Arrivate a casa mia aprimmo subito la terrazza e ci sedemmo sotto il piccolo gazebo: non era una terrazza enorme, ma nemmeno piccola.
"Praticamente tu vivi sotto questo gazebo" commentò Irene
"Non hai tutti i torti" dissi ridendo.
Mi piaceva stare all'aria aperta.
Dalla mia borsa partí Pachidermi e Pappagalli a tutto volume.
"Qualcuno ti chiamaa" constatò come se non l'avessi sentito anche io.
Mi alzai per prendere il cellulare e prima di rispondere vidi velocemente il nome del contatto: Riccardo Pertini, il direttore di orchestra.
"Buongiorno, non si preoccupi non disturba affatto. Mm-mm certo. Ne sarei onoratissima. La ringrazio di cuore, arrivederci!" Chiusi la telefonata che ero al settimo cielo.
Guardai Irene:
"Non mi dire che era Mr.Bacchetta!" disse lei con gli occhi spalancati."Si!! Suonerò da solista!"
Gli dissi piangendo dalla commozione. "Ma ti prego non chiamarlo così: è decisamente molesto"Lei corse ad abbracciarmi e restammo così per un po'.
Quando ci separammo, decidemmo di fare una partita alla Wii: esatto, due ventinovenni che giocano alla Wii. In onore dei vecchi tempi.
Naturalmente giocavamo sempre a Mario Bros.
Dopo un buon numero di partite perse contro il mostro dell'ultimo livello del quarto mondo, decidemmo che era ora di cominciare a preparare il pranzo.
Intanto Francesco mi aveva risposto:
"Perfetto: che ne dici, alle 16:30 davanti al negozio di musica? Possiamo prendere la mia macchina fino al lungomare"
Leggere un suo messaggio era per me come averlo davanti.
"Va benissimo, allora a dopo"
"A dopo :)"
Bloccai la schermata del cellulare con il sorriso, alzai lo sguardo e con sorpresa mi ritrovai difronte un'Irene troppo intenta a fissarmi per i miei gusti:
"È lui?"
"Già" confermai, cominciando a prendere la pentola per la pasta.
"Dai, sul serio, chi è?" Assunse la sua espressione da pettegola."Te l'ho già detto! Che pasta facciamo?"
"Carbonara, assolutamente."
Commentò lei: i suoi genitori erano romani e le avevano insegnato a cucinare la carbonara con qualche trucchetto miracoloso.Nonostante la quantità spropositata di cibo che mandava giú ogni giorno, Irene era davvero magra.
Spostò i capelli mossi a caschetto e con le punte blu.
Queste, oltre a sposarsi perfettamente con i capelli neri, le si intonavano agli occhi azzurri.
Spesso ci facevano notare quanto ci assomigliassimo, ma eravamo entrambe convinte che fosse per via del tempo che trascorrevamo insieme.
Io infatti avevo i capelli marroni, gli occhi verdi e purtroppo non potevo mangiare in quantità enorme senza ingrassare, come lei. Il mio viso meno spigoloso del suo e le mie labbra più carnose.
Una volta finito di preparare la pasta, l'odore della pancetta aveva invaso il piccolo soggiorno facendoci venire l'acquolina in bocca.
Decidemmo di mangiare dentro, sul tavolo del salotto, così potevamo guardare un po' di televisione.
Presi il telecomando e schiacciai il tastino rosso puntandolo in direzione dello schermo: si accese sul canale di Radio Italia.
"Uhh lasciamo questo"
Proprio in quel momento mandavano il video di "Tra le granite e le granate" l'ultimo singolo del mio amato Francesco Gabbani.Irene si limitò ad alzare le spalle, cominciò a mangiare dopo aver detto un fugace "buon appetito".
Francesco era così tremendamente perfetto che ancora una volta non mi capacitavo di averlo conosciuto.
Mentre cantava si muoveva in modo disinvolto, senza preoccuparsi di apparire figo o meno.
