_TRENTOTTO_

816 55 0
                                    

Pov. Terri

Davanti a me, Abbie teneva una mano alzata pronta per colpirmi ancora. La guardai sorpresa, poi rivolsi la mia attenzione verso la seconda persona che mi aveva fermata. Axel mi teneva i polsi bloccati dietro alla schiena ed aveva le guance rosse per lo sforzo. Con uno strattone brusco mi liberai e mi avvicinai a Leonardo porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. Lui mi scoccò un'occhiata di ghiaccio con i suoi occhi che ora sembravano ancora più freddi. Fece per accettare il mio aiuto, quando la ritirai.
<non avvicinarti più a me o la prossima volta non sarai così fortunato> lo minacciai. Nei vetri ora il colore delle mie iridi era più ambrato che mai. Mi allontanai a grandi passi senza degnare minimamente i due assassini che sembravano avere disegnato in fronte due grossi punti di domanda.

Salii le scale e mi chiusi incamera, avevo già litigato abbastanza per una settimana intera. Mi tolsi il vestito e mi infilai il pigiama avevo intenzione di rimanere a letto finché tutto il nervosismo mi avesse lasciato. Fissai la finestra come se una voce dentro di me stesse cercando di convincermi ad uscire. Le tende bianche erano ferme davanti ai vetri, qualcuno era entrato e aveva riposizionato quella che Abbie aveva strappato via. Una cameriera forse. Adoravo quelle ragazze, non le vedevi mai gironzolare nel castello ma sapevi che c'erano perché ogni volta che lasciavi in disordine loro sistemavano tutto. Sembrava quasi una magia.
Sentii bussare alla porta, ma il mio sguardo non si spostò di un centimetro.
<Ter... i ragazzi sono andati> disse Abbie dall'atra parte della porta di legno.
<bene> parlai, in un sussurro. Probabilmente l'assassina non sentì nemmeno la mia risposta. Provò ad aprire facendo girare la maniglia. La serratura fece un suono metallico ma il legno non si mosse.
<fammi entrare dobbiamo parlare> disse seccata. Finalmente il mio sguardo si mosse, passò dalla finestra alla chiave d'oro che giaceva indisturbata nel suo buco.
<non voglio parlare> risposi a voce più alta perché mi sentisse.
<bene allora parlo io>. Sbuffai quando Abbie si metteva in testa qualcosa era difficile farle cambiare idea, ecco perché la maggior parte delle volte otteneva ciò che voleva.
<sei una maledettissima stronza! dovrei odiarti, hai lasciato che prendessero Kill, mi hai allontanato, sei venuta a disturbarmi quando non avevo nessuna voglia di tornare qui, hai creato solo casini e ora ti stai comportando come quando eravamo piccole. Ti chiudi in te stessa perché non sai gestire la rabbia, hai intenzione di rimanere in questa maledettissima stanza finché le cose non si sistemeranno da sole? Fai! Ma quando avrai bisogno di me non venire a cercarmi!> disse quasi urlando. Tirò un pugno alla porta facendo tremare il legno. La chiave cadde a terra producendo un rumore fastidioso.

La sentii camminare avanti e in dietro per il corridoio.
<e per la cronaca, mia cara, avresti anche potuto dirmi che kill era vivo! Perché Axel mi ha detto che l'hai sognato e sicuramente lo sapevi>. Quelle parole mi risvegliarono, scesi dal letto e recuperai la chiave, la feci girare il più velocemente nella serratura per aprire quella stupida porta. Quando riuscii ad uscire dalla camera Abbie era quasi alla fine del corridoio.

<aspetta! Adesso voglio parlare> dissi per attirare la sua attenzione. L'assassina non si fermò nemmeno, continuò a camminare aumentando il passo. Provai a correrle dietro ma sapevo che era inutile, non mi avrebbe fatto parlare.
<ricordati l'appuntamento con mio padre!> urlai. Dopo pochi secondi mi pentii di averlo fatto, quale amica dopo una litigata ti ricorda di una cosa del genere?

Quel pomeriggio Abbie non si presentò, probabilmente pensava di aver ricevuto abbastanza delusioni per un giorno solo. Mio padre si arrabbiò molto ma non alzò la voce, si limitò a movimentare tutte le sentinelle e gli assassini nella ricerca di quella donna testarda. Nessuno di loro però riuscì a rintracciare la cacciatrice, se non voleva essere trovata l'unica cosa che dovevamo fare era aspettare pazientemente. E sicuramente la pazienza non era una dote di famiglia.

Dopo qualche giorno una matricola rientrò nei nostri confini accompagnato dalla signorina Reaper. Lui camminava come se avesse appena vinto le olimpiadi mentre lei sembrava più rabbiosa che mai. Dal suo comportamento si poteva capire che non si era fatta trovare, era stata trovata o peggio interrotta e lei odiava essere interrotta. Quello stesso giorno mio padre ci convocò nella palestra e dopo un breve discorso pieno di battute sarcastiche rivolte ad Abbie ci presentò alle matricole.
<ricordo a tutti i giovani presenti che in caso di assenza ingiustificata da parte di una delle vostre istruttrici siete tenuti, anzi no, costretti a dirmelo> finì.
Ci rivolse un sorrisetto di vittoria e si avviò verso l'uscita della palestra.
<ah beh, facciamolo> esordì risistemandosi una ciocca ribelle.
<io sono Abigail Reaper, Abbie per i più bravi> spiegò facendo un passo avanti.
<quindi io posso chiamarti Abbie dall'inizio, fico!> disse un ragazzino moro e riccio. Faceva lo spavaldo perché era riuscito a trovare l'assassina e questo non gli avrebbe sicuramente fatto guadagnare punti.
<oh no! Non ci provare! Anche se fossi bravo solo la metà di quanto lo sono io mi chiamerai capitano> rispose lei facendo un passo verso di lui in segno di sfida. Gonfiò il petto e anche se era più bassa riuscì a intimidire il suo sfidante. Quella era una qualità di Abbie che avevo sempre invidiato.

Il ragazzo tornò tra le matricole senza aggiungere altro. Era il mio turno per le presentazioni e questa volta volevo rivelare a tutti la mia vera identità senza tanti giri di parole.
<io sono Terrore Demon> dissi cercando di assumere la stessa posizione di Abbie. Dei mormorii si diffusero tra gli studenti ed una ragazzina iniziò a ridere prima di darmi il tempo di continuare. L'assassina al mio fianco si fece strada tra le matricole e quando trovò la responsabile di quella risatina fastidiosa la prese per un braccio e la separò dal suo gruppo.
<nome> le ordinò.
<Iris> rispose lei con uno smagliante sorriso.
<bene Iris, cento flessioni> disse Abbie con la stessa espressione.
<ma...> protestò.
<centocinquanta>
Un verso di frustrazione uscì dalla gola della bionda ma senza altri pretesti iniziò il compito che le era stato assegnato.

<qualcun altro ha voglia di ridere?> domandai.
La cacciatrice sorrise soddisfatta, adorava essere a capo di qualcuno, dimostrare la sua supremazia e guardare gli sguardi diffidenti delle persone che la circondavano.
<come sapete alla fine dell'estate ci sarà la festa per l'apertura della caccia, i più bravi di voi potranno esibirsi insieme alla signorina Demon, quelli meno bravi puliranno la sala> concluse. Gli allenamenti iniziarono e nessuno dei ragazzi si lamentò, nemmeno uno sbuffo o un'occhiataccia. Niente. Quando congedammo le matricole Abbie sparì proprio com'era apparsa, insieme al ricciolino.

~SPAZIO AUTRICE~
Minacce ed insulti volano che è un piacere in questo capitolo!!!😱
I cagnolini lasciano le terre dei cacciatori e Abbie dopo essersi sfogata decide di sparire per qualche giorno.
Un misterioso ricciolino la riporta a casa 😏, e continua così la loro carriera da addestratrici.
Severe come non mai mettono subito in chiaro che a comandare sono loro facendo morire sul nascere qualsiasi gesto di insolenza.

Cosa avrà fatto Abbie nella sua "vacanza" fuori dai confini?
E perché frequenta il ricciolino?
Ma soprattutto in cosa consisterà l'esibizione della festa per l'apertura della caccia?

Commentate in tanti e lasciatemi anche qualche stellina!😘❤🌼

Terri Demon _(in Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora