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Il mio cuore era letteralmente impazzito e così il mio cervello.

Una volta girato l'angolo della strada del negozio di musica, mi scesero parecchie lacrime di commozione.

Lo avevo davvero incontrato?!

Non riuscivo a crederci.

.....

Arrivata a casa presi il mio violino, quello con cui suonavo all'orchestra, e cominciai a suonare.

Ero felice per la prima volta da non so quanto tempo e di nuovo grazie a Francesco.

......
Erano passati due giorni da quando lo avevo incontrato e non riuscivo a pensare ad altro che a lui (e alla fine non era poi una novità...).

Alle prove suonavo con energia più "allegra" mi disse il direttore d'orchestra.

Una volta finite le prove, presi le mie cose, salutai tutti quelli che riuscii (l'orchestra di cui facevo parte era davvero grande) e uscii.

Squillò il telefono e mi scapicollai pur di rispondere.
Il mio cuore riprese a battere come se stessi correndo una maratona. Era un numero che non conoscevo; incrociai le dite sperando fossero arrivate le corde.

"Pronto?" Risposi, ostentando una voce calma e affatto agitata.

"Emm.. Camilla?"
ERA. LUI. SANTO CIELO AVEVA UNA VOCE PAZZESCA ANCHE AL TELEFONO.

"Si, sono io"
"Ciao! Sono Francesco del negozio di musica...sono arrivate le corde che hai ordinato" disse con la sua adorabile inflessione vocale.

"Perfetto, grazie mille! Passerò tra poco a ritirarle"
Lo salutai e poi mi diedi alla pazza gioia.

Morivo dalla voglia di condividere questa cosa con qualcuno, ma non avevo molte persone con cui farlo...

Presi di corsa la macchina, e mi diressi verso il negozio di musica maledicendo il traffico.

Desideravo che ci fosse ancora lui, con il suo adorabile sorriso.

Parcheggiai non distante dall'entrata e coprii il restante tratto a piedi.

"Buongiorno" dissi entrando.

"Buongiorno" me lo ritrovai di nuovo davanti, stavolta con una maglietta nera e i jeans dello stesso colore. Stavano per cedermi le gambe.

"Ti prendo subito le corde"
Lo seguii di nuovo al bancone, dove mi porse il pacchettino.
Di nuovo ci sfiorammo le dita e questa volta non posso dire di non aver indugiato.

"Grazie" dissi, probabilmente arrossendo.

"Grazie a te".
Pagai e feci per andarmene.
Volevo dirgli qualcosa, qualsiasi cosa...non volevo che non finisse; avrei potuto continuare a tornare in quel negozio anche cinque volte al giorno pur di rivederlo.
"Sai..." cominciai "Adoro davvero tutte le tue canzoni. Sono sensazionali"
Lo guardai in attesa e lui fece una risatina e disse: "Ti ringrazio, davvero, mi fa molto piacere sentirtelo dire"

Volevo chiedergli una foto ma ancora una volta, la timidezza ebbe il sopravvento.

Mi accompagnò di nuovo all'uscita, ma questa volta, non appena ebbi fatto un paio di passi mi fermò.

"Ei aspetta...non è che ti andrebbe di prendere un caffè? Ho giusto cinque minuti di pausa"

Avrei voluto rispondere qualcosa come "DIO MIO CERTO! TI AMO" ma non lo feci, fortunatamente, e dissi:

"Certo, mi farebbe davvero piacere"

Lui sorrise, si guardò le scarpe forse un po' imbarazzato e chiuse la porta del negozio.

Aveva una collanina di perline che sistemò in quel momento.

"C'è un posto molto carino qui dietro l'angolo, potremmo andare lì"

Acconsentii ovviamente di buon grado: ovunque saremmo andati per me sarebbe stato perfetto.

Camminammo fianco a fianco in silenzio per qualche metro.

"Quindi, quando non canti lavori qui?"

"Eh già, do una mano a mio padre quando posso. Tu invece? Che fai nella vita?"

"Suono il violino in un'orchestra e tengo un piccolo corso d'approfondimento al conservatorio."

"Ahh allora ecco che si spiega il tuo ottimo gusto per le corde di violino" disse sorridendo.
Più lo guardavo negli occhi e più mi innamoravo.

Entrammo in un bar. Era davvero molto carino, l'arredamento era bianco e nero ad eccezion fatta per il bancone rosso.

Io saluti con un semplice buongiorno, mentre Francesco salutò più calorosamente.

"Che prendete?" Chiese il barista con un grembiule nero sopra la maglia bianca.

Francesco mi guardo: "Due caffè?"
"Volentieri" dichiarai.

Ci sedemmo ad un tavolino vicino alla vetrina, uno di fronte all'altro.

"Dai dimmi qualcosa di te" disse lui.

"Mmm non sono una persona molto interessante, sai"

"A me non sembra proprio" replicò con un finto tono serio e poi sorrise.

"D'accordo, vediamo. Diciamo che posso riassumermi in: ho 29 anni, suono il violino, amo le tue canzoni, cerco di sopravvivere e adoro l'arte"

"E questo me lo chiami poco interessante!" disse scuotendo la testa.

Credo di essere arrosita un bel po': stavo forse flirtando con il mio idolo?!

"Ora tocca a te però" gli dissi, anche se probabilmente sapevo già tutto quello che mi avrebbe detto.

"Vediamo, posso riassumere la mia essenza, in questo momento, con: fare musica, cantare, cercare di fare colpo su una certa persona e andare in bicicletta"

Ok. Ok. OK. Stavamo flirtando. Ed io ero riuscita, almeno fino a quel momento, a non saltargli addosso.

Però poi mi ricordai che di mezzo c'era anche Dalila.

"E in quale posto collochi Dalila? Tra la musica e la bicicletta?" Chiesi con tono scherzoso, tastando il terreno.

"Be ecco, veramente con Dalila ci siamo lasciati qualche mese fa...la cosa non l'abbiamo ancora resa pubblica. Comunque siamo rimasti amici."

Il mio cuore fece i salti di gioia.

Forse avevo una possibilità con la persona che più amavo.

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