Cosa che in realtà lo rendeva anche più figo.Comincia a mangiare anche io: la pasta era ottima.
Finito il video, Irene insistette per mettere il primo canale, giusto in tempo per vedere il tg: da quando avevamo tredici anni, lei guardava sempre il tg quando ne aveva l'occasione.
Se ne stava tutta concentrata, con le sopracciglia aggrottate, ad ascoltare il giornalista di turno.
Io con la mia grande capacità di concentrazione, cominciai a pensare a Francesco.
Finito il telegiornale, Irene si riscosse dalla sua concentrazione e io dalla mia.
"Tu che mi racconti?"
Chiesi visto che non avevamo parlato granché finora.Alzò le spalle.
"Vuoi sapere un pettegolezzo?""E me lo chiedi pure?!"
"Ho visto Mr.Bacchetta baciare Emilia, la tizia con i capelli rossi che suona il clarinetto"
Non c'era verso che smettesse di chiamarlo così.
"No vabbè, lo sapevo che tra quei due c'era qualcosa: ogni volta che sbaglia un pezzo, non si arrabbia come con noi altri"
Commentai."Sta a vedere che al prossimo concerto ci sarà un brano con il clarinetto solista" dichiarò lei.
Le dissi che non credevo avrebbe dato a lei il ruolo solo perché avevano una storia. Lei si mise e ridere.
"Come va con Tommaso?"
Tommaso era il suo ragazzo, anche lui suonava nella nostra orchestra, però da trombettista.
Stavano insieme da ormai due anni e io ero più che pronta a scommettere che sarebbero finiti con lo sposarsi."Alla grande, cioè, come al solito. Lo adoro."
Non è mai stata una tipa troppo loquace su queste cose."Quando vi vedrete?"
"Apparte domattina alle prove, credo questa sera"
Finimmo di mangiare e sparecchiammo.
Il resto del tempo sembrò volare tanto che alle 15:40 avevo perso la sua condizione.
"Oddio è tardi! Devo prepararmi. Dammi una mano!!"
Le dissi in preda all'ansia.
"Cosa mi metto?!"Ci fiondammo nella mia camera da letto e mettemmo praticamente sottosopra l'intero armadio.
Dopo una decina di minuti di frenesia totale, optai, o meglio, Irene optò per me, per un paio di jeans attillati, una maglietta nera abbastanza trasparente con sotto un top dello stesso colore. Ai piedi avevo i miei fidatissimi stivali della Dr.Martens con i lacci gialli.
La mia migliore amica mi squadrò da capo a piedi con un'attenzione tale che gli stilisti di Dolce e Gabbana non avrebbero fatto di meglio.
"Devi truccarti"
"Dici?"
"Dico."
Andammo in bagno e mentre io mi mettevo la matita sotto gli occhi e un po' di mascara, lei se ne stava seduta sul bordo della vasca.
Non mi truccai in modo esagerato: avevo soltanto una sottile linea nera sotto gli occhi e un'impercettibile puntina di mascara sulle ciglia.
Mi girai verso Irene che approvò in pieno.
"Se ci fosse questa luce così anche all'esterno" disse, indicando il lampadario del bagno. "Cadrebbe ai tuoi piedi non appena ti guardasse negli occhi"
Il riverbero della luce sull'arredamento bianco del bagno mi risaltava gli occhi ma nonostante questo non mi sembravano niente di che: non fraintendetemi, non mi consideravo brutta, ma nemmeno una figa pazzesca.
Ero in quella zona in mezzo di persone abbastanza impacciate che non hanno una grande stima del proprio aspetto ma se lo fanno andare bene.
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Come l'aria
FanfictionLei ha ventinove anni, una passione sfrenata per la musica e un vuoto nel cuore che potrebbe essere colmato da una sola persona. L'unico problema è che questa persona ancora non sa della sua esistenza. Tutto ha inizio in una mattinata dei primi di g...