Capitolo 51

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Kate's pov
«Vuoi smetterla di muovere quelle dita?» chiedo alzando un sopracciglio «è colpa tua» dice in modo stridulo, si, davvero mascolino devo dire «no, sei tu che sei agitato perchè tra un mese sforno la pagnotta!» dico socchiudendo gli occhi «hai davvero chiamato nostro figlio pagnotta?» tenta di non ridere ma fallisce miseramente, coinvolgendomi.
Ebbene si, sono passati cinque lunghi mesi, estenuanti.
Partiamo dal principio.
Il quarto mese di gravidanza è stato difficile, sia a livello fisico che emotivo.
Eravamo tornati a New York, consci che avremmo dovuto prendere una casa solo per noi, non potendo vivere insieme agli altri ragazzi. E così abbiamo fatto: abbiamo acquistato una casa di 250mq in un quartiere residenziale molto carino e tranquillo, non molto distante dai ragazzi, ovviamente dopo approfondite ricerche perchè, testuali parole di Cameron, "non voglio che mio figlio cresca in un quartiere malfamato, dove da grande entrerà a far parte di una gang!". La mia reazione? Prima gli sono scoppiata a ridere in faccia, poi l'ho abbracciato e baciato e si sa, una cosa tira l'altra.
Comunque sia, non è stato facile traslocare e creare un luogo adatto per accogliere un bambino.
A parte la questione della casa, in quel mese, una sera, Madison ha perdonato Nash. Nessuno sa cosa si siano detti di preciso, si sa solo che dopo circa un'ora di urla nella camera di Mad ne è uscito Nash con un sorriso smagliante e una mano rossa impressa sulla guancia.
Inoltre Sammy ha preso un appartamento per lui e per Jacob, per poter stare tutti vicini.
Il quinto mese, abbiamo saputo il sesso: un maschio. Mentirei se vi dicessi che non ho ripensato a quel sogno, e mentirei se vi dicessi che Cameron non ha esultato per giorni.
Così, lui e la allegra compagnia di zii, sono stati contentissimi di avere un altro uomo in famiglia. Lo stesso mese, Kler rimane incinta.  Tre giorni dopo averlo saputo lo dice a Jack, che sviene come cretino sul tappeto del salotto. Inutile dire che lo abbiamo preso in giro fino ad un mese fa. Svenimento a parte, è stato felicissimo della notizia e le cose tra loro due continuano ad andare benissimo.
Il sesto mese, è stato un mese durissimo per tutti. Ricordo ancora quella sera.

«Mad, che stanno dicendo in tv?» chiede Sophie indicando lo schermo che proietta un notiziario dove un giornalista sembra parlare molto vivacemente «alza» dico subito e Mad alza il volume.
«Salve a tutti, mi chiamo David Huberman e sono in diretta dal Madison Square Garden, dove era in corso la partita tra i Knicks e i Lakers, ma c'è stato un attentato non ancora rivendicato dall'Isis, non si sa quanti morti ci siano, fin'ora il numero è a dieci, ci sono più di 500 feriti e più di 100 dispersi, parte dello stadio è crollato. Le linee telefoniche sono state al momento sospese per problemi tecnici dovuti al sovraccarico di tensione. I feriti sono stati trasferiti al JFK Medical Centre, questo è tutto, linea allo studio. Più tardi vi daremo altre informazioni» e poi l'urlo di Julia, 'Taylor'.
«Taylor è lì con i jacks e Aaron» dice a fatica tra le lacrime Carly, mentre Melanie e Kler si stanno già mettendo le giacche «aspettateci, veniamo con voi» urlo e mi metto in piedi, mettendomi le scarpe a velocità record, non badando nemmeno al pancione.
«Andiamo al JFK e vediamo se sono tra le liste dei feriti» dice Carter accendendo la macchina «forza forza forza» urla Matt colpendo il sedile facendo premere sull'acceleratore Carter.
Arrivati al JFK ci precipitiamo alla reception e chiediamo subito informazioni.
Aaron, Taylor e Gilinsky ci sono, ma Jhonson non c'è. Ci dicono peró che altri feriti sono stati portati al Down Town Hospital. Così Carly, Kler e Julia rimangono qui e noi ci precipitiamo al Down Town. Dopo circa mezz'ora di ansia arriviamo e  andiamo subito dove sono esposte le liste dei nomi dei feriti.
«Trovato» urla Melanie mentre si accascia al pavimento, in lacrime e con la testa tra le mani. Scoppiamo a piangere tutti, dal sollievo, perchè non lo abbiamo perso, perchè è vivo. Cameron ringrazia Dio, prega ad occhi chiusi mentre piange ed io mi tocco il ventre per poi prendere la mano di Cameron e stringerla tra le mie, ricevendo un abbraccio pieno di conforto e sicurezze.

Quel giorno probabilmente non lo scorderemo mai. Uno degli attentati più disastrosi negli Stati Uniti D'America, 220 morti e 700 feriti, tra quelli feriti dall'esplosione subito tirati fuori e quelli rimasti sotto le macerie dello stadio.
I quattro ragazzi avevano solo delle ferite lievi e leggeri trauma cranici dovuti alla caduta degli spalti su cui erano seduti. Per fortuna nulla di grave, così si sono ripresi in pochi giorni.
Il settimo mese, è filato tutto liscio come l'olio, i nostri studi stanno procedendo per il meglio e nessun'altra di noi sembra essere incinta, per ora. Proprio il settimo mese ho cominciato a pensare all'università, concordando con i professori di conseguire gli studi online, potendo quindi farlo a casa.
L'ottavo mese, lo stiamo vivendo.
Ora, in questo preciso momento, siamo in salotto, sul divano, dopo aver fatto l'ultima ecografia del pargolo. «Finiscila di essere così agitato, non sarai tu a partorirlo!» gli punto il dito contro, notando che ha ripreso a battere le dita contro il tavolino in vetro vicino al divano «come lo chiamiamo?» se ne esce dopo un po' «non me ho idea» mi sporgo verso di lui che mi fa appoggiare al suo petto «Lucas?» chiede «no, non mi piace» dico «Trevor» dice «è bello, teniamolo in mente» dico «Jace» sussurra «cosa?» chiedo non avendo capito «Jace!» quasi urla e poi come un flash vengo riportata a quel sogno e a quel bambino, a quel nome «è perfetto» sussurro.
«Ti amo» mi stringe a se, facendomi voltare lentamente «anche io e non sai quanto» sibilo prima di baciarlo, stando attenta a non schiacciare il pancione che avvolge nostro figlio, il frutto del nostro amore.

spazio autrice
Ehilà, eccomi tornata.
Vi avviso, il prossimo capitolo sarà l'epilogo.
Spero davvero vi sia piaciuto.
Vorrei ricordarvi che ció che scrivo è frutto della mia immaginazione e mi spiace se non sono stata precisa nella descrizione dell'attentato, perchè ho cercato di tenermi il più generica possibile, per non creare disagi a nessuno durante la lettura, spero possiate capire.
Baci, vi amo.
P.s.: il 17 agosto sono andata all'incontro di Matthew a Milano. Sono troppo felice e ancora non posso crederci di averlo incontrato.

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