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Non vidi Francesco fino al giorno della prima del mio concerto.

Ero agitata nonostante avessi suonato in concerto tante altre volte.
Credo che rientri in una di quelle cose che non ti diventano mai indifferenti.

Dunque mi preparai, vestendomi uguale a tutti gli altri musicisti: pantaloni neri eleganti, camicia dello stesso colore.

Allegro, vero?! Non ero stata io a deciderlo, ma per me andava benissimo: il nero mi piaceva.

Lucidai il mio violino nel silenzio dell'appartamento, nonostante non ne avesse minimamente bisogno.

Eravamo rimasti che Francesco non sarebbe venuto al concerto: la sua manager era assolutamente contraria perchè doveva riposare bene prima del debutto, eccetera eccetera. Bla bla bla.

Poco dopo mi sedetti in macchina con le farfalle nello stomaco, poggiando la custodia del violino sul sedile accanto a me, come se potesse farmi compagnia.

Prima di partire infilai il disco di Magellano nel lettore cd.

Partì la prima traccia e sentire la voce di Francesco fece moltiplicare le farfalle nello stomaco.

Mi sarebbe piaciuto averlo seduto sul sedile accanto a me.

Arrivai davanti all'Auditorium all'ora che mi era stata comunicata dal direttore d'orchestra.

"Gabriel!" Quasi gridai, scendendo dalla macchina.

"Che fai qui?" Continuai.

"Vengo a farti un'in bocca al lupo, ovviamente!" Rispose, avvicinandosi a me.

"Che carino, grazie!"

"Figurati! È quello che farebbe un buon amico! Approposito...Francesco?" Chiese, notando la sua assenza, e mi venne il dubbio che avesse detto la frase precedente per sminuirlo.

"Oh beh, non potrà venire: domani ha il primo concerto del tour e dovrà partire presto per arrivare a Verona...quindi è meglio che si riposi"

"Ah, ho capito. Fai un in bocca al lupo anche a lui da parte mia" disse sorridendo.

"Mi accompagni dentro?"
Chiesi un po' agitata dalla prospettiva di entrare da sola.

"Certo"

Camminammo fianco a fianco fino alla sala prove di una delle sale più belle, quella da concerto.

Salutai Gabriel, che mi disse che lo avrei trovato seduto nelle prime file, ed entrai, venendo circondata da un'atmosfera eccitata e fremente.

Irene mi buttò le braccia al collo non appena mi vide e Tommaso mi salutò con un sorriso timido.

"Pronti?" Gli chiesi.

"Pronti" Irene era anche più agitata del solito.

Paolo, un altro trombettista, venne a scambiare due chiacchiere con noi fino a quando il direttore d'orchestra entrò, portando con sè una ventata di eleganza.

Vestito di tutto punto e con un sorriso radioso, disse qualche parola di incoraggiamento e diede i consigli finali.

In un battibaleno mi ritrovavo a pochissimi secondi dall'entrare nella sala da concerto e mentalmente mi ripassai il percorso che avrei dovuto percorrere: entrare e fare il giro, arrivando al mio posto in piedi accanto al piedistallo del direttore.

E poi, d'un tratto era arrivata l'ora d'inizio.
Il direttore, sempre con quel suo sorriso contagioso, ci augurava buona fortuna uno per uno e ci dedicava qualche piccolo incoraggiamento standosene nascosto dietro la porta per non farsi vedere dal pubblico già in sala.

Come l'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora