erano adagiati su qualcosa di soffice.
Sentivo il suono dell'ossigeno che mi scivolava nei polmoni farsi sempre più forte.
Sentii prima freddo, poi caldo, e poi di nuovo freddo.
Volevo disperatamente chiedere un bicchiere d'acqua; sembrava che un incendio stesse divampando direttamente dalla mia gola. Ma non mi sentivo in grado di alzare le palpebre, sigillate con forza sui miei occhi.
Di una cosa ne ero certa. Non c'era più acqua intorno a me.
Io ero viva.
E finalmente desideravo esserlo.

[Frase a inizio capitolo: da "The scientist", Coldplay.]

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Ehi🌙,
ho notato che alla fine di ogni capitolo ci sono praticamente sempre e solo commenti del tipo "continua"... Non fraintendetemi: a me fa veramente piacere che vogliate un seguito ad ogni capitolo, ma mi piacerebbe anche sapere che cosa ne pensate: cosa vi piace e non vi piace di ogni capitolo, perché nulla è perfetto.
Spero che commenterete.🌹
Comunque vada, grazie di sostenere questa storia, grazie davvero.
C.🌙

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