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E riprendemmo a suonare: questa volta lo accompagnavo anche io.

Suonavamo un'improvvisata versione di "Amen" a quattro mani.

La sua voce dal vivo era qualcosa di spettacolare: anche meglio di quella registrata.

Aveva quel timbro particolare che, come aveva detto in un'intervista, divivideva gli ascoltatori: c'era chi lo amava e chi lo odiavana.

Io naturalmente lo amavo.

Quando cantava era così a suo agio che era un piacere guardarlo.

Le nostre dita si spostavano sicure sui diversi tasti.

Quando arrivava al ritornello, anche io mi univo nel dire "Amen".

Poi però il campanello sopra la porta suonò segnalando l'entrata di un cliente.

Francesco si scusò, alzandosi per andare a vedere.

Io dal canto mio, chiusi lo sportello del pianoforte senza mancare di appoggiare sulla tastiera un panno rosso per proteggerla.

Lo seguii.

Ad entrare era stata una donna di mezza età, alta e magra: la pelle del viso sembrava poggiata sugli zigomi pronunciati come un velo.

Nel portamento aveva qualcosa che la rendeva elegante nonostante fosse vestita normalmente.

Chiese dove si trovassero i clarinetti, e Francesco la guidò nella prima saletta a destra, dove si trovava la sezione dedicata ai fiati.

Non riuscii a pensare ad uno strumento più adatto del clarinetto per quella signora.

Dopo che Francesco le ebbe mostrato diverse ance, ne scelse una della Rico, la pagò e lo ringraziò cordialmente.
Prima di voltarsi e andarsene verso l'uscita mi sorrise.

Stavo dando una mano a sistemare le ance che aveva tirato fuori quando udimmo di nuovo lo scampanellio della porta.

"Franciccinoo?"
Disse una voce maschile dall'ingresso.

L'interpellato alzò lo sguardo divertito.

"È mio fratello Filippo: mi chiama spesso così."

"Sono qui!" Disse poi al fratello.

Filippo spuntò da dietro il muro, rimanendo sorpreso nel vedere che il fratello non fosse solo, poi sorrise e disse:

"Tu devi essere Camilla!"
Aveva la voce più profonda di quella di Francesco.

"Esatto, piacere" dissi allungando la mano e forse arrossendo un po', pensando al fstto che Francesco probabilmente gli aveva parlato di me.

Lui la strinse: "Piacere mio: io sono Filippo"

Era più alto del fratello maggiore e con i lineamenti più delicati.
Avevano qualcosa in comune che però non riuscivo a definire.
Indossava una t-shirt nera con il logo dei Nirvana in giallo sopra i jeans.
I capelli castani erano leggermente scompigliati.

Diede un una pacca sulla spalla del fratello prima di parlare.

"Volevo dirti che oggi pomeriggio arriva un ordine, quindi in teoria dovresti rimanere." Si passò una mano sulla barba "Ho scordato di cosa si tratti, ma lo trovi nel computer."
Francesco annuì prima di ribattere aggrottando le sopracciglia:

"Aspetta, come mai di mercoledì?"

Filippo alzò le spalle
"Non ne ho idea: così mi ha detto il babbo"

Altro scampanellio: Francesco chiuse il cassetto del mobile dove tenevano le diverse ance e si diresse verso la porta, prendendomi delicatamente la mano.

Sulla porta era comparsa Irene, un'espressione preoccupata sul volto, ma non appena mi vide, il viso si distese e prese un sospiro di sollievo.

"Sei un'idiota!" Mi accusò mentre io ero ancora sorpresa.

"Ei cosa ho fatto?"
"Ti ho chiamato quindici volte sia sul telefono che a casa! Mi hai spaventato! Per fortuna sei qui, temevo che.."

Alzai le sopracciglia spalancando gli occhi in modo eloquente affinché non andasse oltre.
Tastai la tasca dei pantaloni, ricordandomi poi di aver dimenticato il telefono a casa.

Sollevò anche lei le sue per qualche secondo, per poi continuare:
"Non pensiamoci...per fortuna sei qui. Ciao Francesco, scusami tantissimo per la scenata"

"Tranquilla, anche io ero più o meno nella stessa situazione ieri."

Poi Irene irrigidì le spalle in modo quasi impercettibile puntando lo sguardo degli occhi azzurri su un punto dietro di me.

Mi girai e notai che Filippo era arrivato dietro di noi, con una mano alzata in saluto.

"Ciao io sono Filippo, il fratello di.."

"Si, ti conosco!" Disse abbastanza in fretta da risultare un po' inquietante "Cioè, ti ho visto su Instagram sul profilo di Francesco." La sua espressione mi disse che non avrebbe voluto dire neanche l'ultima frase. "Comunque, sono Irene" concluse alla fine, un po' in imbarazzo.

Filippo allungò di nuovo la mano, con un sorrisetto stampato sul volto che contagiò anche Irene.

Si strinsero la mano, continuando a guardarsi negli occhi.

"Come mai non sei con Tommaso?" Chiesi ingenuamente e vedendo poi un lampo rabbioso nei suoi occhi, me ne pentii.

"Abbiamo litigato. L'ho lasciato a guardare quello stramaledetto film da solo"

Fece scorrere lo sguardo sulla mano che avevo intrecciato a quella di Francesco.

"Fra, mi presti la macchina? Devo andare ad accordare un pianoforte"
Disse Filippo, aggiungendo poi l'indirizzo.

"Devo passare da quelle parti: posso darti un passaggio se vuoi" si intromise Irene.

Ecco un altro sorriso sul volto del minore dei Gabbani.

"Certo, mi farebbe piacere"

Scambiai uno sguardo con Francesco.

"Allora ci vediamo dopo Franciccino. Ciao Camilla, è stato un piacere"

Aprì la porta per Irene e quando fu passata, si portò la mano alla fronte e salutò scherzosamente come un militare.

Francesco si girò verso di me.

"Posso darti un bacio?"

"Mmm" mi finsi pensierosa. "Direi che si può fare.
Il volto tra le sue mani e le labbra sulle sue: non potevamo rimanere così per sempre?!

Come l'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora