_TRENTACINQUE_

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Pov. Terri

Per porre fine alle liti per i posti mio padre decise che i due assassini sarebbero andati con lui e che io e Leonardo li avremmo seguiti dietro sull'altra automobile. Dopo quella sentenza Axel si zittì come se si maledisse da solo. Leonardo si sistemò tranquillo sul sedile e prese possesso della radio cambiando canzone ogni volta che il tempo arrivava ad 1 minuto.

<sai i licantropi e i cacciatori hanno due stazioni radio diverse quindi se stai cercando qualche canzone che conosci smettila perché non c'è e perché inizi a dar fastidio> dissi dopo la decima volta che cambiava. Lui mi guardò stupito come se gli avessi detto qualcosa di strano.
<anche la radio è diversa... eppure eccoci qui, un lupo e una cacciatrice nella stessa macchina e con lo stesso obbiettivo> rispose.
<salvare Alice non è il mio obbiettivo, lo faccio solo per Raffaello> dissi.
<voglio solo dire che non siamo così diversi... cioè noi due intendo... come se fossimo due cose molto diverse ma che se guardi bene si somigliano>. Iniziò a gesticolare per riuscire a spiegarsi, ma la cosa non gli riuscì troppo bene. Ricominciò a spiegare ma le cose sembravano ancora meno chiare del primo tentativo, poi si interruppe bruscamente, puntò il suo sguardo sulla radio, aspettò qualche secondo e cambiò canzone. Di nuovo.

<senti non so cosa ti stia passando per la mente ma ti spezzo il braccio se tocchi ancora quel tasto> lo minacciai. Ci guardammo negli occhi e lui impallidì.
<primo: quando torniamo ricordami che devo dirti una cosa. Secondo: hai gli occhi del colore sbagliato>
<cosa?>.
Guardai nello specchietto retrovisore e rimasi qualche secondo a pregare di essere daltonica, ma purtroppo le mie iridi erano di un azzurro più intenso del solito. Sembravano due ghiacciai.

<attenta!> urlò improvvisamente Leonardo. Il mio sguardo tornò sulla strada, frenai di colpo per non tamponare la macchina di mio padre che si era fermata davanti ad una piccola strada sterrata con due guardie ai lati. Leonardo mi guardò spaesato, sentii improvvisamente il battito del suo cuore aumentare di qualche pulsazione. I tirapiedi di mio zio si avvicinarono alle macchine per controllare i passeggeri al loro interno e le pulsazioni aumentarono, tum tum, tum tum. Mio padre fece scendere il finestrino e dopo due parole le guardie lo lasciarono passare avvicinandosi alla nostra macchina. Le pulsazioni si fecero sempre più veloci, tum tum, tum tum.
<calmati> sussurrai a Leonardo. Presi da un cassetto i miei occhiali da sole e me li infilai.

Un ragazzo moro bussò al finestrino ed io lo feci scendere lentamente. Gli rivolsi uno sorriso amichevole e le sue labbra si mossero producendo parole incomprensibili. Il cuore del licantropo mi risuonava come un tamburo nelle orecchie.
<cosa?> chiesi. La guardia si appoggiò alla portiera e mi rivolse un sorriso sornione.
<ho detto: levati gli occhiali dolcezza> ripeté.

Il cuore di Leonardo si fermò. Aprii lo sportello della porsche facendo indietreggiare il ragazzo.
<prova a chiamarmi ancora "dolcezza" e ti garantisco che la prossima volta che ci vedremo starai penzolando da un albero con una graziosa collana di corda intorno al collo> lo minacciai.
Lui si mise sull'attenti, si sistemò il cappello con lo stemma di mio zio e si schiarì la voce.
<si tolga gli occhiali signorina Demon> disse. Eseguii il suo ordine a denti stretti, non mi piaceva essere comandata.

La mia mano si spostò velocemente sulle aste degli occhiali e con un leggero movimento lo tolsi. I nostri occhi scintillarono per il riconoscimento e dopo qualche secondo il ragazzo ci diede il permesso di andare.
<sono tornati gialli, come hai fatto?> chiese Leonardo.
<non lo so ma non devono più cambiare colore, almeno per oggi> dissi schiacciando l'acceleratore. Parcheggiammo le Porsche davanti al castello di mio zio. Era quasi del tutto identico a quello di papà solo che questo era più piccolo e per certi versi più sporco. All'entrata non c'era nessuna guardia, come se si fossero dimenticati di noi. Mio padre si avvicinò al portone e dopo averlo controllato per qualche minuto lo aprì. La porta cigolò mostrando un corridoio lungo e vuoto. Attaccate alle pareti c'erano file di torce, ma la luce prodotta dal fuoco non riusciva a rischiarare tutto.

Terri Demon _(in Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora