Francesco aprì lo sportelletto di plastica del quadro elettrico e alla luce della torcia dell'iPhone gli indicai l'interruttore giusto.
Lo fece scattare verso l'alto e le luci si riaccesero vanificando il tremolio luminoso delle candele.
Io ero dietro le spalle di Fra, con le mani sulle sue braccia, che mi sporgevo per sbirciare da sopra la sua spalla.
Girò piano la testa, aviccinandola alla mia: qualche millimetro e i nostri nasi si sarebbero sfiorati.
Il suo respiro si confondeva con il mio e d'improvviso sentivo caldo: l'aria sembrava carica di una strana tensione.
Cominciava a dispiacermi che fosse tornata la luce: le candele d'un tratto mi andavano benissimo e, non so, come intuii che lui stava pensando lo stesso.
E poi, come se pensassimo con una mente sola, lui riabbassò l'interruttore ed io lo baciai, buttandogli le braccia al collo.
Una sola mossa ed in un momento ci ritrovavamo a baciarci contro la porta d'ingresso.
Ci baciavamo con desiderio, come se l'aria di cui avevamo bisogno si trovasse sulle labbra dell'altro.E d'improvviso non mi importava più di niente se non di lui.
Le mani vagavano ovunque senza più inibizioni.
Mi prese in braccio e incrociai le gambe ai suoi fianchi.Mi diede piccoli baci sul collo: ogni volta che quelle labbra mi sfioravano, sembrava che la pelle diventasse ipersensibile apposta per non perdere nemmeno un dettaglio di quel tocco.
Sempre tenedomi in braccio, cominciò a camminare e sapevo quale fosse la sua meta.
Cercava la strada a tentoni visto che eravamo decisamente troppo impegnati a baciarci.
Gli arrotolai le maniche già corte della maglietta, accarezzando i bicipiti contratti per lo sforzo di sostenermi.
"Dove li tieni?" Non c'era bisogno che specificasse cosa.
Mugugnai una risposta mentre stampavo baci delicati sulla sua clavicola.
Si avvicinò alla porta del bagno e aprì il cassetto da me indicato, prendendo quel che doveva prendere.
Mi adagiò piano ai piedi del letto matrimoniale e io scivolai più verso i cuscini, tirandolo per una mano affinché mi seguisse.
Era sopra di me: infilai una mano sotto la sua maglietta, passandola sulla schiena.
Mordicchiò piano il mio labbro inferiore ed io gli sfilai la maglietta, gettandola da qualche parte e lui fece lo stesso con la mia.
Notò le cicatrici e le sfiorò con le dita ma gli presi delicatamente la mano: non volevo che le guardasse anche se alla luce tremolante delle due candele non sembravano poi tanto brutte.
"È tutto ok...sono come stelle su un orizzonte di pelle" sussurrò vicino al mio orecchio, facendomi venire i brividi.
Tornò a baciarmi.
Entro poco eravamo entrambi completamente nudi e ci perdemmo in baci e carezze come se nemmeno un centimetro di pelle potesse rimanere inesplorato.Mi strinse a sè: il mio petto contro il suo, senza barriera alcuna.
Aveva un buon profumo e decisi che era il mio nuovo odore preferito: sapeva di felicità.
Coprì il mio corpo di umidi baci.
Poi mi guardò negli occhi e notai che i suoi sembravano ancora più profondi in quella luce tremolante e la sua pelle leggermente più scura.Era uno sguardo che chiedeva conferma: era sopra di me, tutto era pronto e perfetto, ma volevo andare fino in fondo?! Era questo che mi chiedevano i suoi occhi.
Allacciai le gambe ai suoi fianchi: il mio era un sì.
E allora inarcai la schiena, abbandonandomi a Francesco come se fosse la cosa più bella e naturale del mondo.
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Come l'aria
أدب الهواةLei ha ventinove anni, una passione sfrenata per la musica e un vuoto nel cuore che potrebbe essere colmato da una sola persona. L'unico problema è che questa persona ancora non sa della sua esistenza. Tutto ha inizio in una mattinata dei primi di g...