_TRENTANOVE_

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Pov. Raffaello

Erano le cinque del pomeriggio e come ogni giorno mi stesi sull'erba vicino ai confini dei terreni dei cacciatori. Iniziai a guardare le nuvole che si muovevano lente nel cielo quando un'ombra mi si sdraiò accanto.
<sai cosa odio?> mi chiese, girandosi verso di me. Era appoggiata su un fianco e teneva la testa sopra la mano destra. I suoi capelli rosa risaltavano sull'erba ed alcuni le ricadevano sul viso infastidendola.
<cosa?> chiesi, anche se non ero molto curioso. Abbie si sdraiò nuovamente sul prato ed iniziò a fissare le nuvole.
<le persone> rispose, la sua voce era quasi assente. Aspettai per qualche secondo che mi spiegasse da sola il motivo del suo odio, ma non lo fece. Mi girai verso di lei imitando la sua posizione.
<non hai mai visto le nuvole?> domandai prendendola un po' in giro. Le sue sopracciglia si avvicinarono dando vita ad una piccola ruga. La si poteva notare solo a distanza ravvicinata e la cosa mi faceva sempre sorridere.
<certo che ho già visto le nuvole, idiota> rispose bruscamente. Già da tempo avevo iniziato a pensare che ci trovasse gusto a chiamarmi così. Idiota. Sembrava quasi un complimento detto da lei.
<solo che sono così bianche oggi> commentò. I suoi occhi marroni sembravano più chiari al sole e adesso i suoi capelli formavano una corona rosa intorno alla sua testa. Sembrava una di quelle donne dipinte in un quadro. Un corpo niente male, un viso sereno con un velo di oscurità e segreto, gli occhi sognanti e il tocco di stravaganza giusta fornito dal colore dei suoi capelli. In fondo riuscivo a capire perché ad Axel piacesse tanto.

<perché?> chiesi. Un'altra ruga le si formò sulla fronte.
<che ne so io, ti sembro forse una meteorologa?> rispose senza mai distogliere lo sguardo dalle nuvole. Mi sdraiai di nuovo sul prato appoggiando delicatamente la schiena a terra e trattenni una piccola risata.
<intendevo, perché odi le persone?>.
<ahh>.
Fece un respiro profondo e rilassò le spalle sistemandosi sull'erba.
<oggi è il giorno della festa, tutti possono partecipare, compresi i licantropi, basta avere il biglietto e per tua fortuna io ne ho tre> disse estraendo dalla tasca due foglietti bianchi. Li presi e notai il logo della famiglia Demon inciso nella filigrana.
<tu e Leonardo dovrete indossare qualcosa di elegante e questa volta non potrà cacciarvi nessuno, nemmeno il padre di Terri> commentò con uno strano sorriso sulle labbra. Si rialzò da terra e si strofinò i vestiti energicamente per togliere i fili d'erba che le si erano appiccicati sulla giacca.
<vi verrò a prendere alle nove siate puntuali> mi ammonì guardandomi dall'alto al basso. Poi si girò di scatto e fece qualche passo verso i confini.
<aspetta> dissi io quasi rassegnato. Era da quando eravamo stati cacciati che tutti i giorni alle cinque in punto veniva da me e si fermava per qualche ora. Iniziava con discorsi banali, talvolta strani e alla fine dopo avermi spiegato il vero motivo per cui era venuta se ne andava senza rispondere alle mie domande, suscitando così in me una strana curiosità per i suoi discorsi.

<perché odi le persone?> chiesi di nuovo. Tutte le volte mi meravigliavo di quanto fosse brava nel farmelo fare e quasi tutte le volte lei mi rispondeva con un sorriso e se ne andava.
<perché sono così prese da loro stesse che non vedono i problemi degli altri o semplicemente li ignorano e la cosa mi fa diventare matta> rispose tranquillamente. Sorrisi dolcemente, non avevo mai incontrato nessuno con un carattere del genere e la cosa mi rendeva felice. A volte era lunatica ma nessuno sapeva rispondere alle persone come faceva lei. A tutto c'era un motivo nel suo mondo e spesso lo faceva sembrare una cosa banale, su cui riderci. Un giorno però avevo intuito che in lei c'era qualcosa che non andava. In una parte del suo cuore giaceva, ancora aperta, una ferita che non poteva essere riconducibile a killian.

La osservai andare via mentre una domanda continuava a rimbalzare da una parte all'altra del mio cervello: "cos'era successo ad Abbie?" Mi alzai e tornai a casa mia per avvertire Leonardo delle novità.
Dopo "l'esilio" lui e Tom si erano trasferiti da me, sotto il consenso di mio padre. Eravamo diventati una grande famiglia felice, tranne per il fatto che Leonardo non poteva vedere, nemmeno per sbaglio, Tom. Ogni giorno litigavano per qualcosa di diverso. Prima per i cacciatori, poi per gli strani oggetti del biondino, per come si prepara un panino...

Terri Demon _(in Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora