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Scendemmo delle scalette lì vicino e arrivammo sulla sabbia.
Il mio cuore ebbe uno strano palpitio, non era la prima volta, ma mi fece preoccupare. -non adesso, perfavore- pensai -non proprio adesso che sono con lui-

Francesco mi strinse a se', davanti all'immensitá del mare.

Inspirai il suo profumo: sapeva di colonia.

Non potevo fare a meno di osservare il suo profilo che si delineava nettamente contro il sole ormai basso.

Passai l'indice prima sulla sua fronte, poi sul naso e poi, lentamente, sulle labbra.

Volevo un altro bacio? Di già? Si. Certo. Non chiedevo altro che stare con lui.

Mi guardò senza togliermi il braccio dalle spalle e il mio bacio non tardò ad arrivare.

Indugiò a pochi millimetri dalle mie labbra.
Mi alzai leggermente sulle punte per raggiungere le sue: non volevo aspettare.

Mi chiesi se fosse giusta tutta questa intimità, visto che lo conoscevo solo da due giorni.

Mi corressi: lo conoscevo e lo amavo dal suo debutto a Sanremo giovani, lo avevo incontrato da due giorni.

Per lui però non era lo stesso e mi domandai se gli importasse.

"Camilla.." disse il mio nome con quella sua voce e lo rese qualcosa di prezioso.

Sciolse l'abbraccio e mi guardò:
"Io sono più grande di te, lo sai?" Annuii. Certo che lo sapevo. "E non vorrei...sai, che fosse un problema per te. Cioè, se lo fosse, vorrei saperlo" concluse incerto con quel suo adorabile accento toscano.

Scossi la testa: cosa me ne importava di qualche anno in più?!
Lui era tutto ciò che volevo.
"Non potrebbe importarmene di meno" gli sorrisi conciliante.

Sei anni non erano poi così tanti.

Mi squillò il telefono, con pachidermi e pappagalli come suoneria.

"Il telefono ci spia. Sono della CIA" dissi citando proprio quella canzone mentre spingevo il tastino per togliere la suoneria: non avevo intenzione di rispondere.

Francesco ridacchiò, socchiudendo quei suoi occhi bellissimi.

"Il silenzio è d'oro" finì la mia citazione.

Eravamo una di fronte all'altro quando appoggiò la fronte sulla mia.

Chiusi gli occhi: questa vicinanza continuava ad emozionarmi infinitamente.

L'odore della salsedine mi entrava nelle narici.

Passeggiammo ancora un po' sulla sabbia nel senso contrario a quello con cui eravamo venuti, fino a quando il sole scomparve definitivamente dietro l'orizzonte.

Non riuscivo a smettere di pensare che avevo baciato il mio idolo.

Faceva uno strano effetto poter camminare e chiacchierare a fianco di qualcuno che amavi e che ti eri abituata all'idea che non avrebbe mai nemmeno saputo della tua esistenza.

Ero felice come non lo ero mai stata.

Guardai nella sua direzione.
Era bello. Dio se lo era. Eppure la cosa che mi aveva fatto inmamorare era la sua voce e la profonda leggerezza dei testi che scriveva.

"Mi piace quando mi guardi" disse con voce allegra.

"E a me guardarti!" Ribattei allegramente a mia volta.

Mi sentivo affaticata, come quasi sempre, ma in quel momento non mi pesò particolarmente .

"Ti va di mangiare qualcosa?" Proposi.

"Certo"

"Dovrebbe esserci una pizzeria a taglio niente male più avanti"

Si dichiarò più che d'accordo.

"Qual é il tuo strumento preferito?"
Chiesi dal nulla, per non pensare al battito irregolare del mio cuore che mi risuonava nelle orecchie.

"Mmm probabilmente la chitarra. Mi piace la sua versatilità"

Disse ed io pensai a come sembrava a suo agio quando ne imbracciava una.

"Scommetto che il tuo è il violino"

"No, come hai fatto a capirlo?!" Scherzai io "Però devo dire che anche il pianoforte non mi dispiace"

"Lo suoni?"

"In un certo senso si. Mi ha insegnato mio padre quando ero piccola: lui era bravissimo, aveva sempre sognato di fare il musicista ma il lavoro lo occupava a tempo pieno."

"E adesso? Ha smesso di suonare?"

"No...non c'è più"

Dire semplicemente -é morto- mi risultava difficile.

Ci mise un attimo a capire cosa intendevo.

Mi prese per mano, stringendo un pochino come per confortarmi.

"Stava male?"
"Più o meno. Se l'è portato via un attacco di cuore sette mesi fa"
Annuí nel buio, continuando a tenermi la mano.

Camminammo un altro po' in silenzio, poi la sua voce mi riscosse da pensieri non proprio piacevoli.

"Stavo ripensando alla tua amica: sembra simpatica"

"Lo è! È una pazza scatenata. Ci conosciamo da quando avevamo otto anni"

"Praticamente una vita"

"Già. Oggi ha letto le chat sul mio cellulare e non credeva che tu fossi...beh, davvero tu. Così a quanto pare ha deciso di seguirmi."
Feci una piccola pausa.
"In effetti non avrei mai creduto di poterti incontrare. L'ho rimbambita con il tuo ultimo album."

Sorrise.
"Mi fa sempre tantissimo piacere sapere che c'è qualcuno che apprezza quel che faccio. C'è stato un periodo in cui mi sono abbattuto parecchio e non ero sicuro di riuscire a realizzare il mio sogno."

"Come mai?"

"Non so precisamente: insomma, avevo comunque un piccolo seguito.
Sai, sembrava molto più facile smettere di fare musica che riuscire ad essere apprezzato per quel che ero."

Si stava aprendo con me e aveva una voce insolita: si stava commovendo?

"Sono contenta che non ti sia arreso: adesso ad apprezzarti siamo in tantissimi. Io per prima, eh!"

Intravedemmo altre scalette una decina di metri davanti a noi e risalimmo sulla via del lungomare lasciandoci sabbia e mare alle spalle.

Come l'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora