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Entrando in macchina controllai velocemente il telefono: niente notifiche.

Mi dispiacque non trovare scritto il nome di Francesco sullo schermo dell'iPhone.

Misi il costume: un semplice bikini bianco.

Mi cambiai anche i vestiti, scegliendo una canotta bianca sopra gli shorts di jeans.

Ai piedi avevo le mie immancabili All Star bianche.

Mi controllai allo specchio, dichiarandomi mediamente soddisfatta di ciò che vedevo riflesso.

Uscii ancora una volta da casa e saltai in macchina, diretta verso la spiaggia.

Misi il CD di Greitist Iz mentre seguivo a ruota la macchina di Gabriel.

Mi arrivò una notifica sul cellulare e al semaforo successivo diedi una sbirciata: accanto all'icona di Whatsapp c'era il nome di Irene accompagnato da un cuoricino viola e una cacchina sorridente.

Mi aveva inviato un'audio, così sbloccai il cellulare con l'impronta digitale e premetti play, mettendo in pausa il CD.

La voce registrata cominciò a parlare:
"Ei, che fai? È andato bene il corso? Io sono con Filippo." Ci fu un 'ciao' di sottofondo "Volevo chiederti: stasera posso dormire da te? Non ho intenzione di andare da Tommaso e non mi va di stare a casa"

Premetti il tasto della registrazione:
"Ei, certo. Però non so a che ora torno: sto andando in spiaggia a giocare a Beach Volley. Il corso è andato bene: ci sentiamo dopo. Ciao Filippo!"

Lasciai il tasto con il microfono e poggiai il telefono sul sedile visto che era scattato il verde.

Per essere il 6 di giugno faceva decisamente caldo e se prima pensavo che non ci saremmo fatti il bagno al mare, mi sbagliavo.

Per prima cosa, dopo aver parcheggiato la macchina, Gabriel mi disse che eravamo in anticipo e avevamo circa mezz'ora prima che arrivassero gli altri.

Andammo verso lo stabilimento scelto: uno stabile con i muri bianchi a fondo ruvido, un bar con dei tavolinetti molti carini e più lontano un campo con la rete da pallavolo.

Vedevo il mare: azzurro limpido e poi sempre più blu via via che si allontanava dalla riva.
Non c'era vento e questo faceva si che sembrasse di guardare una tavola al posto dell'acqua.

Arrivati in spiaggia, prendemmo due sdraio e le sistemammo il più vicino possibile alla riva.

Gabriel si era portato dietro un borsone a tracolla dove senza dubbio teneva il costume, un asciugamano e altre cose del genere.

Andò a cambiarsi e tornò con un costume a pantaloncino azzurro con dei pesci rossi che gli arrivava poco sopra il ginocchio.

Sembrava in imbarazzo a mostrarsi a petto nudo e devo dire che non ne comprendevo il motivo: aveva un bel fisico, sul petto i muscoli si delineavano delicatamente, formando una leggera ombra sulla liscia pelle bronzea.

Mi levai maglietta e pantaloncini anche io, sentendomi il suo sguardo addosso: sperai non notasse le cicatrici sul lato destro della mia cassa toracica.

Ci avvicinammo alla riva, non intenzionati a farci il bagno anche se naturalmente finimmo per schizzarci.

"È gelida!" Dissi la prima volta che mi schizzò.

Ricambiai e dalla sua faccia capii che mi dava ragione.

Quando fummo praticamente tutti bagnati, entrammo in acqua.

Non ci volle molto prima che arrivassero i suoi amici.

Per primi arrivarono due ragazzi arabi, di cui ben presto dimenticai i nomi.

Ci avviammo al campo e ben presto eravamo al completo.

Non conoscevo nessuno ma Gabriel me li presentò tutti.

C'era un'altra ragazza che sembrava essere nella mia stessa situazione: conosceva soltanto Gabriel e il suo ragazzo.
Mi disse che si chiamava Penelope e ci stringemmo la mano.

La partita cominciò: dall'esterno dovevamo sembrare un gruppo chiassoso che si sforzava (inutilmente) di giocare bene, ma all'interno invece, ci sentivamo come se stessimo giocando in nazionale e le squadre erano davvero molto affiatate nonostante molti dei membri non si conoscessero nemmeno.

La mia squadra purtroppo perse la partita, ma non me ne importò molto.

Gabriel era nella squadra avversaria, così, una volta che la partita fu finita mi raggiunse allegro, quasi saltellando.

Ormai il sole cominciava a sparire dietro il mare gettandovi sopra i suoi riflessi dorati.

"Bella partita!" Mi disse, con un tono che non seppi giudicare se ironico o meno.

Nel dubbio gli sorrisi.

Restammo in silenzio a guardarci intorno, salutando di tanto in tanto le persone che tornavano a casa.

Mi sentivo stanca nonostante giocassi regolarmente a pallavolo e mi domandai se avessi dovuto dirlo al mio medico.

"Ti va di mangiare qualcosa?" Chiese Gabriel.

Mi riscossi dai miei pensieri.

"Sarebbe bello, ma ho già un impegno per questa sera. Magari un'altra volta d'accordo?"

Abbassò lo sguardo imbarazzato, toccandosi i capelli sulla nuca.
"Va bene. Ci vediamo venerdì al corso allora."
Lo salutai con un bacetto su entrambe le guance.

Salii di nuovo in macchina. e controllai il telefono all'interno della mia borsa da mare.

Vidi una chiamata di Francesco e una di Irene.

Benché morissi dalla voglia di sentire la voce di Francesco, chiamai per prima Irene.

"Ei persona" esordii io.
"Salva brava donna"
"Dove sei?"
"Al bar vicino casa tua. Tu?"
"Appena salita in macchina: arrivo."
"Perfetto. A tra poco"
Chiusi la telefonata.

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