Capitolo 11-7: Gran Festival

8 0 0
                                    


<< Non me lo aspettavo che quella fontana mi avrebbe inondato dopo così poco tempo...>>
Disse il ragazzo, ancora infastidito.

<< Non sei di queste parti?>>
Gli domandò Jeremiah, confuso.

<< Provengo da Avalon.>>
Rispose rapidamente, Michael.

<< Oh, allora ha senso. Vedi, le persone non si siedono più su quella panchina da molti anni. Proprio a causa di quella fontana.>>
Gli disse l'uomo.

<< Per quale motivo è stata messa li, allora?>>
Chiese Michael, confuso.

<< Non ne ho idea. Magari qualcuno voleva divertirsi alle spalle di chi veniva qui, e ha fatto mettere quella panca in quel punto.>>
Ipotizzò Jeremiah.

<< Si dice che millenni or sono, una Dea arrivò su Gaia e che, piangendo, diede origine ad una fonte d'acqua. La leggenda dice anche che quella fonte abbia il potere di esaudire i desideri di chi la beve. Alle persone piace credere che l'acqua di questa fontana arrivi da quella fonte.>>
Spiegò l'uomo, mentre osservava la fontana e le persone intorno ad essa. Molte gettavano delle monete al suo interno, per poi esprimere un desiderio tra se stessi.

<< Lei ci crede?>>
Chiese Michael, incuriosito.

<< Nah. E' solo una stupida leggenda.>>
Rispose, alzandosi e dirigendosi verso la fontana.
Michael rimase sorpreso vedendo che anche l'uomo gettò una moneta nella fontana, per poi tornare a sedersi vicino a lui.

<< Non aveva detto non ci credesse?>>
Chiese Michael, con un sorriso malizioso in volto.

<< Oh, non ci credo... Ma dalla prima volta che sono arrivato qui, circa dieci anni fa, ho sempre fatto questa cosa. E' una routine per me: durante il festival, ci provo... Non sia mai che un miracolo faccia avvenire il mio desiderio...>>
Rispose poco dopo, mentre la sua faccia divenne scura per qualche istante.

Michael guardò l'uomo, intensamente, per qualche secondo senza proferire parola.

<< Se non risulto inopportuno... Potrei sapere cosa desidera?>>
Domandò, incuriosito dalle sue parole.

L'uomo rimase in silenzio per qualche secondo, mentre stringeva il pendente che teneva sul collo.
L'oggetto era connesso ad una catena color argento, era di forma ovale con delle piccole stelle bianche incise nel suo perimetro.

<< Prego di poter rivedere la mia famiglia, un giorno.>>
Disse poco dopo, voltandosi verso il ragazzo.

<< Ha... Perso i contatti con loro?>>
Domandò Michael.
Capì che aveva fatto una domanda inopportuna non appena l'uomo evitò di guardarlo negli occhi, abbassando lo sguardo.

<< Sono morti.>>
Rispose rapidamente.

Michael rimase in silenzio, con la bocca spalancata per qualche secondo sentendosi in colpa.

<< M-Mi dispiace... Non volevo...>>
Balbettò, venendo interrotto dall'uomo.

<< Non preoccuparti, è  tutto ok. E' successo così tanto tempo fa che ormai la ferita si è rimarginata...>>
Rispose, con un sorriso gentile in volto.
L'uomo abbassò lo sguardo, rattristandosi poco dopo.

<< Anche se ha lasciato una enorme e dolorosa cicatrice nel mio cuore, che tutt'ora mi fa male....>>
Aggiunse poco dopo, parlando tra se e se.

Jeremiah si tolse la collana, per poi afferrare il pendente. Premette un pulsante a lato, e rapidamente esso si aprì: una musica di carillon iniziò a suonare.

- E' triste... -
Disse Phoenix.

<< Si... E' una melodia triste...>>
Concordò Michael, ascoltando la musica che era originata dal piccolo pendente.

L'uomo mostrò la foto che era al suo interno al ragazzo.

<< Già... Loro però adoravano questo tipo di musica, per qualche motivo. Chi capisce le donne è un genio...>>
Rispose l'uomo, sorridendo, mentre la musica del carillon continuava in un loop infinito.

La foto raffigurava l'uomo e una donna con lunghi capelli grigi, mentre reggeva una bambina ancora in fasce tra le braccia, con un sorriso gentile in volto e gli occhi chiusi.

