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...e giusto dieci giorni dopo ci trovavamo seduti intorno ad un lungo tavolo per discutere di come organizzare una serata live nel nostro bar, facendo suonare Francesco.

Eravamo nello studio di registrazione della casa discografica di Fra: Dorina aveva insistito per incontrarci lì.

"Insomma, fatemi capire: come avete intensione di gestire la cosa? Ci saranno probabilmente moltissime persone, molte più di quelle che possano entrare nel bar"
Esordì Dorina, seduta a capotavola con davanti la sua inseparabile agenda.

"È qui che entrano in gioco Matteo e Niccoló"
Disse Irene, indicando i due ragazzi seduti dal lato del tavolo opposto al mio.

"Non sarà un concerto di Francesco: sarà una reunion dei Trikobalto"
Conclusi io con il tono di chi sa di aver appena detto una cosa geniale.
Però Dorina non pensava decismente che lo fosse.

Niccoló Zarcone mi rivolse un sorriso, passandosi una mano tra i capelli.

"Non tutti i fan di Francesco conoscono la sua vecchia band, e di conseguenza non tutti verranno. Ma quelli che lo faranno, scopriranno nuova musica e un'altro stile musicale di Francesco." Continuai.

"E questo dovrebbe limitare l'affluenza" concluse lei, giocando con la matita che teneva in mano.

Intanto Francesco che sedeva accanto a me rivolgeva lo sguardo da una parte all'altra del tavolo, seguendo con gli occhi chi prendeva parola.

Aveva una mano sulla mia coscia, o meglio, sul mio interno coscia e questo mi rendeva difficile concentrarmi.
Era partito dal mio ginocchio e piano piano era risalito.

"Io la trovo un'ottima idea" commentò lui, facendo scorrere la mano verso l'alto in modo quasi impercettibile.

Mi sentii avvampare e sperai che nessuno degli altri presenti notasse dove fosse la mano di Francesco.

I fratelli Zarcone avevano acconsentito di buon grado a questa iniziativa: ad entrambi sarebbe piaciuto rispolverare la loro vecchia musica.

Matteo era stato quello più entusiasta tra i due e ci aveva fatto promettere che avremmo fatto in modo che Zeno, suo figlio, avesse potuto assistere.

"Mm...Ed in che modo pensate di avere affluenza se in pochi conoscono i Trikobalto?" Chiese sempre Dorina, congiungendo le punte delle dita davanti a sè.

"Qui a Carrara eravamo abbastanza famosi, in realtà" commentò Niccoló, alzando le sopracciglia vagamente offeso dalla constatazione di Dorina.

"Ha ragione" Confermò Irene. "E comunque anche alcuni degli attuali fan di Francesco conoscono i Trikobalto"

"D'accordo...e la sicurezza come pensate di organizzarla?"

"Barriere davanti al palco, bodyguards e buttafuori. Diciamo che faremo entrare solo un certo numero di persone ma in ogni caso metteremo gli amplificatori anche fuori dal locale, in modo che tutti possano sentirli. Naturalmente chiederemo il permesso ai vicini, ma visto che sono quasi tutti uffici non credo ci saranno problemi"

Poi Dorina ed Irene si misero a parlare di quale percentuale del guadagno sarebbe andata a Francesco ed ai fratelli Zarcone, mentre questi ultimi ascoltavano e commentavano di tanto in tanto.

Io cercavo lo sguardo di Francesco ma lui mi ignorava volontariamente, rivolgendomi soltanto un sorrisetto sbilenco mentre mi guardava con la coda dell'occhio.
Mi sporsi dalla sedia e mi avvicinai al suo orecchio, premendoci le labbra contro.

"Mi stai distraendo" sussurrai e me ne tornai al mio posto, togliendomi la sua mano dalla coscia e poggiandogliela sulla sua.

Lasciò passare qualche secondo e poi si sporse verso di me, facendo quel che avevo fatto io poco prima:
"Magari lo sto facendo apposta"
Disse, facendomi salire un brivido lungo la schiena e piazzando nuovamente la mano dov'era poco prima, aggiungendoci anche un leggero tamburellio delle dita.

"Giusto?" Mi chiese Irene.

Cercai di riavvolgere il nastro della conversazione e di capire per cosa mi stesse chiedendo conferma.

"Certo" risposi con convinzione, senza sapere effettivamente di cosa si stesse parlando.

"Bene. Non vedo perché questa cosa non si debba fare...quindi d'accordo, date pure il via all'organizzazione. Ho solo una richiesta: la data dovrà essere..." Sfogliò l'agenda prima di continuare: "..Tra il 2 ed il 6 ottobre. Prima e dopo quel periodo Francesco avrà diversi impegni. Se riuscite ad organizzare per uno di quei giorni siete a cavallo"
Concluse e poi ci congedammo tutti, salutandoci appena fuori dallo studio.

Se ne andò anche Irene e rimasi sola con Francesco.

"Sai essere un'ottima distrazione" commentai.

"Lo so"
Mi tirò per i fianchi e mi diede un bacio ma mi staccai da lui.

"Tutto ok?" Chiese confuso ed interdetto.

"Non mi sento molto bene"
Indietreggiai fino ad appoggiarmi al muro.

"Cosa ti senti?"
Il suo volto era una maschera di preoccupazione.

Si avvicinò e mi trattenne dallo scivolare a terra.

"Vertigini" dissi, accorgendomi di essere anche senza fiato.

Misi una mano sul petto, sentendo una morsa che lo stringeva inesorabilmente.
Stavolta ero preoccupata anche io.

Lui si girò e chiamò Irene urlando, nella speranza che fosse ancora a portata d'orecchio: d'altronde era successo tutto in un attimo...

"Fra, ho paura" Non sapevo nemmeno perché gli dicessi quelle cose.

Mi guardò per un frangente, spaventato dalla mia affermazione.

"Anche io"

Non mi reggevo in piedi, così scivolai contro la parete, nostante questa fosse del tipo bitorzoluto e mi graffiò la schiena.

Irene aveva sentito il grido disperato di Francesco e stava venendo verso di noi.

Francesco si era abbassato con me.

"Devo chiamare qualcuno?" Chiese e nonostante volessi rispondergli, dalla mia bocca non uscì nessun suono.

"Cam?!"
Mi scrollò per le spalle e piantai lo sguardo nel suo, cercando di rimanerci ancorata.
"Cam!" Mi chiamò scrollandomi di nuovo, sempre più preoccupato.

I suoi occhi lucidi furono l'ultima cosa che vidi, e forse, pensai, non mi era andata nemmeno tanto male.

Come l'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora