"You'd rather living broken
or whole with an empty heart?"Ognuno aveva addosso qualcosa di nero, quasi fosse una strana regola che li legava. Due di loro avevano una sigaretta accesa che gli pendeva dalle labbra, mentre gli altri avevano gli occhi rossi, segno delle canne che avevano appena finito di fumarsi.
Accellerai il passo con la speranza insensata che smettessero di muovere passi verso di me con quell'aria minacciosa. Ma, come avevo previsto, non smisero di avvicinarsi.
La paura cominciò lentamente a intorpidirmi le dita e il buonsenso. Quella convinzione di poter fare tutto risalente a poco prima era totalmente scomparsa.
Ripassai mentalmente lo schema di tutti i nostri soliti incontri. Al corridoio in fondo alla scuola, io con le spalle al muro, e loro sei che, con Benjamin, mi coprivano con i loro corpi massicci ammassati attorno a me. Era Benjamin quello che mi picchiava di solito, il capo. Gli altri sei si occupavano solo di ridere ad ogni mio gemito, pronunciare qualche commento allo scopo di schernirmi, di farmi stare peggio.
Ma Benjamin non c'era. Loro erano in sei ed io ero sola, come sempre, e non avevano paura di nulla. O perlomeno credevano che fosse così.
-Ehi bimba.- Serrai la mascella. Continuai ad avanzare, ma il ragazzo che aveva parlato tra qualche passo mi sarebbe stato davanti. Infatti, mi trovai faccia a faccia con lui. Aveva un sopracciglia che si spezzava in una linea leggermente più bianca del resto della sua pelle. Una cicatrice.
-Non ti avevo mai visto fuori casa. Dobbiamo aspettarci un secondo Diluvio Universale per questo even to incredibile?- Tutti e sei sghignazzarono come se fosse la battuta più divertente del mondo.
Io non risposi. Continuai a fissare la sua cicatrice.
-Angioletto, non rispondi?- Fece un'altra voce, proveniente dalla mia destra. Mi voltai, trovando il ragazzo dal ciuffo spiovente, presente la mattina in cui Benjamin mi aveva picchiato fino a farmi svenire. Aveva ancora il coraggio di comportarsi così?
-Ti dovremo costringere a parlare con la forza?- Disse con una voce ridicola ancora il ragazzo della cicatrice, come quella che si usa con i bambini.
-Non ho niente da dirvi.- Riuscii a dire ad un volume decente.
-Secondo me non hai niente da dire e basta.- Disse il ragazzo davanti a me, con una luce malvagia negli occhi.
Le sue parole mi entrarono dentro bucandomi il petto e trapassandolo lentamente, come fossero un coltello sorretto da quegli occhi.
-Almeno io non le invento le cose da dire, come fate voi.- La voce mi usciva a tratti, e a mano a mano che il suo ghigno scompariva, veniva a mancare anche il mio scarso coraggio.
Poi, la sua mano si mosse talmente veloce che quasi non la vidi. Mi afferrò il colletto della felpa pesante, l'unica mia protezione contro il freddo di ottobre. -Senti, bambina-, mi apostrofò a denti stretti. -Io parlo quando e come voglio, e c'è sempre molta gente interessata a ciò che ho da dire. Non come te che sei sola come un cane.- Forzò una risata, seguito dagli altri cinque. Le mie guance iniziarono a colorarsi di rosso per l'umiliazione, e strinsi i denti per evitare di scoppiare.
-Sola come un cane e psicopatica.- Intervenne un altro, con il viso pieno di piercing.
-P... Psico... Patica?- Farfugliai confusa. Le mie difese si erano sfracellate in un solo istante, a causa di quella parola.
-Sì, psicopatica!- Rincarò la dose un altro.
-Psicopatica!- Un altro.
Con un gesto della mano, il ragazzo con la cicatrice li zittì.
-Ho visto che passi anche un po' di tempo von Benjamin adesso. Cos'è successo? Stai cercando di contagiarlo con il tuo essere strana o sei solo diventata la sua troietta di turno?-
Un coro di risate maligne si innalzarono intorno a me, piano, in modo sfocato.
Tutto intorno a me sembrava essere bloccato.
Vedevo solo la bocca da cui era uscita quella frase. E non capii che cosa stava succedendo fino a quando non vidi la mia mano chiusa in un pugno scontrarsi con la sua bocca, e la sua testa girarsi di lato. Poi, i suoi occhi taglienti come lame che lampeggiavano di rabbia.
Il suo pugno arrivò in fretta, mi cadde dritto al centro della guancia sinistra. Mi sentivo così fragile che per poco non caddi a terra. Mi sbilanciai verso sinistra salvandomi con qualche passo di troppo, dato che finii addosso ad uno dei ragazzi con la sigaretta in bocca. Quello mi spinse in avanti, ridendo così forte da nascondere a tutti il mio gemito di dolore.
-Dimmi Angioletto-, sentii dire di sfuggita il ragazzo della cicatrice, mentre qualcun altro mi spintonava così forte da farmi quasi cadere a terra. -Vuoi dire ancora qualcosa? Oh, no, scusa... Non ti ascolterebbe nessuno. Sei sola, e sola rimarrai per sempre. Se morissi, nessuno...- Qualcosa lo distrasse, e non finii la frase. Ma io sapevo benissimo che cosa avrebbe voluto dire.
Il ragazzo alzò la gamba in alto, e in una frazione di secondo mi colpì in pieno petto, provocando un rumore sordo. Franai a terra, come un masso che si stacca dalla montagna. Avvertii ogni singolo livido sbattere a terra.
Con la guancia incollata all'asfalto da un misto di lacrime, pioggia e polvere, sentii le ennisime risate. Erano sempre le stesse. Ma mi facevano male il doppio, perché stavolta mi stavo chiedendo se avessero ragione.
Come se non fosse già abbastanza, vidi passare, dietro alla cortina di ragazzi, un uomo. Sarà stato sulla trentina. Faccia intelligente nascosta dietro a un telefono, cappotto nero, passo lento. Eppure diventò incredibilmente veloce quando si rese conto della situazione.
Non dovevo esserne stupita, ma lo fui. L'indifferenza di quell'uomo per ciò che mi stava succedendo e dei bulli per il dolore che stavo provando mi uccise un po' di più.
Io ero sola.
Ero sola davvero.
Dicevo tanto di voler scappare, ma cosa mi garantiva che altrove nom Co sarebbero state persone come quelle che mi stavano facendo del male ora?
Ero nata per soffrire più di altri. Ma non ce l'avrei più fatta.
Non ce l'avrei più fatta a reggere il peso dei giorni tutti angosciosamente uguali, quello dell'indifferenza dei professori e tutte le persone che passavano per il corridoio durante quelle ricreazioni e decidevano che, anche se non è vero, non potevano fare nulla.
Vidi il braccio di uno dei ragazzi, rafforzato da tutte le loro risate, che si alzava contro il cielo chiarissimo, e mi rassegnai, immobile, a sentire tutti i miei lividi sussultare per l'ennesima volta.[Frase a inizio capitolo: da "War is love", Bobby Andonov.]
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bullying
Teen Fiction"Forse ti vedrò, in classe, con quel tuo solito guardare fuori dalla finestra come se ci fosse davvero qualcosa da vedere. Se ci penso _ voglio dire, se penso a te _ capisco che dopotutto non ho bisogno di nient'altro." 14.12.2017, #11 in teen ficti...