<< Si chiamava Marta. La incontrai durante un lavoro ad Avalon, circa venti anni fa. Era una fredda serata invernale: camminavo nelle strade, e una scena attirò la mia attenzione. Un gruppetto di ragazzini rideva a squarciagola. Ad un certo punto, un ragazzino di quel gruppo fece uno sgambetto ad una donna. Essa cadde al suolo come un sacco di patate, e iniziò a cercare il bastone con cui camminava: nonostante fosse davanti a lei, continuava a cercare il terreno con le mani... Sembrava non lo vedesse. Quel gruppo di ragazzini iniziarono a ridere più forte, sfottendo la donna. Infastidito mi mossi verso di loro, rimproverandoli e facendoli allontanare. Mi inginocchiai davanti alla donna, prendendo il bastone che stava ancora cercando , e lo poggiai nella sua mano. Lei sorrise, e alzò lo sguardo... In quel momento capii che era cieca. La aiutai a rialzarsi, ella mi ringraziò. Guardando i suoi abiti capii rapidamente fosse povera. Non ero abbastanza ricco per aiutare tutti, ma decisi di aiutare la sua famiglia, capendo che a malapena avessero i soldi per mangiare. Non passò molto tempo prima che ci sposammo... Credo passò meno di tre mesi. Pochissimo tempo dopo diede al mondo una bellissima bambina: la chiamammo Laura, come la madre di Marta. Era identica alla madre, Laura... Guardai una foto di Marta appena nata, e rimasi sorpreso dalla somiglianza che vi era tra le due. Questo pendente con al suo interno questa melodia... Lo avevo comprato per lei, per il suo compleanno. Ogni giorno, in segreto, facevo ascoltare la melodia a nostra figlia: esattamente come la madre, anche lei adorava questo tipo di musica. Non ho mai avuto la possibilità di darle questo regalo... Tre giorni prima del suo compleanno, accadde il disastro: una bestia ridusse in cenere il nostro villaggio... Uscii di casa qualche ora prima, venendo chiamato per un lavoro improvviso... Se fossi rimasto li... Forse oggi loro sarebbero ancora vive. Tornai a casa, e vidi il corpo privo di vita di Marta sotto una trave. Ero disperato, urlavo. Presi il suo bastone, e uscii di casa alla ricerca di Laura... Non la ho mai trovata. >>
Raccontò l'uomo, con le lacrime agli occhi.
Egli ascoltò la melodia del carillon per qualche secondo, in silenzio, stringendo forte il pendente con una mano e il bastone con l'altra, mentre le lacrime gli solcavano il viso.

Non appena la musica finì, prima che potesse cominciare di nuovo, chiuse il pendente interrompendola.
Si rimise la collana, per poi asciugarsi le lacrime con un fazzoletto che estrasse dalla tasca.

<< Mi dispiace, non avrei dovuto farti deprimere con una storia tanto triste. Voi ragazzi dovreste vivere tranquilli e spensierati, senza pensare a cose tanto tristi.>>
Si scusò l'uomo, sorridendo verso il ragazzo.

<< Capisco come tu possa sentirti, in verità... Anche se forse, la mia esperienza non è triste come la tua...>>
Gli rispose Michael, rattristandosi.
L'uomo lo guardò confuso.

<< Oh, spero proprio che tu possa non provare mai qualcosa di tanto devastante: ho pensato di uccidermi, parecchie volte. Ma lei non lo avrebbe voluto.>>
Gli rispose l'uomo, portandogli una mano nella spalla.

<< Sono cresciuto senza i miei genitori, non ho mai conosciuto mia madre... E anche mio padre è entrato a far parte della mia vita davvero poco tempo fa... Ho scoperto delle cose riguardo mia madre grazie a lui, ma... Non so se posso veramente fidarmi o meno.>>
Aggiunse il ragazzo.

<< Un padre non mentirebbe mai al suo figlio. Specialmente riguardo sua madre.>>
Gli disse l'uomo, cercando di sollevargli il morale.

<< Ne rimarresti sorpreso...>>
Rispose Michael, abbattendosi.

Una voce femminile attirò l'attenzione di Michael.

<< Mike! Hey, Mike!>>
Urlò la voce.

<< Lucy! Sono qui!>>
Rispose Michael, alzandosi e facendo segno con la mano.

La ragazza corse verso di lui, tenendo qualcosa in mano. Michael non riuscì a capire cosa fosse.

<< Che ne dici? Non è carina?>>
Domandò Lucy, mostrando al compagno cosa teneva in mano:
Era una collana con un piccolo pendente a forma di piuma rossa, metallica.

<< Ho pensato che questa piuma potesse ricordare Phoenix, e ho pensato di prenderla. Che ne dici, ti piace?>>
Domandò di nuovo, mostrandola a Michael.

<< Si, è molto carina. Direi ti calzi a pennello.>>
Rispose il ragazzo, sorridendo.

<< Oh, nono. Non è per me, la ho presa per te.>>
Gli rispose Lucy, facendogli segno di non muoversi.
Lentamente si mosse dietro di lui, mettendogli la collana nel collo.

<< Direi che ho buon gusto.>>
Gli disse subito dopo, fiera della sua scelta e gongolando.
Michael sorrise.
Poco dopo il suo sguardo cadde su Jeremiah, che fino a quel momento era rimasto immobile vicino a loro senza proferire parola.
Aveva gli occhi spalancati.

<< Uhm... Chi è quest'uomo?>>
Domandò Lucy all'orecchia del ragazzo, confusa.

<< Si chiama Jeremiah Evans... Ci ho parlato fino a poco fa.>>
Rispose Michael, sorpreso e confuso dalla reazione dell'uomo.
La scena successiva lo lasciò di stucco: 

<< Woah! Sta bene?! Cosa le prende?!>>
Esclamò Lucy, impanicandosi, mentre si mosse verso l'uomo.

