"Almeno tu rimani fuori
dal mio diario degli errori,
da tutte le mie contraddizioni,
da tutte le mie imperfezioni,
dalle paure che convivono con me,
dalle parole di un discorso inutile.
Almeno tu
rimani fuori
dal mio diario degli errori."-Benjamin!- Esclamai per quella che mi sembrò la centesima volta. Ma era inutile; quel ragazzo aveva il sonno più pesante di quello di un ghiro.
Sbuffando mi alzai dal letto e mi diressi nel bagno che c'era a poche porte dalla mia camera. Lì riempii un bicchiere di acqua gelata e tornai da Benjamin.
Provai un'ultima volta a chiamarlo, ma ottenni solo un mugugno e una voltata di spalle.
Bene, l'hai voluto tu.
Gli rovesciai il bicchiere d'acqua sulla faccia, e ancora prima che si fosse svuotato del tutto scattò in piedi sul letto. Per la velocità con la quale tutto era successo e il materasso troppo morbido, Benjamin cominciò a traballare e in meno di un secondo mi cadde rovinosamente addosso.
Ridevo come una pazza, con la testa all'ingiù, fuori dal materasso, e i capelli talmente lunghi che toccavano il pavimento.
Dopo aver realizzato che cosa era effettivamente successo Benjamin alzò la testa dalla mia spalla, dove era finita, e mi guardò ridere. -Ma sei fuori?-
-Scusami! È che mi sono svegliata solo alle nove e ho questa idea che mi balena in testa da quell'ora. Ora è mezzogiorno e tu continuavi a dormire e io... Be'... Volevo dirtelo.-
-Cosa?- Chiese con gli occhi ancora assonnati, senza allontanarsi. Sentivo il suo respiro accarezzarmi la pelle. Deglutii.
Cerca di parlare normalmente.
-Voglio tagliarmi i capelli.-
-Oh.- Sul suo viso si formò un'espressione tale che mi sembrò che volesse scoppiare a ridere. Ed è quello che fece.
-Cosa c'è? La trovi così stupida come idea?- Chiesi, offesa. È che era da quando eravamo partiti che mi era saltata addosso una voglia innegabile di cambiare qualcosa. I capelli mi erano sembrati il modo più semplice per iniziare.
-No sono solo... Sollevato.- Disse cercando di smettere di ridere. -Credevo volessi chiedermi di riportarti a casa.-
Casa.
Non avevo acceso il cellulare da quando eravamo partiti, non ne avevo avvertito il bisogno. Chissà quante volte mia madre mi aveva chiamato, quanto era preoccupata.
-Ehi-, mi chiamò Ben, dolcemente. -Loro sanno che è quello che volevi fare. È normale che siano preoccupati, ma tu gli hai lasciato scritto tutto quello di cui hanno bisogno per sapere che stai bene.-
Forzai un sorriso. Non volevo parlarne. -D'accordo. Come la mettiamo con la mia idea?-
-È fattibile. Ci sono molti parrucchieri in città.-
Gli posai una mano sulla guancia, mentre lui quasi mi reggeva la testa fuori dal materasso. -Grazie.- Dissi. Sorrise, e avvertii solo ora l'intreccio delle nostre gambe, il suo busto schiacciato contro il mio, e la vicinanza dei suoi occhi.
Non li vidi più, quando poi schiuse le labbra sulle mie.
Il battito del mio cuore aumentò un maniera così repentina che per un istante non ci capii niente.
Ci eravamo già baciati.
Due volte.
E ci avevo pensato più di quanto fossi disposta ad ammettere.
Ma non mi aveva mai baciata così. Con un'urgenza che si percepiva anche solo dal modo in cui cercava le mie labbra. Mi sembrò così debole, e fragile tutto d'un colpo, che lo baciai come non avrei mai pensato di fare.
Non sentivo più il mio cuore, il vento fuori, non sentivo più nulla se non la sua presenza che si intersecava con il mio corpo in un modo così perfetto da pensare che fossimo fatti apposta.
E so solo che non mi ero mai sentita meglio, con lui vicino.
Quando si staccò, piano, continuai a volere che mi baciasse, ma non glielo dissi. Mi tenevo sempre tutto dentro.
Lo abbracciai forte e rifugiò la testa sulla mia spalla come per proteggersi dal mondo esterno o da un mostro che da sempre gli pesava sulla spina dorsale.
Non ci fu mai più
un solo momento
in tutta la mia vita
in cui mi sentii più sicura di così.
___-Va bene così?- Chiese la parrucchiera.
Un sorriso mi nacque spontaneo sulle labbra. I capelli mi superavano di poco le spalle, e in più con quel sorriso dipinto in volto nemmeno mi riconoscevo.
E per la prima volta, mi sentii di accettarmi. Mi sentii come se ci fosse davvero una ragione per cui io vivevo.
Allora era così sentirsi bene? Non avere paura di sorridere perché non te ne frega niente di come appari alla gente? Sentire i pensieri ma sentirli leggeri, come se tutto avesse una soluzione. E non avere paura, perché sentirsi bene è avere accanto qualcuno con cui sentirti al sicuro. Anche se quel qualcuno sei tu.
Pagai e uscii dal salone, vedendo Benjamin poco più lontano. L'avevo costretto io a non entrare nonostante le sue proteste. Non sapevo perché di preciso, ma volevo fosse una sorpresa.
Non era solo. Non ci misi molto a notare che c'erano due ragazze a parlare con lui.
Rimasi immobile sulle gambe malferme, fino a che decisi che non avevo niente da perdere. Colpa di quello stato d'animo che sentivo così estraneo a me stessa.
-Ciao.- Salutai quando arrivai, in un modo così solare che non capii nemmeno da dove mi uscì.
-Bea stai... Benissimo...- Sussurrò Benjamin, ma la sua voce venne coperta da quelle delle due ragazze.
-Sei tu la famosa Beatrice, allora!- Esclamò sorridendo la rossa di capelli.
Famosa?!
-Io sono Sara e lei è Sophia. Stavamo giusto dicendo a Benjamin che stasera danno una festa al locale vicino alla spiaggia, il Bloom. Ci farebbe piacere rincontrarvi lì e conoscerci meglio, che ne dite?- Disse invece la bionda con gli occhi azzurri e la voce dolce che, a quanto avevo capito, era Sophia.
-Certo!- Dissi.
Cosa.
Mi.
Sta.
Succedendo.
-Verremo volentieri, vero Ben?-
Gli strattonai il braccio per risvegliarlo (sembrava si fosse addormentato in piedi), e lui farfugliò qualcosa che a Sara e Sophia sembrò sufficiente. Se ne andarono, tutte sorridenti e raccomandandoci di farci trovare.
-Insomma, sputa il rospo.- Mi disse Ben quando se ne furono andate.
-Cosa ti è successo là dentro? Ti hanno fatto il lavaggio del cervello?- Ridacchiò.
Gli tirai uni schiaffo scherzoso. -Sono felice, idiota. Tutto qui.-
-Quindi è anche un po' a causa mia.- Sussurrò.
Sorrisi. Non potei farne a meno. -Soprattutto a causa tua.-[Frase a inizio capitolo: da "Il diario degli errori", Michele Bravi.]
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bullying
Teen Fiction"Forse ti vedrò, in classe, con quel tuo solito guardare fuori dalla finestra come se ci fosse davvero qualcosa da vedere. Se ci penso _ voglio dire, se penso a te _ capisco che dopotutto non ho bisogno di nient'altro." 14.12.2017, #11 in teen ficti...