"Siamo ancora bravi ancora immaginare
che ci basti un'ancora per riposare,
dagli attacchi del mare in tempesta,
questa è la certezza che ci resta."-Stai bene?- Chiese Benjamin, la voce ansimante un po' per l'adrenalina e un po' per la preoccupazione.
Ero rimasta immobile sulle mie gambe dritte per tutto il tempo.
-Bea.- Mi chiamò, con una smorfia di dolore in viso.
Di scatto portai i miei occhi suoi suoi.
-Cosa?-
-Va tutto bene?-
Mi veniva da piangere.
-Sì.-
-Dai, smettila. Fatti abbracciare.-
Mi sentivo così debole in quel momento che mi chiesi come potesse anche solo pensare di avvicinarsi a me. Non lo volevo nemmeno sentire. Ma lui non era in me, non poteva sapere che in quel momento ero così schifata da tutto ciò che avevo dentro e intorno che desideravo solo sparire.
Ma lui si avvicinò lo stesso, e me ne resi conto solo quando ormai mi stava già prendendo tra le sue braccia. Mi contorsi così velocemente che lui, impreparato, mi lasciò andare.
Mi allontanai.
-Cosa ti prende?- Il suo sguardo era ferito, ma io lo ero molto più di lui.
Lui non si immaginava nemmeno lo schifo che avevo dentro in quel momento.
-Mi stai chiedendo seriamente cosa ho? Hai cominciato a picchiarmi per una scommessa, e hai finito per rovinarmi la vita. E poi, per un'altra fottuta scommessa, nonostante sapessi tutto ciò che avevo passato a causa tua, ti avvicini solo per farmi del male? Ti propongo io una scommessa: tu stammi lontano, vediamo se poi riuscirò ad essere felice.- Non c'era spazio per il dolore, nella mia voce che lo accusava.
Ero solo arrabbiata.
E ferita, ma quello me lo nascondevo bene.
-Non... Ehi, non andartene...- Sentii la sua voce crescente e le falcate che mi seguivano mentre quasi correvo via.
-Lasciami in pace!- Urlai. Le mie parole si dissolsero in una nuvola di vapore, e lui mi strinse il polso.
-Lasciami! Non hai mai avuto l'intenzione di conoscermi davvero e hai lasciato che mi lasciassi toccare il cuore, che mi aprissi totalmente, che ti raccontassi tutto quando te ne fregava meno di niente!- Gridavo, non mi fermavo per prendere fiato, e lui si prendeva tutti i miei pugni, i calci nello stomaco, le parole intrise di rabbia sputate in faccia. Si lasciava picchiare, investire dalla mia rabbia senza spiaccicare una sola parola.
-Ti odio! Ti odio come non ho mai odiato nessuno, ti odio più di quando mi mettevi spalle al muro e mi prendevi a pugni e io cadevo a terra, ti piangevo davanti e tu non facevi niente. Ti odio più di quanto ti ho amato fino a farmi scoppiare il cuore quando mi hai detto tutto sulla tua vita, tutto su quel dolore che ti lacera. Ti odio perché io, davanti a te, è come se mi fossi spogliata, come se ti avessi dato un fottuto coltello e mi fossi girata di spalle. Ti ho detto tutto e tu lo sapevi, lo sapevi quanto mi costasse tirarmi fuori il cuore dal petto per mostrarlo a qualcuno, ma te ne sei sbattuto le palle lo stesso.-
Il freddo mi prendeva a schiaffi mentre un dolore che partiva da dentro, molto più forte, mi stringeva lo stomaco volendolo svuotare di tutto.
Lasciai la presa sul suo braccio, mi piegai in avanti dopo essermi voltata e vomitai tutto quello che non avevo mangiato.
Caddi a terra. Lui rimase fermo, ce l'avevo davanti, era quasi carponi, allungato verso di me.
-Ti odio perché io sono venuta qui per te. Avevo paura anche che ti sfiorassero e basta, e sono corsa qui.
E ti odio, Benjamin, perché forse ti amo. Perché sei arrivato e mi hai dichiarato guerra senza neanche conoscermi, ti sei arrampicato sui miei muri e da lì hai bombardato tutto quello che c'era dentro. Poi quei muri li hai distrutti, e mi sono crollati addosso. Mi sono sentita soffocare tra le macerie e tu mi sei venuto a salvare. Mi hai fatto dimenticare che tutta quella distruzione era colpa tua. E ti odio perché comunque mi hai devastata, e se di me è rimasto qualcosa lo ritrovo solo con te.-
Qualcosa dietro al mio viso si mise a spingere, fino a che il mio viso freddo venne rigato dalle lacrime calde che mi scivolavano sul collo e cadevano sulla giacca. Lui mi guardava, impotente.
Forse voleva fare qualcosa, ma non potevo dirlo con certezza. Il suo viso era una maschera vuota.
Singhiozzavo e per quanto volessi non riuscivo a fermarmi. La mia schiena era percorsa da continui brividi e smossa da scossoni. Volevo vomitare ancora, sentirmi vuota del tutto, di tutto quel dolore, della rabbia, della delusione, dell'umiliazione, ma non ci riuscivo. Non riuscivo più a muovermi.
Anche se Benjamin mi avesse lasciata sola, me ne sarei rimasta immobile in quella posizione per chissà quanto tempo.
E non lo stavo guardando, quando iniziò a parlare.
-Ti ho mentito, Bea. Ti ho mentito su un sacco di cose. Dicevo bugie quando ti insultavo e ti dicevo che nessuno ti avrebbe mai voluto, che saresti rimasta sola per sempre, e mentivo quando dicevo a me stesso che in fondo è così che dovevano andare le cose, che chi era più forte schiacciava il più debole. Ti ho mentito quando sono venuto sotto casa tua quella notte e sorridevo. Dentro stavo morendo, perché ti stavo portando via per un motivo ben preciso. Avevo Filippo contro, che non aveva mai cambiato idea come avevo fatto io, e voleva tornare e farti del male, più di quanto te ne abbia mai fatto io.
Tu non hai idea di che pericolo corressi rimanendo qui.
E allora ti ho portato via, gli ho detto che ti avrei illuso, che ti avrei fatto del male io in qualche modo, quando invece desideravo solo amarti, in quel modo così strano e spaventoso.
Mentivo quando ti dicevo che non m'importava come stavi, che non volevo più restarti vicino perché non eri importante.
Ti ho mentito su un casino di cose, hai ragione. Era quello che volevi sentirti dire?
Io non ti odio, io ti amo e basta.
E non me ne frega un cazzo di Filippo, della polizia, di tutto quello che di sfocato ho attorno.
L'avrei ucciso, sai, prima. E sarei finito in prigione, ma non me ne sarebbe importato nulla se fosse valso a proteggerti.
Ma tu sei stata l'unica persona che mi abbia mai spinto ad essere migliore.-
Non si spingeva in avanti. Restava immobile.
-Io non sono tenuto a trattenerti. Se ti vuoi allontanare aspetterò che tu lo faccia. Io ti porto dentro, perché non puoi fare altro con una persona che hai visto consumarsi fino a diventare polvere.
E forse mi basta, portarti dentro. O perlomeno saperti felice. Starci vicini ci uccide. E io lo farei anche, sai. Non ho nulla da perdere se non te. Ma tu devi scegliere per te stessa.-
Sentirlo così, che si era quasi arreso, mi ammazzava. Era come se mi avesse piantato un coltello mirando al cuore e l'avesse preso subito.
Sapevo che, oltre a soffrire, accanto a lui ero stata felice.Volevo svegliarmi e sapere che era un incubo, nascondere la testa sotto al cuscino, chiudere gli occhi e fingere di non vederlo.
Ma lui era lì.
E mi amava.
Io amavo lui.
E sarebbe stato tutto così semplice se io non fossi così sbagliata.[Frase a inizio capitolo: da "Cambia", Michele Bravi.]
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bullying
Teen Fiction"Forse ti vedrò, in classe, con quel tuo solito guardare fuori dalla finestra come se ci fosse davvero qualcosa da vedere. Se ci penso _ voglio dire, se penso a te _ capisco che dopotutto non ho bisogno di nient'altro." 14.12.2017, #11 in teen ficti...