Erano le 18:40 quando decidemmo di alzarci dai tavolinetti della gelateria per tornare a casa: nessuno dei due ne aveva voglia, ma Francesco aveva una cena importante.
Mi riaccompagnò sotto casa e scese dall'auto per accompagnarmi al portone e salutarmi.
Presi il mazzo di chiavi dalla borsa e ne infilai una nella serratura del portone prima di voltarmi a guardarlo.
Mi abbracciò, mettendo la testa tra la mia spalla e il mio collo, lasciando su quest'ultimo un bacio umido.
Mi venne la pelle d'oca a quel delicato contatto.
Poggiai le dita sulla sua nuca, dove i capelli corti si diradavano sempre più.
Prima di sciogliere l'abbraccio, mi baciò appena sotto l'orecchio, distaccando le labbra lentamente e in modo lascivo.
"Quasi quasi mi spaccio per malato e salto la cena..." sussurrò, facendomi salire un brivido lungo la schiena mentre, dal mio fianco, la sua mano risaliva verso le spalle.Lo baciai sulla guancia prima che se ne andasse:
"Vai e fagli vedere chi sei" gli dissi.Annuì e si avviò verso la macchina.
Salii di nuovo a casa e guardai per la terza volta l'ultima puntata di Sherlock, la mia serie tv preferita.
Poi suonò di nuovo il citofono: era Irene che mi supplicava con tono eccitato di aprirle immediatamente.
Me la trovai poco dopo davanti alla porta, leggermente affannata per via delle scale che aveva appena fatto di corsa.
"Devo parlarti"
Si sedette sul divano dondolando ritmicamente la gamba, fino a quando non mi sedetti accanto a lei.
"Pronta?!" Chiese cominciando a mangiarsi le unghie.
"Ma per cosa?" Gli tolsi la mano dalla bocca: prima se le mangiava e poi si lamentava di avere sempre le unghie corte.
"Ho una notiziona, e una richiesta"
Era praticamente iperattiva: dondolava la gamba furiosamente e tamburellava con le dita sul divano.
"Ok, spara"
"Ho trovato un locale perfetto per il bar che sognavo di aprire!"
"Daje!" Mi aveva trasmesso lei qualche termine romano.
"Si! È perfetto! Devi venire a vederlo. Per forza. Andiamo subito."
Si alzò trascinandomi verso la porta.
Mi prese la borse ed il telefono, piazzandomeli in mano.
In un attimo eravamo già fuori casa.
"Non mi hai nemmeno detto qual é la richiesta!" Mi lamentai mentre mi trascinava in ascensore.
"Prima devi vedere il locale."
Mi fece salire in macchina e si diresse verso il centro di Carrara.
Una piazza tonda, pavimentata in marmo e con delle panchine dello stesso materiale disposte in cerchio, si apriva davanti ai nostri occhi.
I palazzi circostanti ospitavano al pian terreno vari negozi e ristoranti.
Tutte le vetrine lasciavano intendere che all'interno di ciascun locale ci fosse vita.C'era solo una saracinesca abbassata e rovinata dal tempo: davanti ad essa un ragazzo alto e snello giocava al cellulare.
Portava una giacca di pelle borchiata nonostante facesse decisamente troppo caldo."Guido!" Urlò Irene, sbracciandosi per salutarlo per poi afferrarmi un polso e dirigersi verso di lui.
Guido non aveva per niente la faccia da Guido e i capelli pettinati verso l'alto formavano una cresta tinta di verde.
Ai piedi aveva degli scarponcini neri con i lacci verde fluorescente.
"Ce ne hai messo di tempo, Irene!" Disse lui con voce profonda, quando fummo abbastanza vicine dal rendere superfluo urlare a squarciagola.
"Ho fatto più in fretta che ho potuto. Lei è Camilla"
Lui allungò la mano verso di me, e prima di stringerla notai che portava diversi anelli.
Alzò la saracinesca, lasciando che la luce del sole filtrasse dall'entrata, mettendo in evidenza sia la polvere sia il pulviscolo atmosferico che aleggiavano nell'aria.
Era un bel locale: ampio e luminoso anche se per ora era stata aperta una sola saracinesca a fronte delle tre totali.
In fondo, sul pavimento, c'era un rialzo in muratura e sul lato sinistro un bancone da bar, per il resto era completamente vuoto e pronto per essere arredato.
Irene allargò le braccia con un sorriso stampato sulle labbra.
"Che ne pensi?"
"Beh è un bel locale...ma andrebbe arredato completamente"
"È questo il bello: possiamo ripartire da zero e mettere sù quel che abbiamo sempre immaginato"
Spesso avevamo fantasticato di quanto sarebbe stato bello aprire un bar tutto nostro, dove si suonava musica di ogni genere dal vivo: ma mentre per me rimaneva una semplice fantasia, per Irene era diventato un vero e proprio sogno.
"Possiamo?! Al plurale?" Puntualizzai.
"Qui arriva la richiesta"
"Lo avevo intuito"
"Non ho abbastanza soldi per comprarlo."
"Comprarlo? Addirittura..?"
Mi sembrava decisamente affretata come cosa, ma lei era così: s'infiammava di passione e non demordeva fino a quando non otteneva ciò che voleva.
"Andiamo: qual é il lato negativo?" Mi disse.
"Potresti fallire e perdere i soldi, potresti non riuscire nemmeno ad aprire e..."
"Ok, non dirmi i lati negativi. Pensa a quelli positivi: potrei realizzare il mio sogno. Guardami: ho trent'anni e non ho combinato nient'altro che entrare in un'orchestra."
Alzai un sopracciglio:
"E la cifra...di quanto si tratterebbe? Lo sai che non ho granché nemmeno io.""Non è un problema: non dobbiamo pagare tutto subito, instaureremo un mutuo e poi con gli incassi recupereremo tutto."
Mi sembrava un'idea molto più che folle.
Folle quasi quanto la luce negli occhi di Irene.Guido, che era rimasto silenziosamente in un angolo, intervenne dicendomi che il prezzo era decisamente basso perché aveva bisogno di soldi e ne aveva bisogno subito.
Quando mi disse a quanto aveva intenzione di vendere capii perché Irene si stava entusiasmando così tanto: era una cifra più che bassa per un locale del genere.
"Non ci servirebbe tipo uno di quei piani, com'è che si chiamano?! Aziendali?...Uno di quei cosi in cui si fanno previsioni sull'andamento dell'azienda, ancora prima che sia aperta?"
Arricciò il naso senza smettere di sorridere e scosse la testa.
Mi grattai la fronte:
"Non lo so...insomma, non posso decidere su due piedi"Qualcosa negli occhi della mia migliore amica si spense ma lei le labbra continuarono a sorridere.
"Ho bisogno di una risposta entro domani" le disse Guido.
"D'accordo, grazie mille"
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Come l'aria
FanfictionLei ha ventinove anni, una passione sfrenata per la musica e un vuoto nel cuore che potrebbe essere colmato da una sola persona. L'unico problema è che questa persona ancora non sa della sua esistenza. Tutto ha inizio in una mattinata dei primi di g...