38.

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"It's the same old situation
that you can have with any guy;
but go on put your arms around me:
it's gonna be different tonight."

Tentai di coprirlo meglio, ma mi precedette e mi trascinò sotto le coperte per stringermi come una bambina.
Mi sistemai meglio, e così facendo il mio viso finì pericolosamente vicino al suo.
-Mi fai venire voglia di baciarti, così.-
Sussurrò, come se fosse in difficolta.
-Fallo.- Dissi d'un fiato. Sentii le guance avvampare, e lui mi baciò.
-Ti a...- Si bloccò, e io l'avrei ringraziato in ginocchio per averlo fatto.
-Bea, bea, cosa mi stai facendo...- Mormorò quasi fosse una ninna nanna mentre mi accarezzava la schiena con le mani. Le sue parole mi vennero addosso e odoravano ancora di alcool. -Voglio che stai qui con me tutta la notte, stretta stretta a me come una bambina, quella che io ho annullato a suon di pugni. Voglio fare l'amore con te, ti voglio qui, sempre, più vicina che mai.-
Persi un battito.
Non sapeva quello che diceva.
Giusto?
Per carità, giusto?!
Ripassai mentalmente le poche conoscenze di cui disponevo riguardo l'ubriacatura.
Si perde il senno e poi? "In vino veritas": si dice la verità.
Però...
Intendeva davvero tutto ciò che aveva appena rivelato a mezza voce?
Ora sembrava dormire, però un pensiero mi era rimasto in testa.
In vino veritas.
-Ben-, lo chiamai. -Ben, sei sveglio?-
Un mugugno mi fu dato come risposta.
-Posso farti una domanda?-
-Tanto ormai sono sveglio.- Disse strascicando le parole per il troppo sonno.
Allora racimolai tutto il coraggio che avevo dentro, quello che mio nonno, poco prima che decidessi di morire, mi aveva detto di far valere. E glielo chiesi. Gli porsi la domanda che mi tormentava da più di un dannato anno.
-Perché mi picchiavi?-
Aprì gli occhi e, anche se eravamo al buio, avvertii il suo sguardo su di me.
Mi venne naturale farmi da parte, dire che non doveva rispondere per forza, che non sapevo cosa mi era preso. Eppure non lo feci. Era la prima volta che seguivo ciò che io volevo fare.
Era la prima volta che non subivo.
-Tu vuoi sapere...-
-Perché mi picchiavi, Benjamin.-
Lui rimase in silenzio, e io mi sentii fuori posto tra quelle braccia. Indesiderata tutto d'un colpo.
-Lo vuoi davvero sapere? Voglio dire... È tutto... Finito dopotutto... Perché...-
-Per me non è finito nulla! Tu non ti rendi conto di tutto quello che ho passato io. Ne hai idea? Ti sei mai sentito annullato fino a sentirti un niente? C'era così tanto dolore da non sentirne nemmeno più. E tu vorresti che io liquidassi tutte quelle ferite che sono aperte ancora adesso con un "è tutto finito"?! Benjamin sei... Ti odio.- Mi liberai dalle sue braccia e dalle coperte, e con un'angoscia familiare che mi pesava già sulle spalle, mi diressi verso la porta.
Fu questione di secondi, per vedermelo piombare davanti a sbarrare l'uscita.
Non feci neanche in tempo ad agitarmi. Cominciò subito a parlare.
-È iniziato tutto con una scommessa. Una scommessa con Filippo e i suoi, ancora prima che entrassi a far parte di quel gruppo di merda. Non... Non mi sono avvicinato a te perché volevo farlo. Dovevo solo baciarti entro un termine stabilito, avrei intascato i cinque euro che mi avrebbe dato ognuno e non ti avrei parlato più. Ma non ti sei fatta baciare. E io non ci ho provato abbastanza.
Mi hai incuriosito fin dal primo istante ma... Ero uno stupido. E lo sono anche ora, non sono cambiato. Mi sono lasciato convincere da Filippo. Mi diceva "qualche spinta, solo per farle capire che ragazzo si è persa". E io ho cominciato.
E non mi sono mai fermato.
Ed è l'errore che darei qualsiasi cosa per non rifare più, l'errore a cui non potrò mai rimediare perché tu... Non fai altro che ricordarmi che ti ho spezzato. Anche solo sorridendo o respirando, o dormendo, che ne so. Hai quella sofferenza che ti copre come un velo d'acciaio e...-
-Basta così Benjamin.- Premetti di più la mano sul viso nell'inutile tentativo di fermare le lacrime. -Lasciami andare.-
-Bea io...-
-Zitto! Basta! Io non... Una scommessa, Benjamin. La mia vita sarebbe stata la vincita di una fottuta scommessa?- Mi ritrovai a gridargli contro. E intanto continuavo a piangere; le lacrime cadevano sui vestiti, mi scorrevano giù per il petto e la schiena, mi bagnavano le mani, i capelli, e la gola mi faceva male dal piangere e dall'urlare, la voce sembrava distrutta, e io dentro mi sentivo sabbia spazzata via da un filo di vento.
Sentii l'equilibrio che avevo raggiunto sgretolarsi.
Il filo su cui camminavo, venire tagliato.
Zac.
E io cadevo nel vuoto, senza che nessuno mi recuperasse.
-Lasciami andare.- Dissi con la voce rotta.
Non si mosse dalla porta, e io sentii la rabbia aggiungersi al carico di emozioni che mi stava schiacciando.
-Benjamin SPOSTATI!-
In uno scatto si appiattì contro lo stipite della porta.
E uscii dalla stanza.
-Bea-, lo sentii chiamare, la voce strozzata.
Sapevo che non avrei dovuto ascoltarlo; non lo meritava.
Ma il mio cuore si voltava dalla parte del suo, sempre.
-Ricordi qual'è stata l'ultima frase che mi ha detto mio padre, vero? Qualche ora prima di morire, l'ultima volta che l'ho visto.
Mi ha detto che non sono un oggetto. Non devo farmi capitanare. Sono una persona, e in quanto tale ho una differenza fondamentale dagli oggetti. Qual'è il loro posto lo decidono gli altri. Il mio posto lo decido io. Ed è vicino a te, Beatrice.-
Sentii una lacrima che mi rigava la guancia e che andava ad annullarsi nella stoffa del mio vestito.
Pensai che non ne sarebbe rimasto più niente.
Pensai che anche io mi ero sentita così. Mi ero sentita che tanto prima o poi sarei stata disintegrata, quindi perché non farlo subito. Avevo sbagliato. Certo che lo avevo fatto.
Eppure mi sentivo annullata anche ora.
-Buonanotte Benjamin.- Sussurrai.
Poi mi voltai, e camminai verso camera mia.

[Frase a inizio capitolo: da "Constellations", Tom Odell.]

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Vi chiedo di lasciare un commento dicendomi cosa ne pensate del capitolo e della storia in generale
E
cosa potrei migliorare nel mio modo di scrivere?
In più: siamo #16 in teen fiction!

LOVE YOU.❤❤❤

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