46.

4.8K 209 25
                                    

"Per sempre
solo per sempre;
cosa sarà mai portarvi dentro
solo tutto il tempo?"

-La ringrazio. Mi faccia sapere appena possibile, la prego...- Disse la madre di Benjamin stringendo un braccio del medico.
-Senz'altro signora Dardoni.-
Il medico si congedò, e lei crollò su una sedia, in viso quello sguardo vuoto che avevo visto tante volte negli occhi di Ben.
Era una donna bellissima, con lunghi capelli biondi e gli stessi occhi azzurri del figlio, ma il suo volto era sfregiato dal dolore. Aveva già perso suo marito, la persona che amava più dolore chiunque altro, e ora rischiava di perdere suo figlio. L'unico rimasto.
Filippo e i suoi amici l'assillarono a lungo, fino a che poi persero le speranze. Lei non diceva nulla. Se me stava lì, rigida e seduta, fissando il muro.
Io e Kim ci sedemmo accanto a lei in silenzio.
Nella mia testa si agitavano i miei mostri contro il terrore cieco a cui non mi sarei mai abituata. 
Mi sentivo sdraiata sull'orlo del burrone più alto che avessi mai visto, e sapevo che l'unica corda che mi teneva in superficie era lui. Qualora quella fune si fosse spezzata, sarei precipitata a fondo. E ci sarei rimasta. D'improvviso, la madre di Benjamin si voltò verso di me e mi osservò a lungo prima di parlare.
-Tu sei Beatrice?-
Aggrottai le sopracciglia ma annuii. Come faceva a saperlo?
Allora, come se fosse quello che aspettava, posò la testa sulla mia spalla e pianse.
Incerta su cosa fare l'abbracciai goffamente, mentre Kim si alzava per lasciarci sole.
Dopo qualche minuto si rialzò, gli occhi chiari ancora velati di lacrime. Frugò dentro la borsa per qualche secondo, e tirò fuori un foglio piegato in quattro un po' stropicciato.
Sopra, vi era una sola parola.
Beatrice.
-Appena prima di sapere dell'incidente stavo cercando un libro, e sono andata in camera di Benjamin. C'era questa sulla sua scrivania. Ho letto le prima righe e...- Riprese a piangere e la mano le cadde, come se non riuscisse a reggere il peso di quel foglio di carta che portava parole ben più pesanti.
-Lui ti amava... Ti ama... E non c'è mai stato nessuno per lui che sia stato importante come te. L'ho visto tornare a casa a orari ragionevoli solo per non farsi mettere in punizione e rivederti ancora, e l'ho sentito chiamarti alle ore più improbabili della notte. Per la prima volta l'ho visto cambiare e cercare in quel suo modo maldestro di migliorarsi, solo per te. La sera prima di partire con te mi ha detto che finalmente aveva trovato una ragione per andare avanti dopo anni in cui era rimasto bloccato nella perdita di suo padre. E soprattutto l'ho visto felice. Lo vedevo farmi di quei sorrisi giganti che non faceva da quando era un bambino, lo vedevo abbracciarmi solo per il gusto di farlo e non tornare mai a casa ubriaco. Era ritornato sé stesso dopo troppo tempo, e di notte a volte lo sentivo persino piangere, o stare sveglio a fissare il soffitto. Non ho mica capito che si trattava di te. Che se sorrideva di più era grazie a te.
E ora è lì dentro, che lotta tra la vita e la morte solo perché alcuni ragazzi non hanno voluto che lui fosse felice. Lui è ancora vivo, Beatrice, e tra tutto il dolore che lo vuole uccidere c'è ancora l'amore che prova per te. È forse l'unico appiglio che riconosce in mezzo a tutto.
È in bilico e... Potrebbe morire da un momento all'altro... Ma è ancora vivo.- Il dolore nella sua voce era presente con tutti i suoi spigoli e lati taglienti.
E io piangevo, immobile.
Presi tra le mani tremanti la lettera.
Sapevo che, quando l'avrei letta, mi sarei sentita come se avessero preso il mio cuore e l'avessero usato come zerbino.
Volevo essere da sola quando sarei crollata completamente.
O forse...
-È possibile andare da Benjamin?-
___

Era da solo, nel letto bianco di una stanza in penombra.
Tutto era asettico, impersonale, e nemmeno il suo corpo sembrava più il suo.
Sentivo le ginocchia tremare. Caddi, quasi, su una sedia posta accanto al suo letto.
C'era la sua pelle, pallida come il lenzuolo che lo copriva, e poi i fili trasparenti collegati alle flebo. C'erano gli aghi, c'erano i suoi occhi chiusi, le mie lacrime che gli cadevano sulla pelle fredda, il suono singhiozzante del cardiogramma.
E c'erano la morfina, i macchinari, le mani immobili, c'era lui, che mi stava a mezzo metro ma era ben più lontano.
E c'era dolore, il mio e il suo.
Il suo, che si agitava sotto la superficie bianca della sua pelle. Il suo, che io non potevo sentire.
Il mio, che mi sembrava invalicabile. Mi pungeva fuori e dentro, mi trapassava come lame incandescenti e me lo sentivo addosso, che mi inchiodava a terra, che mi puntava una pistola alla tempia perché io lo imploravo di uccidermi.
C'era un foglio tra le mie dita, e dentro al foglio c'erano le parole scritte da lui.
C'era il dolore, che sentivo di non riuscire a sopportare.
E invece mi sentii morire, volli gridare fino a spaccarmi i polmoni, ma lo sopportai.

[Frase a inizio capitolo: da "Per sempre", Ligabue.]

//

Eeeehi!
Spero vi stia piacendo come si sta evolvendo la storia, cosa vi aspettate che succeda ora?

È tantissimo che non scrivo uno spazio autrice per ringraziarvi: siamo arrivati ad essere (how is it possible)
#9 IN TEEN FICTION !
Ve amoo ❤❤❤❤

Also, vi informo che ho appena pubblicato una nuova storia (cioè in realtà è tipo due anni che ce l'ho nelle bozze però gang) il cui titolo è " STAY ".
vi lascio la copertina, passate a darle un'occhiata se vi va.❤

(Passate un buon capodanno, a proposito, che farete? Com'è stato il vostro 2017? Spero bellissimo!)

loveloveloveyou.
C.

bullyingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora