Il mio piccolo mondo mi era crollato addosso ed io ero ovviamente troppo coinvolta per riuscire a spostarmi più in là affinché non mi travolgesse.
Mi piaceva pensare che la mia vita sarebbe andata avanti comunque, un po' più triste ed un po' più vuota, ma comunque una vita di tutto rispetto.
Smisi di rispondere alle chiamate di Francesco e queste, anziché rarefarsi, aumentavano di frequenza rendendomi le cose anche più difficili.
La prima era arrivata subito dopo la mia scoperta, quasi lo avesse previsto, e poi ci fu un escalation di chiamate e messaggi (che non lessi): lo ignoravo e avevo intenzione di proseguire su quella strada.Contro ogni mia previsione me lo ritrovai davanti quattro giorni dopo aver visto quell'articolo.
Al suono del campanello aprii la porta senza chiedere chi fosse o guardare dallo spioncino: un'abitudine che dovevo certamente eliminare.
Ed eccolo dritto davanti a me.
La sua solita postura disinvolta, in quell'occasione, disinvolta non lo era poi così tanto.Mi irrigidii come se avessi visto un fantasma.
"Sono venuto appena ho potuto."
Il petto si alzava ed abbassava velocemente, come se avesse il fiatone: si era fatto le scale di corsa?!"Hai visto quella rivista" constatò poi, vedendo che non davo segnale di voler rispondere.
"Secondo te?!"
Mi sorprese udire il mio tono duro e gelido perché all'interno non ero nessuna delle due cose."Lo so che non è quel che vuoi sentirti dire, ma davvero non è come sembra: sono foto vecchie, dell'anno scorso"
Mi lesse negli occhi che non gli credevo affatto, ma io risposi comunque:
"Certo Francesco, come no"
"Perfavore, ascoltami!"
Presi la rivista che avevo lasciato sul mobile dell'ingresso e gliela sbattei sul petto.
"Non c'è niente da ascoltare. Basta guardare"
"Lo so che fa male, ma ti prego..." non fece in tempo a finire la frase che lo interruppi.
"Sai che fa male?! Ma cosa ne sai tu, eh?! Fa molto più che male. Fa schifo.
Poi a stare male ci sono abituata, però mi stava bene e sai perchè?! Perché c'eri tu con la tua maledettissima voce, con il tuo maledettissimo sorriso a tenermi con i piedi per terra anche prima che ci conoscessimo. Ma adesso..?!"Mi guardava sconsolato come se, sul serio, lui non c'entrasse niente.
"Non guardarmi così. Anzi non guardarmi proprio. Per favore, vattene." Me ne uscii io, senza urlare nè alzare il tono di voce.
Questo lo preoccupò, facendogli spuntare una piccola ruga sulla fronte."Devi lasciarmi spiegare..." si affrettò a dire.
"Sono foto vecchie!"
Adesso ad alzarsi era il suo tono velato di supplica.Lo guardai un attimo, indecisa se concedergli una possibilità o meno.
Subito dopo scossi la testa, scacciando via l'indecisione.Mi preparavo a chiudergli la porta in faccia, per non essere costretta a guardarlo ancora, ma lui mise un piede tra la porta e lo stipite.
Credo che non fu molto piacevole data la forza che misi nel chiuderla, ma nonostante questo non si ritrasse fino a quando non accennai a riaprirla.
Ma appena ebbe tolto il piede, convinto di ave ottenuto ciò che voleva, richiusi la porta.
Prese a chiamarmi e a bussare, in preda a qualche sentimento che non sapevo e non volevo interpretare.
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Come l'aria
Fiksi PenggemarLei ha ventinove anni, una passione sfrenata per la musica e un vuoto nel cuore che potrebbe essere colmato da una sola persona. L'unico problema è che questa persona ancora non sa della sua esistenza. Tutto ha inizio in una mattinata dei primi di g...