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Vidi Irene in lontananza: stava salutando Filippo con un bacio sulla guancia.
Quei due erano stati insieme tutto il pomeriggio e non potei fare a meno di pensare che si piacessero.

Dopo aver parcheggiato al mio solito posto (nonostante avessi il garage mi ostinavo a mettere la macchina fuori) rimasi un attimo a guardarli da lontano.

Ormai era buio e ad illuminarli c'erano le luci del bar all'angolo.

Si incamminarono in direzioni diverse, prima di girare l'angolo Filippo la salutò agitando la mano e lei, che era ancora girata a guardarlo, ricambiò.

E venne verso di me, che ormai mi trovavo davanti al portone del palazzo. Sorridendo si guardava le scarpe.

Alzò lo sguardo solo quando mi era ad un metro di distanza.

"Oh!" Sussultò.
"Ti ho spaventato?"
"No no, d'altronde chi è che se ne sta fermo al buio, ad aspettarti e senza dire una parola?"

"Ah-ah-ah." La abbracciai prima di aprire il portone e lasciarla passare.

"Racconta: cosa avete fatto oggi pomeriggio tu e Filippo?" Dovevo avere una faccia da vera pettegola, a giudicare da come mi guardò.

"Sono stata benissimo! È davvero simpatico. L'ho accompagnato ad accordare un pianoforte e poi mi ha detto che se lo avessi aspettato mi avrebbe offerto un gelato, così l'ho fatto e ci siamo dilungati in una passeggiata per poi sederci a questo bar"

Feci un gridolino:
"Basta, ho deciso: siete la mia nuova ship preferita."

Lei alzò le spalle.
"Volevo solo rimediare un gelato." Disse cercando di sembrare indifferente alla questione ma non riuscì a trattenere un sorriso.
Mi ricordai di quando la assillavo con i post su Instagram di Francesco e quando capitava che ci fosse anche Filippo, mi ribadiva che secondo lei era molto più figo del fratello maggiore.

Però c'era un dettaglio importante che non stavo considerando: Irene era fidanzata da due anni.

"Ma...Filippo sa di Tommaso?"

Annuì.

"Anche lui è fidanzato"

"Ah..." Questa non me l'aspettavo. "E dai, non ho fatto in tempo ad inventare un nome per la vostra ship che già me la rovini!" Dissi, dandole un pugnetto sulla spalla.

Le raccontai del mio incontro con il "Gabba Maggiore".

Quando lo chiamai così cominciammo a ridere senza alcun motivo.

"Sembra il nome di una costellazione" disse Irene prima di piegarsi dalle risate.

Preparammo un piatto di pasta al sugo e mangiammo guardando prima il suo immancabile tg e poi una fiction che non smettevamo di prendere in giro.

Poi sdraiandomi sul divano affondai il naso in un libro, immergendomi in una realtà completamente diversa dalla mia.

Ad un certo punto alzai la testa di scatto.

Irene, che stava trafficando sul cellulare, mi rivolse uno sguardo interrogativo alzando quel suo sopracciglio ammonitore.

"Ho deciso una cosa"

"Di smettere di fare espressioni inquietanti mentre leggi?!"

"Cosa?!"

"Lascia perdere. Va avanti"

"Mi iscrivo all'università" dichiarai.

Inizialmente non mi prestò molta attenzione, poi realizzò quel che avevo detto.

Come l'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora