"It's too cold outside
for angels to fly."Non so nemmeno io come riuscii a uscire di casa sotto agli occhi di mia madre, mormorando qualche scusa confusa. Fatto sta che dieci minuti dopo quella chiamata ero già per strada. Non mi ero mai tolta la giacca di pelle, e la superficie della mia pelle era ancora ghiacciata, ma una volta sentita quella voce l'unica cosa che sembrava avere importanza era Benjamin.
Gli avevano preso il cellulare, e cosa gli avevano fatto? Ormai mi pareva fin troppo chiaro che era a causa di Filippo che mi aveva riportato a casa, ma non riuscivo a spiegarmi perché mi avesse portato via.
Forse Filippo stava diventando troppo pericoloso.
E a mano a mano che lo capivo, la paura mi pesava sempre di più sulle spalle.
Eppure sentivo una forza nuova nei muscoli, che aumentava a ritmo con la paura, che mi riempiva tutte le cellule e che spingeva in avanti ogni mio passo. La mia forza era lui; era Benjamin.
All'improvviso mi venne in mente lo sguardo che mi riservava sempre, quando i suoi occhi mi avvolgevano e mi facevano capire di essere amata. E per un attimo non ebbi più paura di niente.Raggiunsi Parco Sempione che erano le tre, e il cielo nuvoloso annunciava già buio. Era vuoto, e a vedere quella solitudine, con gli alberi spogli dai rami spigolosi e l'erba scura calpestata, un brivido mi scosse.
Non ci misi molto a trovarli.
Filippo era accompagnato da tre dei suoi scagnozzi. Giubbotti neri, jeans neri, sneakers nere... Mi sembravano tutti uguali, piatti. Sfondo.
-Il mio angelo preferito! Eccoti piccola, sei venuta!- Filippo quasi mi corse incontro, per poi prendermi sottobraccio e portarmi al riparo dei grossi rami di alcuni alberi.
-Benjamin, hai visto chi ci è venuto a trovare?-
Per la prima volta spostai lo sguardo su quello di Benjamin, seduto con la schiena contro ad un albero. I suoi occhi mi imploravano di scappare. Non importava in che modo, ma di scappare.
Spostai lo sguardo.
Aveva bisogno di me. Lui non aveva un piano, ma io sì.
Dovevo solo essere brava a recitare, e restare tranquilla anche se mi tremavano le mani.
-Cosa sta succedendo qui?- Chiesi, dura.
-Eddai, come ti chiami? Bianca? No, Beatrice. Fatti un tiro e rilassati un attimo.- Con una nausea che tentai di mascherare, lo osservai dare fuoco all'estremità di un piccolo rotolo di carta tirato fuori dalla tasca.
E non era una sigaretta.
-Non ci tengo.- Dissi forzando un sorrisino.
-Oh, andiamo. Se fai un tiro ridiamo il cellulare al tuo amico.- Disse un suo tirapiedi con il ciuffo lungo fino al naso.
-Perché glielo avete preso?-
-Ma come? Benjamin non ti ha raccontato cos'è successo tra noi?- Fece Filippo. -Benjamin, sono costernato!- Disse portandosi una mano al petto.
-Piantala di fare il deficiente, Filippo.-
-D'accordo. Te lo racconterò se la smetti di fare il gatto arrabbiato. Fatti un tiro.- Ripeté.
Per quanto mi fossi sforzata di non farlo, cedetti, e il mio sguardo cadde su Benjamin. Mi implorava, ancora. Mi implorava di non fumare quella canna, di scappare, che mi avrebbe raccontato tutto lui.
Ma io ero stanca di avere Filippo tra i piedi, di vivere con l'ombra accennata della sua minaccia.
Presi in mano la canna e nel farlo mi spostai in modo da dare le spalle a Benjamin. Gli ero vicinissima.
Mentre portavo quella schifezza alla bocca estrassi il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e lo lasciai cadere in grembo a Benjamin.
Per una frazione di secondo ebbi paura che Filippo mi avesse visto, ma dai suoi occhi arrossati ebbi la conferma che quella che avevo in mano non era la prima canna che si accendeva.
La appoggiai al labbro inferiore, e senza nemmeno inspirare sentii il suo odore pungente. Il fumo mi scivolò in gola facendomi mancare l'aria è pungendomi la gola e i polmoni.
Come diamine fa la gente a respirare sto schifo volontariamente?!
Inghiottii la tosse e sputai fuori in malo modo il fumo, avvertendo il saporaccio che mi aveva lasciato sulla lingua.
-Contento?- Chiesi.
Filippo alzò le spalle. -Non ci si può divertire neanche un po'.-
-Spiegami.-
-Andiamo Benjamin, perché non l'hai fatto tu? Ora sono fatto, non ci capisco un accidente.- Si lamentò.
E intanto pregavo, pregavo che il mio piano in qualche modo funzionasse, che arrivassero in tempo.
-Allora.- Filippo si massaggiò le tempie nel tentativo di concentrarsi. -Io te l'avevo detto di stargli lontano, no? E tu non mi hai ascoltato. Ha ha. Quindi è colpa tua.- La sua voce era strascicata, e mi causava i brividi. Gli tremavano le mani e il mento, e io cominciavo ad avere paura del motivo per cui Benjamin era lì.
-Te l'avevo detto, che si era avvicinato con uno scopo ben preciso, no? Ha sempre voluto farti del male, piccoletta, fin da quando ha mostrato il primo segno di comprensione nei tuoi confronti. Si è avvicinato a te per colpa di una banalissima scommessa. Per lui vali tanto quanto i cinquanta euro che c'erano in palio.-
-Che scommessa era?- Chiesi con voce vuota.
Ricominciavo a sentirmi sola, come, accanto a tutti, lo ero sempre stata.
Quanto cazzo faceva male.
-Non. Dirglielo.- Sentii sibilare da Benjamin, i denti stretti.
-Quanto sei noioso. Una volta non eri così, che palle.- Filippo aveva gli occhi offuscati dell'erba e non gliene fregava niente di niente. -Puoi anche smettere di fare finta che ti importi di lei. Ora lo sa; smetti di recitare.-
-Non parlare di cose che non sai.- Intimò la voce rabbiosa di Benjamin, che si alzò in piedi stringendo i pugni.
-Quindi ti dà fastidio se la tocco tipo così?- Senza che avessi collegato il tutto Filippo mi piombò addosso con il suo odore pesante di fumo, sudore e deodorante e mi prese sottobraccio. Ma io non avevo la forza di muovermi, perché in quel momento capii che Filippo mi aveva detto la verità.
Quello che c'era stato tra me e Benjamin era una scommessa.
Benjamin fece due passi furiosi verso di noi, ma si fermò. Era visibile che stesse per esplodere.
-Non azzardarti a toccarla. Staccati.- Disse con una voce che mi fece trasalire. Non avevo mai sentito un tono così tagliente. I suoi occhi azzurri parevano di ghiaccio e teneva stretti i suoi pugni come a far sapere che avrebbe spaccato facilmente la faccia a Filippo.
-E se invece faccio così?-
Due labbra premettero contro le mie. Sottili, sapevano di freddo e fumo. Non feci nemmeno in tempo a girare la testa, spinta dalla nausea, che sentii il corpo di Filippo allontanarsi dal mio.
Perché Benjamin era saltato addosso a Filippo e l'aveva atterrato.
Respirare mi faceva male, le labbra mi pulsavano e la spalla mi faceva male. Perché Benjamin aveva aspettato?
Improvvisamente capii.
Da lontano giungevano sfocate le luci blu e rosse delle auto della polizia.[Frase a inizio capitolo: da "The A team", Ed Sheeran.]
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Ehi!
Spero vi sia piaciuto; ditemi che ne pensate :)
+
siamo sempre più alti nelle tendenze e io non so come sia possibileg r a z i e ❤
C.
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bullying
Teen Fiction"Forse ti vedrò, in classe, con quel tuo solito guardare fuori dalla finestra come se ci fosse davvero qualcosa da vedere. Se ci penso _ voglio dire, se penso a te _ capisco che dopotutto non ho bisogno di nient'altro." 14.12.2017, #11 in teen ficti...