3. Camomilla

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La sveglia inizia a suonare, prima del previsto ma devo assolutamente ripassare letteratura per un'ultima per l'interrogatorio e che subirò alla prima ora.

Così ripasso per una quindicina di minuti e poi mi dedico alla mia routine mattutina. Mi infilo dei skinny jeans, una t-shirt grigia.
Mi infilo le mie Nike bianche e infine un giacchetto in jeans.
Mi trucco poco, come al mio solito, con un filo di mascara e burro di cacao per cercar di placare l'aridità delle mie labbra.

Dopo dieci minuti mi trovo all'entrata della scuola, mi siedo su uno assalto a testa china controllo i vari social e cerco di sembrare il più occupata possibile per evitare ogni tipo di sguardi.

Durante l'interrogazione cerco di parlare fluentemente, senza lasciar trasparire nessuna titubanza.
Alla fine il professore mi comunica che il mio voto è una B.

«Kels, allora verso le quattro e mezzo passo da te.» ribadisce Jennifer.
«Io e la solita camomilla ti aspettiamo.» dico dandole un abbraccio caloroso per poi dividerci prendendo strade diverse.

La prima cosa che noto percorrendo il vialetto che porta verso casa mia, è l'Audi di ieri pomeriggio, parcheggiata al solito posto.
Incuriosita, la scruto attentamente ed entro in casa.
«Già fai le fusa?» chiedo chiudendo la porta alle spalle per poi prendere la piccola paletta di pelo tra le braccia.
Mi preparo un toast e salgo in camera dandomi subito sotto con i compiti.

Finito il tutto mi dedico un po' alla musica.
Faccio partire IDGAF di Dua Lipa e la canto ad occhi chiusi con una parte del mio corpo fuori dalla porta scorrevole così da respirare un po' di aria fresca.
Non ho tempo per scegliere un'altra canzone fa cantare che suonano il campanello.

«So baby, tell me where your love lies» canto la parte iniziale di Love Lies di Khalid e Normani aprendo la porta.
Ormai è il mio tormentone.
«Waste the day and spend the night, Underneath the sunrise, Show me where your love lies» canta Jennifer, chiudendo la porta e continuammo fino alla fine.
Preparo le nostre amate camomille ed andiamo a sorseggiarla in camera mia.
«Così Alan ti ha chiesto se volevi andare al
ballo di fine anno con lui?» chiedo sorpresa.
«Si! Te ne rendi conto? Gli sbavo dietro da quando eravamo in terza elementare!!» urla Jennifer.
«Non sai quanto sono felice per te!» dico abbracciandola calorosamente mentre la mia mente mi riporta ai suoi discorsi logorroici di quando mi descriveva ogni centimetro di pelle di quel benedetto ragazzo dipingendolo come un vero e proprio Dio.
«Grazie tesoro. Ma tu invece quando mi presenterai un bel maschio?» chiede Jennifer.
«Jen, ti prego, non farlo mai più.» dico ridendo.
«Cosa?» chiede.
«Parlare in quel modo.» preciso tirandole un cuscino in piena faccia.
Pa guardo e sembra aspettate una mia risposta così sbuffo guardando il soffitto.
«Quando avrò cinquant'anni e mi iscriverò a un sito di incontri, ti farò sapere.» dico seria per poi guardarla e scoppiare in una fragorosa risata.

Distolgo un attimo lo sguardo da lei per guardare la luce accesa di una camera dei vicini che era posizionata proprio davanti alla mia camera.

«Che succede?» chiede Jen notando la mia serietà.
«La luce del vicino è accesa.» dico, continuando a guardarla.
«Anche la tua, che c'è di anormale?» chiede.
Sbuffo, per la sua incapacità di cogliere i miei pensieri al volo nonostante tutti questi anni trascorsi assieme.
«È la prima volta che la vediamo accesa, non ci hai fatto caso?» chiedo.
«Hai ragione. Sarà la camera degli ospiti.» dice Jen.
«Hai ragione! È da ieri che c'è una Audi nera parcheggiata davanti a casa loro.»
«Mistero risolto. Speriamo sia un bel ragazzo. Speriamo che la ragazza abbia tipo un cugino. A proposito, lei l'hai mai vista?» mi chiede.
«Si ma di spalle. Non sembra tipa che vuole essere vista.» dico ripensando alla ragazza dall'aria misteriosa.
«Un po come te. I suoi li hai mai visti?» chiede.
«Si, mia madre ci ha pure parlato e mi ha detto che sono davvero gentili.» dico.

«Okay cambiando argomento hai già pensato al vestito.» Jen mi chiede stendendosi al mio lato.
«Che vestito?» chiedo mentre cerco di far mente locale.
«Quello per il ballo stupida!» dice sbuffando.
Non riesco a trattenermi così finisco a ridergli in faccia.
«Io non ci vengo.» dico.

Everything means nothing if I can't have you ||Shawn Mendes||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora