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"Dobbiamo andare" mormorai dandogli un ultimo bacio, staccandomi da lui a fatica.

"Giusto" si appoggiò sui gomiti per tirarsi sù.

Sparii dentro al bagno e poco ero pronta.

Ero di nuovo seduta sul sedile accanto a Francesco.

Era bello guardarlo senza che se ne accorgesse.

Improvvisamente mi ricordai di una cosa che volevo dirgli, così esordii:

"Ah! Volevo dirti..."

"Dimmi"

"Dopodomani sera ci sarà una festa, o meglio un evento, organizzato dall'Auditorium: una specie di rinfresco serale per tutti quelli che bazzicano l'ambiente, se così possiamo dire" spiegai mentre mi sistemavo i capelli, domandandomi quando ormai era troppo tardi, se la mia fosse una richiesta stupida. "Sarà una di quelle cose tutte in ghingheri: non molto nel mio stile, ma mi chiedevo se ti andasse di venirci con me."
Avevo accellerato il tono, un po' in imbarazzo: forse era presto per chiedergli di accompagnarmi ad una cosa del genere...?

Spese qualche secondo a guardarmi prima di rispondere, rivolgendomi un sorriso e continuando a farlo anche quando il suo sguardo fu puntato nuovamente sulla strada.

"Mi stai chiedendo di accompagnarti ad un evento formale?"

Rimasi momentaneamente confusa e, devo ammetterlo, mi sentii sprofondare.

"Con te verrei anche nel posto più osceno, squallido e orribile di questa terra. Quindi sì, verrò con te molto volentieri."

Sfiorai le sue dita poggiate sulla leva del cambio.

Volevo che le sue parole mi risuonassero all'infinito nella mente, che risuonassero più forte di quella insistente vocina che mi ripeteva che la felicità non sarebbe durata, che lui si sarebbe stufato.

Arrivammo davanti all'Auditorium giusto in tempo.

"Non posso proprio entrare a sentirvi?" Mugolò lui quando dovemmo salutarci.

Scossi la testa, lui mi lasciò un bacio sulla guancia dicendo che sarebbe passato a riprendermi alle 11 anche se, come gli avevo detto, non ce n'era bisogno.

Irene arrivò in ritardo e non so bene per quale motivo pensai che avesse vissuto la mia stessa identica mattinata ma con Filippo.

La vedevo sistemarsi dall'altro lato dell'orchestra, non lontanto da dove in genere sedeva Tommaso, che ancora non si era fatto vedere.

Ripensare al mio incontro con lui mi faceva salire un groppo in gola e fui grata di non doverlo vedere almeno per il momento.

Il direttore, prima di cominciare, ci ricordò con cortesia che eravamo caldamente incoraggiati ad andare all'evento organizzato dall'Auditorium.

Poi si schiarì la gola come sempre e dopo averci dato indicazioni, prese a fare il suo lavoro: sotto la sua direzione l'orchestra prendeva vita, facendoci dimenticare di essere singoli individui.

Uscii dall'Auditorium trovando Francesco appoggiato al muro.
Faceva già molto caldo.

"Ei" mi salutò "Com'è andata?"

"Siamo sopravvissuti e ci ha comunicato le date dei concerti..."

Annuì con le sopracciglia sollevate per invitarmi a continuare.

"Il 18 c'è la prima" dissi sconfortata, sapendo che il giorno dopo ci sarebbe stato il concerto di Francesco e probabilmente non ci sarei potuta andare.
"E poi le altre serate saranno il 20, il 21 e il 22. Probabilmente ce ne saranno altre, poi si vedrà. Ha accennato al fatto di voler portare il concerto anche fuori da Carrara"

Come l'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora