E così Irene aveva scoperto di Tommaso.
Lo dissi a Francesco, parlando naturalmente a bassa voce."Almeno non hai dovuto dirglielo tu..."
"Ma avrei dovuto farlo"
Fece un'espressione che non seppi bene come decifrare e continuammo a salutare le persone rimaste.
Tornammo al parcheggio, dove trovai Irene sull'orlo di una crisi isterica.
"Oh, che succede?!"
"Se n'é andato! Mi ha lasciato qui!" Rispose, talmente infuriata da far paura. Non c'era nemmeno bisogno di specificare il soggetto.
"Capisci adesso quando ti dico che è un cretino?!"
Non sapevo nemmeno cosa risponderle.
"Avrà preso la macchina che era ubriaco fradicio" sbraitò lei.
"Dai...magari non era ubriaco"
"Lo conosci quanto me e sai che quando beve ci va giù pesante. Ma anche se non avesse bevuto, ti ricordo che mi ha comunque lasciato qui" ci mancava poco che si mettesse ad urlare. "Fra l'altro ho anche lasciato la borsa in macchina con tanto di chiavi e telefono"
"Non è un problema: vieni da me"
"Come volete, però la accompagno comunque io" disse qualcuno, spuntando dall'ombra, e sarebbe stato molto molesto se non avessi riconosciuto la sua voce.
Filippo si avvicinò a noi.
"Allora non te ne sei andato senza salutare!" Disse Irene e d'un tratto cercava di nascondere il suo tono speranzoso.
"Ti pare?! Ho accompagnato a casa Alessia e sono tornato. Ho visto Tommaso andarsene..." il resto della frase rimase implicito.
"Grazie" disse lei, prima che Filippo riaprisse bocca.
Mi scappò un sorriso e guardai Francesco che era appena dietro di me: aveva la stessa identica espressione.
Mi guardò, allacciando lo sguardo al mio e mi assalì una voglia irrefrenabile di baciarlo.
"Allora dove la porto, Signorina?" Chiese Filippo.
Riuscì a strappare una risata alla stessa persona che poco prima sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.
Se tra loro non c'era nulla, beh, Filippo doveva essere un mago.
"A casa di Camilla, mio salvatore"
"Perfetto, dovrai indicarmi la strada però..." disse lui.
Si avviarono ed io e Francesco rimanemmo lì, praticamente soli nel parcheggio circondato dai pini.
Adesso che stavamo tranquilli e tra di noi, mi avvicinai e gli poggiai la testa sulla spalla.
"Stavo ripensando a Gabriel..."
"Mm-mm?"
"Gli hai detto che stavamo insieme"
Annuì, poggiando la testa contro la mia.
"Non dovevo?"
"Cosa?! No! Hai fatto benissimo. Pensavo fosse un problema per te...con la storia dei paparazzi eccetera"
"Sei impazzita! Come potrei non volerlo dire in giro?!"
Si era raddrizzato e mi guardava negli occhi.
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Come l'aria
Fiksi PenggemarLei ha ventinove anni, una passione sfrenata per la musica e un vuoto nel cuore che potrebbe essere colmato da una sola persona. L'unico problema è che questa persona ancora non sa della sua esistenza. Tutto ha inizio in una mattinata dei primi di g...