Come l'Aria

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Due giorni dopo...

Era il giorno del nostro terzo anniversario ma Francesco non era a Carrara.

Gli avevo detto che non ci sarebbero stati problemi e che avremmo festeggiato al suo ritorno ma eravamo comunque entrambi dispiaciuti.

Nonostante questo, il suo impegno lavorativo sembrava proprio inderoganile, così la mattina del nostro anniversario l'avevo passata a lavorare nel bar al fianco di Irene.

Erano le undici e mezza ed eravamo dietro al bancone già da due ore quando, tra le altre persone, entrò Filippo.

"Buongiorno!"

"Buongiorno" rispondemmo in coro io ed Irene ma poi rimasi interdetta, così chiesi:

"Aspetta...ma tu non dovresti essere a Milano con tuo fratello?"

Alzò le sopracciglia prima di rispondermi.

"Sono tornato in anticipo. Non c'era bisogno che rimanessi, visto che principalmente in questi giorni parleranno di contratti e cose varie...ero coinvolto solo i primi giorni"

Si accomodò sul solito sgabello girevole e poggiò i gomiti sul bancone, reggendosi la faccia con le mani.

"Non sei contenta di vedermi?"
Si finse profondamente addolorato ed io scoppiai in una risata mentre finivo di svuotare la lavastoviglie.

"Certo che lo è, ma se avesse potuto scegliere quale Gabbani avere qui, credo avrebbe scelto tuo fratello" rispose Irene al posto mio, con un mezzo sorrisetto e scambiandosi un'occhiata di intesa con Filippo.

"Mi stai mettendo in una posizione alquanto scomoda" constatai io alzando le mani.

Filippo si alzò di nuovo, facendo il giro del bancone e infilandosi il suo grembiule: passava talmente tanto tempo al bar che un po' di tempo prima gli avevamo proposto di cominciare a lavorare come barista e lui aveva accettato di corsa.

Poco dopo arrivò una tale valanga di gente che la conversazione finì lì.

Erano le 17:30 quando abbassammo la saracinesca.

Chiacchierammo un pochino ed i miei due amici continuavano a scambiarsi occhiatine di intesa, poi subito dissimulate non appena davo cenno di accorgermene.

Dopo non molto salutammo il minore dei fratelli Gabbani ed io ed Irene ci incamminammo insieme verso la mia moto e la sua macchina: eravamo dirette a casa mia, dove ci attendeva una serata di assoluta nullafacenza.

Adesso che avevamo smesso di lavorare era più difficile non pensare a Francesco e al fatto che fosse a centinaia di chilometri da me proprio nel giorno del nostro anniversario.

Salivo i gradini per arrivare al mio pianerottolo con questi pensieri per la testa, quando notai qualcosa attaccato alla porta di casa.

"Ma cos'è?" Chiesi ad alta voce ma senza un motivo preciso visto che Irene era ancora mezza rampa sotto di me e non aveva visto nulla.

Mi sbrigai, incuriosita, salendo gli ultimi scalini a due a due.

Trovai appiccicato con lo scotch un bigliettino a forma di cuore.
Lo guardai per un secondo prima di prenderlo.

Aprendolo riconobbi immediatamente la scrittura di Francesco: la sua grafia veloce e vagamente confusa era inconfondibile.
"Ire' guarda qua"
Le mostrai il bigliettino e lei fece una faccia sorpresa davvero poco convincente.
Le diedi di nuovo le spalle, girandomi verso la porta e cominciai a leggere:

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