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"Come stai?" Mi chiese Francesco, una volta salito in macchina.

"Ora che ci sei tu, bene"

"E prima?" Mi guardava un po' apprensivo e sapevo a cosa stesse pensando.

"Meno bene. E tu?"

"Lo stesso. Mi sei mancata, anche se ci siamo visti ieri"

Ancora non aveva inserito le chiavi: per il momento si limitava a guardarmi, e devo dire che la cosa mi faceva piacere.

Mi allungai e feci per dargli un bacio sulla guancia, ma lui si scostò prontamente e si girò appena, così al posto che sulla sua guancia, le mie labbra finirono sulle sue.

O meglio, ad un millimetro dalle sue, e poi mi fermai.
Lui si avvicinò un poco affinchè si toccassero, ma ancora una volta sfuggii.

"Dai! Me lo dai un bacio? Uno solo"

"Ho il rossetto, poi ti sporco"

"Chi se ne frega" mise l'indice sotto al mio mento e finalmente mi baciò.

A riscuoterci fu un clacson: e chi poteva essere a suonarlo se non Tommaso?!

"Non ricordo la strada: vi veniamo dietro" dichiarò quest'ultimo urlando dall'interno della Smart.

Francesco sporse un braccio dal finestrino aperto e fece un'ok alzando il pollice.

Allora partimmo e accendemmo la radio;
misero Tra le granite e le granate e Fra fece un sorriso che sembrava andare da un'orecchio all'altro.

"Questa mi sembra familiare" commentò, rivolgendo lo sguardo verso di me solo per un istante e tamburellando sul volante il ritmo della canzone.

"Anche a me" dissi ridendo "Poi questo cantante ha una voce stupenda. Mi piacerebbe davvero conoscerlo di persona. Al momento però non ne ricordo il nome"

"Sfugge anche a me"

"Sai che però ci assomigli parecchio? In effetti sei proprio identico a quello che ha vinto Sanremo"

"Dici? Mi sa che lui sia più bello"
Disse lui, con quel suo fare adorabile, e ridemmo entrambi.

La location della festa non era cambiata rispetto l'anno precedente: una villa bianca con piscina, circondata da un bel giardino curato.
Talmente curato che mi sentivo in colpa a calpestarne il prato.

Erano le 21:00, il che voleva dire che eravamo in perfetto orario.
Parcheggiammo la macchina in uno spiazzo con la ghaia e subito dopo, accanto a noi arrivò scricchiolando sul terreno la Smart di Tommaso.

Approfittai del fatto che era impegnato a fare manovra tra la nostra e un'altra macchina per osservarlo.
I capelli biondi e lunghi erano meno ricci del solito e formavano solamente qualche boccolo, il che significava che si era applicato per asciugarli in quel modo.

Come sempre in queste occasioni, era impeccabile ed elegante: camicia bianca, giacca nera sbottonata, pantaloni e cravatta dello stesso colore; nel taschino un fazzoletto di stoffa bianca.

Scesi dalla macchina e Francesco si infilò a sua volta una giacca.

"Non hai caldo?" Gli chiesi, accostandomi a lui e prendendogli la mano quando ebbe finito di sistemarsi.

Alzò le spalle:
"Non fa niente. Ci tengo ad essere preciso"

"Ma non ti preoccupare! Non sei obbligato a metterla"

"Lo so" disse stringendomi appena la mano e sistemandosi il papillon con l'altra.

"Eccoci" Ci annunciò Irene, una volta che entrambi furono scesi dalla macchina.

Come l'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora