Capitolo 89

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Questo capitolo vi soprenderà, buona lettura!❤

- Ale, ti prego, apri questa porta!
Sento che sta parlando al telefono con qualcuno ma non capisco: chi cazzo deve chiamare alle 4 del mattino? Sento anche i suoi singhiozzi che mi fanno stringere il cuore, però non riesco a capire cosa dica. Voglio solo entrare e parlare con lei, non ho intenzione di toccarla o fare nulla.
Così mi siedo davanti alla porta, poggiando la testa sul legno freddo, aspettando che mi apra.
Sinceramente non so nemmeno cosa dirle, ma sento di doverlo fare. Mi sento un po’ un coglione in questo momento perché non so decidermi, ma solo adesso mi sono immedesimato nell’indecisione che la mia Ale ha avuto tutto questo tempo.
Dopo un po’ sento la serratura scattare così mi alzo ed entro nella camera.
Sinceramente in boxer sento leggermente freddo ed Ale, notandolo, mi lancia una mia vecchia t-shirt bianca che le avevo regalato.
Lei nel frattempo si è messa una maglia consumata e dei pantaloncini, poi nel silenzio si strucca con un dischetto.
- Ale, io non so se voglio lasciarti.
Lei però non mi risponde, mi lascia in un silenzio insopportabile.
- Ale, ti prego, rispondimi.
Ancora nulla, si mette solo il pigiama e si spazzola i capelli. Per fortuna ha smesso di piangere, perché odio vederla triste, ma anche il silenzio mi distrugge.
- Puoi dormire con me, ma solo per stanotte. Da domani non staremo più insieme.
Il gelo e la fermezza con cui lo dice mi spiazza e mi distrugge. Non credevo sinceramente che avrebbe mai detto qualcosa del genere, né so se è veramente ciò che desidera: potrebbe anche dirlo per  quello che è successo prima ma non volerlo.
- Ale, io ti amo.
- Anch’io ti amo, Tris. Ma ci fa bene stare soli per un po’, fidati.
Si infila sotto il lenzuolo dandomi le spalle, come se volesse innalzare un muro tra di noi. Così le cingo la vita da dietro, per colmare quel vuoto che aveva creato la distanza.
- Ti aspetterò, Ale, ti aspetterò.
Così, entrambi tristi, ci lasciamo accogliere fra le braccia di Morfeo.

Mary’s P.O.V.

Brad si appoggia sul mio seno sfranto e con la fronte imperlata di sudore, sussurrandomi di amarmi.
Mi rigiro i suoi ricci fra le dita mentre a fatica riprendo la respirazione.
Lo ammetto, sono debole: non sono riuscita a rispettare il mio vieto del sesso, mi ha troppo tentata e ho ceduto. Però in fondo possiamo divertirci solo qui a Verona, dunque è importante cogliere ogni occasione: carpe diem, no? Okay, questa scuola mi sta facendo male.
- A che pensi? - dice a fatica baciandomi le labbra. Esce da me e si sdraia al mio fianco, guardandomi negli occhi.
- Nulla, Brad. Solo al fatto che ti ami.
In realtà questa filosofia di vita del carpe diem la sto adottando da quando il dottore McDrought mi ha detto che devono operarmi a fine mese e anche se nascondo tutto mi spaventa.
So che i medici saranno in grado di condurre egregiamente l’operazione, ma se dovesse andare male? È il tarlo che ho fisso nella mente, un pensiero costante.
- Mary, andrà tutto bene.
- Come ... ?
- Per me ormai sei un libro aperto, piccola principessa: non ho più bisogno di trovare la chiave per aprire il sigillo.
- Brad, suona un po’ male questa frase. - scoppio a ridere per il doppio senso e lui mi prende in giro, criticando scherzosamente la mia poca maturità davanti ad una dedica d’amore.
In quel momento mi squilla il cellulare e vedo sul display che è Ale: cosa vuole alle 5 del mattino? Cosa è successo?
- Pronto?
- Mary, Tris ...
- Tris, cosa, Ale?
- ... mi ha mollata.
Oh cazzo. Rimango pietrificata: Ale ora sta soffrendo da sola, io non sono con lei.
Sento però attraverso il cellulare un bussare continuo ma non capisco chi sia, finché non sento mio fratello urlare “Ale, ti prego, aprimi!”.
Lei intanto singhiozza senza tregua e io mi sento impotente in questo momento.
- Ale, ascoltami, dimmi quello che è successo.
- Siamo usciti stasera per andare in un locale. Tris all’inizio era distaccato, poi ha cominciato a flirtare e io mi sentivo felice, perché credevo che a piccoli passi ci stessimo riavvicinando. Invece poi a casa mentre facevamo l’amore , e per ben tre volte, Mary, tre!, sapevo mi avrebbe lasciata. Così è stato, dopo avergli detto che lo amo e lo voglio.
Riscoppia in lacrime e in questo momento non so cosa fare, vorrei tanto essere lì con lei, passarle una mano fra i capelli e abbracciarla.
- Stavi facendo sesso, vero? Sento il fiatone. – dice sussurrando – Quindi ora sono anche una pessima amica.
- Non pensarci neanche a dirlo! Ale, tu sei fantastica, okay?
- E perché Tris non mi vuole?
Intanto Brad cerca di capire cosa sia successo dai miei sguardi e dalle mie parole. Mimo con le labbra Tris e Ale e lui capendo mi suggerisce di mettere il vivavoce.
- Ale, lui ti ama, io sono sicura di questo, però dopo quello che è successo capisci bene che ha difficoltà a sapere se vuole stare con te o meno.
- Ma ho detto di amarlo!
- Ale, a volte le parole non bastano. Servono dei gesti, delle azioni che lo conquistino, capito?
Brad mi sottrae il cellulare di mano per parlare con Ale: in fondo è la sua migliore amica.
- Ale, sono Brad, ascoltami. Piangere non serve ad un cazzo, okay? Devi rialzarti. Se lui non ti vuole è un problema suo, va bene? Hai miliardi di ragazzi che ti vanno dietro: sai quanti amici mi chiedono il tuo numero? Ora, ascoltami: apri la porta a quel poveraccio che aspetta di parlare con te.
Sentiamo un sospiro e poi Ale sussurrare un okay.
- Non mi sembri convintissima.
- Lo sono, gli apro.
- Vai, campionessa. Sappiamo che sarai grande.
- Grazie Brad, grazie Mary.
- Fammi sapere tutto, Ale, mi raccomando. Sii forte. Ti voglio bene, lo sai.
- Ti voglio bene anch’io, Mary.
Attacchiamo la chiamata e Brad sospira, tirandomi vicino a lui per abbracciarmi.
- Brad … sai che sei davvero sexy quando fai l’amico premuroso? Poi con quel tono …
Mi distacco per mettermi a cavalcioni su di lui completamente nuda e scosto i capelli dietro inarcando la schiena, lasciando in mostra il seno. Bagno leggermente le labbra, perché so che questa mossa gli piace.
- Davvero? – lo dice con una voce rauca che mi fa piace da morire.
- Già, decisamente.
Sfioro il suo petto schiudendo le labbra, mentre muovo appena il bacino.
- Mary, per caso stai pensando ad un secondo round?
- Non so, Brad, tu cosa vuoi?
Sento già la sua erezione premere sulla mia intimità, ma primo voglio ancora giocare un po’ con lui. Passo una mano sul capezzolo giocandoci un po’, dopo la faccio arrivare all’altezza della mia intimità, ma lì mi fermo.
Mi sposto da Brad e gli sussurro un buonanotte prima di dargli le spalle e chiudere gli occhi.
Brad si alza per andare in bagno perché deve sistemare la situazione in cui l’ho messo.
- So che sei sveglia, stronza! – urla dal bagno facendomi ridere.
Quando torna mi fa aprire gli occhi per dirmi che avrà la sua vendetta, ma non capisco cosa voglia dire finché non comincia a farmi il solletico: scorretto il ragazzo. Così rido e lui con me: mi solletica mentre mi sussurra dicendo scherzosamente che gli voglio male.
Quando si ferma ho ancora i postumi della risata, ma riesco a riprendere fiato poco dopo.
- Ti amo, Mary.
- Ti amo, Brad.
- Forse ora conviene dormire un po’, altrimenti stasera non posso portarti dalla mia sorpresa.
- Hai una sorpresa per me?
- In realtà ne ho preparate per tutto il mese … ma quella di stasera spero ti piaccia davvero. – si stende facendo aderire il suo petto alla mia schiena cingendomi la vita con le braccia – Notte, piccola principessa. – e mi bacia il collo.
Alla fine ci svegliamo alle nove e mezza e decidiamo di sbrigarci a vestire per fare colazione fuori. Così io e Brad ci facciamo una doccia al volo, stavolta separatamente, per poi vestirci. Metto dei bermuda beige con una canotta bianca messa dentro i pantaloni ed un cappello di Brad bianco, che lui mi toglie dalla testa per indossarlo.
- Adesso non farmi il vieto del sesso per un cappello, eh. – scherza prendendomi per i fianchi e baciandomi le labbra.
Prendo i Rayban e il mio zainetto bianco con tutto il necessario prima di scendere in un bar vicino la piazza principale che ci hanno consigliato alla reception. Ci sediamo ad un tavolino sotto gli ombrelloni mentre osservo la gente per strada e questo sole che illumina la città.
Brad mi tiene per mano mentre aspettiamo il nostro ordine, cioè un mio cappuccino e brioche (solo perché i cornetti ci sono a Roma) e un’English breakfast per Brad. Io non ho potuto non ordinare una bella colazione italiana perché mi è mancata, in particolare quel buon caffè espresso che non trovi da nessun’altra parte.
Oggi, non so perché, sento che sarà una bellissima giornata e sono pronta a visitare tutto.
- Oggi che abbiamo in programma, guida turistica?
- Simpatico, davvero.
- Non sono io quello con la cartina e penna alla mano …
Vero: ho occupato tutto il tavolino con la mia cartina gigante e una penna nera per cerchiare i posti e fare il punto della situazione.
- Allora … Ieri abbiamo fatto da Piazza Bra con l’Arena fino a Piazza delle Erbe , giusto? Quindi oggi ripartiremo da lì per fare Torre Lamberti, le Arche Scaligere, proseguendo per Corso Porta Borsari, poi su Via Roma c’è Castelvecchio che è assolutamente da vedere e …
- Mary, calma. – ride Bradley mentre arriva la colazione e, non sapendo il cameriere dove poggiare i piatti, glieli faccio mettere sopra la cartina – Tu non stai progettando una pausa per i miei piedi.
- Scusami! È che voglio rivederla bene un’ultima volta, capisci?
- Ehi … - mi accarezza una guancia – Cercheremo di vedere tutto, promesso. Però ce la facciamo a rientrare per le sei? Così poi alle sette e mezza andiamo a mangiare.
- Perché?
- Ho prenotato da una parte …
- La sorpresa!
- Esatto. – mi sorride prima di infilare in bocca una forchettata di fagioli mentre sorseggio il mio cappuccino e addento affamata la brioche.
Vorrei proprio sapere dove mi porterà, sono molto curiosa, soprattutto se si tratta delle sorprese di Brad, che sono sempre magnifiche e romantiche. Riesce sempre ad agire in segreto senza che mi accorga mai di nulla: ha un certo talento per questo.
Quando finiamo di mangiare paga al posto mio nonostante le mie proteste e mi aiuta a piegare la mostruosa cartina, cosa che alla fine non riusciamo a fare. Così cominciamo a camminare, fermandoci spesso a fotografare la strada: amo Verona, mi ricorda un periodo felice della mia vita, un periodo in cui la mia famiglia era un tutt’uno. Mi manca anche mio fratello James in realtà, ma lui ormai ha una ragazza fissa da anni e ha altro a cui pensare: chissà, probabilmente fra non molto si sposeranno molto.
- Mary, a che pensi?
- Sai, una volta andavo in vacanza a Verona e a Roma ogni estate, poi in altri posti in Italia per stare con la famiglia. Sì, giravamo anche il mondo, ma non mancava occasione di andare a trovare i parenti , ed era bello, Brad. Stare tutti insieme, mangiare, camminare per la città, cantare, giocare a carte … Mi manca la mia famiglia unita.
- Ehi … - mi abbraccia da dietro cingendomi la vita – So che ti mancano i tuoi e il tuo fratellone ma con tua madre stai riallacciando i rapporti e tuo papà ha mostrato interesse nel recuperare il tempo perso. E poi, mia piccola principessa, ci siamo sempre noi come tua famiglia, anche se siamo un po’ disordinati e caciaroni.
Mi giro verso di lui per stringerlo fra le mie braccia per ringraziarlo. Brad ha quella capacità impressionante di tirare fuori la parola giusta al momento adatto, è una delle sue tante qualità che amo.
Lo prendo per mano e continuiamo per il nostro giro.

Make me crazy [b.w.s.] (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora