Francesco's POV.
Non credevo che l'espressione "bianco come un lenzuolo" potesse avere un riscontro così realistico in un volto.
Pensavo e forse speravo che fosse soltanto un'iperbole.Però guardando Camilla stesa lì davanti mi resi conto che effettivamente era possibile avere lo stesso colorito di un cacchio di lenzuolo.
Avevo automaticamente composto il numero d'emergenza sulla tastiera del telefono e avevo scoperto le mie dita tremare come foglie.
I soccorsi erano arrivati dopo quella che sembrava un'eternità: un'eternità passata a non poter fare niente per soccorrerla se non eseguire di tanto in tanto le istruzioni che mi dava Irene.
Sapevo razionalmente che in realtà erano passati solo pochi minuti, ma più passava il tempo e più la mia parte razionale sembrava andare a farsi benedire.
Continuavo a chiamarla, come se potesse d'un tratto risvegliarsi e guardarmi con quei suoi occhi verdi.
Non avevo mai vissuto una situazione simile e mi era sempre piaciuto pensare che qualora fosse accaduto, sarei stato calmo ed avrei fatto il massimo per soccorere il malcapitato, un po' come nei film.
E invece fu tutt'altra storia.
Per prima cosa, dopo che aveva perso conoscenza gli avevo afferrato il polso in cerca di una debole pulsazione.
Quando non la trovai mi imposi di non andare nel panico e di cercare il battito sul collo ma anche lì non c'era la benché minima pulsazione.Questa assenza mi fece precipitare in un baratro di disperato panico: mi bloccai come se fossi stato congelato.
Altro che Grey's Anatomy e cose varie: me ne stavo lì terrorizzato dalla spaventosa eventualità che potessi non riaverla con me.Irene invece per fortuna aveva fatto un corso di primo soccorso e sapeva bene o male come muoversi e come effettuare il massaggio cardiaco.
Quando arrivarono i medici logicamente dovetti fare spazio a loro che tolsero Camilla dalla mia vista, chinandosi su di lei.
La chiamai un'ultima volta, con la voce ridotta ad un sussurro: le stavo stringendo una mano e dovetti lasciarla andare.
Irene aveva scambiato qualche parola con l'uomo che sembrava dirigere i soccorsi e poi si era messa accanto a me, stringendomi in un veloce abbraccio prima di tornare ad assistere alla scena.
Intorno a noi erano accorsi tutti i passanti.
C'erano perfino i dipendenti dello studio di registrazione insieme a Dorina, ma a malapena li notai: il mio campo visivo si riduceva al corpo di Camilla steso sull'asfalto ed al capannello di medici con il loro defibrillatore ronzante.La caricarono sulla barella da trasporto in fretta e furia e poi sull'ambulanza.
Io ed Irene ci scambiammo uno sguardo:
"Vai tu" disse, senza specificare nulla ma risultando comunque chiara.
La sua voce era tesa all'inverosimile: come una corda di violino, pensai, ma il solo pensare al violino mi fece male.Scossi la testa ma non seppi se per negazione o per scacciare le lacrime.
"No, devi andare tu. Vi seguo con la macchina"
Mi strinse una mano prima di scomparire dentro l'ambulanza.
Un paramedico salì dietro di lei e si chiuse il portellone alle spalle.Possibile che fosse successo tutto così in fretta?!
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Camilla's POVTornai cosciente tutto d'un tratto: la sirena spiegata era disorientante così come il volto sfocato che mi aleggiava sopra.
"Si faccia vedere: fa sempre bene vedere un volto amico" disse quello sopra di me, facendo spazio ad un'altra persona.
Stava forse parlando con me?! Non riuscivo a concentrarmi."Bentornata" mi disse Irene, con il viso rigato di lacrime ed il trucco colato.
Ero indolenzita e confusa tanto che a malapena la riconoscevo.
Poi cominciai a sentirmi di nuovo la testa leggera e tutto divenne ancora vago e distante.
Però almeno ero calma: quella sensazione era tutto sommato pacifica, come l'attimo prima di addormentarsi dopo una giornata estenuante.Ma poi naturalmente tornò il dolore ed il paramedico fece allontanare Irene mentre continuava a parlare e a dare indicazioni a persone che non vedevo ma di cui intuivo la presenza.
Il dolore era lancinante ed assoluto, tanto che scivolare ancora nello stato di incoscienza mi apparve come una liberazione.
Mi sorprese come sperassi che mi lasciassero in pace una volta per tutte: in quel silenzio eterno non ci sarebbe stato altro dolore.

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Come l'aria
FanfictionLei ha ventinove anni, una passione sfrenata per la musica e un vuoto nel cuore che potrebbe essere colmato da una sola persona. L'unico problema è che questa persona ancora non sa della sua esistenza. Tutto ha inizio in una mattinata dei primi di g...