Jeremiah aveva iniziato a piangere.

Un sorriso gentile apparve nel suo volto, mentre si asciugò le lacrime.

<< Non preoccuparti signorina... Non c'è alcun problema. Mi avete solamente ricordato me e mia moglie molti anni fa.>>
Rispose l'uomo.

<< E' sicuro di sentirsi bene?>>
Domandò di nuovo la ragazza, preoccupata.

<< Non serve preoccuparsi, stia tranquilla...>>
Le rispose, mentre, sorridendo guardò Michael.

<< Sai... Se mia figlia fosse qui ora avrebbe più o meno la vostra età. Sono sicuro che sarebbe cresciuta bella come la madre e che avrebbe trovato qualcuno che non la avrebbe abbandonata nei momenti difficili, come io feci con lei.>>
Disse, guardando il ragazzo dritto negli occhi.

<< Uhm... Ok?>>
Rispose Lucy, confusa, non capendo il discorso.

<< Sicuro stia bene?>>
Domandò all'orecchio del compagno, dubbiosa.

L'uomo mosse le labbra, come se volesse pronunciare una parola, senza però dirla.
Leggendo il movimento delle sue labbra, Michael riuscì a capire la parola che gli aveva detto l'uomo: 
"Grazie"

<< Tu... Sei...>>
Disse il ragazzo, realizzando qualcosa.

<< Il tuo nome è Lucy, giusto?>>
Domandò l'uomo, rivolgendosi alla ragazza, la quale rispose positivamente.

<< Vorrei regalarti questo, ormai a me non serve più.>>
Le disse, togliendosi la collana e porgendola alla ragazza.

<< Oh no, non posso assolutamente accettare, io->>
Disse, cercando di tirarsi indietro, ma l'uomo insistette.

<< Lucy... Prendilo e basta.>>
Le disse Michael, con una espressione seria in volto.
La compagna lo guardò con una espressione confusa, accettando il regalo dell'uomo.

<< Sei sicuro che sia la scelta giusta?>>
Domandò poco dopo a Jeremiah.

<< Va benissimo così. Grazie di tutto, Michael.>>
Gli rispose, guardando Lucy un'ultima volta.

<< Ho la netta impressione che stia per piovere.>>
Disse, rivolgendosi a Michael.

Lucy guardò il cielo: era sereno.

<< Non... Sta per piovere...>>
Rispose, confusa.

<< Si... Piove.>>
Aggiunse l'uomo, voltandosi e allontanandosi dalla coppia, svanendo poco dopo tra la folla.

<< Uh. Che strano uomo.>>
Disse la ragazza, confusa dopo l'accaduto, mentre teneva in mano la collana con pendente. 

Michael la guardò con una espressione rattristata.

<< Che c'è? Perché mi guardi come se fossi un cane bastonato?>>
Domandò la ragazza, confusa, mentre guardava l'oggetto.

<< Oh, ha un tasto.>>
Disse, premendolo:
Il ciondolo si aprì, e la ragazza mosse il coperchio per vedere la foto all'interno. Rapidamente partì la musica del carillon.

<< Oh, è un ciondolo con un carillon. Non ne fanno molti in giro. E' la famiglia dell'uomo questa?>>
Disse, mentre osservava la foto. Pochi secondi dopo si bloccò, sembrava pietrificata.

<< Questa sinfonia... Perché mi è così familiare... ?>>
Domandò, mentre ascoltava la triste melodia del ciondolo e guardando la foto.

<< Eh? Cosa? Perché?>>
Si chiese tra se e se, portandosi una mano nel volto, notando di aver involontariamente iniziato a piangere.

Di colpo smise di farsi qualsiasi domanda... Sbiancò.

Iniziò a correre nella stessa direzione nella quale era andato l'uomo, cercandolo tra la folla... Inutilmente. 
Urlò il nome dell'uomo, mentre la folla si allontanava da lei spaventata e sorpresa, più e più volte nella speranza che lui rispondesse, o di vederlo.
Capendo che fosse inutile, Lucy si inginocchiò nel terreno, mentre le lacrime continuavano a rigarle il volto. 
I suoi occhi erano rossi, e dava dei pugni nel terreno frustrata, mentre teneva il pendente nell'altra mano, aperto: la triste melodia si riversava nell'aria, mischiandosi alle sue urla e ai bisbiglii delle persone intorno a lei.

Michael la raggiunse rapidamente, inginocchiandosi dietro di lei e abbracciandola.

<< Andiamo indietro, Lucy...>>
Le disse, con una espressione triste in volto.
La ragazza si voltò verso il ragazzo, appoggiando il suo volto al petto del compagno.

<< Papà... Papà...>>
Erano le uniche parole che Lucy pronunciava con la sua voce spezzata dalle lacrime.
Per qualche minuto i due rimasero così, inginocchiati nel terreno, prima di venire avvistati da Zeke ed Emilia, che rapidamente corsero verso di loro, preoccupati.


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Fine volume 11, a presto con l'inizio del volume 12! Siamo quasi alla fine: questo volume dovrebbe essere quello conclusivo!




Shadows of  GaiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora