La mattina seguente, il primo a svegliarsi fu Jin che, quando vide il divano occupato da un ventenne dormiente e a petto nudo, sobbalzò sul posto.
«Yah! Jungkook! Ti sembra il caso di dormire in questo modo?».
«SHHHHH! Non ha dormito la scorsa notte, fai silenzio!» sibilò Taehyung, avvicinandosi al moro in punta di piedi.
«Perchè?».
«Si è sentito male».
I due fecero colazione senza dire una parola, cercando di non svegliare Jungkook.
«Ehm... non vorrei rovinare il buongiorno, ma Jungkook è completamente spaparanzato sul nostro divano, per giunta seminudo» disse Jimin, indicando il minore.
«Vieni qui e fai silenzio» mormorò Jin. «Si è sentito male, quindi Taehyung l'ha aiutato a dormire più tranquillo».
«Cos'ha avuto?» domandò il biondino, rivolgendosi a Tae.
«Penso un po' di tachicardia. Mi ha detto che sentiva caldo, sudava freddo e il cuore gli batteva forte» spiegò lui, passando lo sguardo da Jimin a Jin.
«Accidenti, roba seria».
«Dici che dovremmo farlo controllare da un medico?» propose Jin, osservando la figura di Jungkook ancora dormiente.
«Non saprei, sarà stata una cosa passeggera».
Poco dopo, anche gli altri membri si svegliarono, ed ebbero tutti la stessa reazione quando videro il povero Jungkook esausto sul divano. Taehyung spiegò ad ognuno di loro cosa successe la sera prima, erano abbastanza preoccupati per la salute del minore.
«E se succede un'altra volta?» domandò Hoseok.
«Lo porteremo dal medico, in un modo o nell'altro starà meglio».
I sei sparecchiarono la tavola dopo aver finito la colazione, poi, dato che avrebbero avuto una riunione alle dieci in agenzia, dovettero svegliare anche Jungkook.
«Ehi, dai svegliati» sussurrò Taehyung, scuotendo leggermente il corpo robusto del minore. «Dai piccolino, dobbiamo andare in agenzia».
«Sei per caso sua madre da chiamarlo "piccolino"?» ribattè Yoongi, mentre Jimin rideva sotto i baffi.
«Stai zitto hyung».
Dopo pochi istanti, Jungkook aprì leggermente gli occhi. Li sgranò un po' prima di alzarsi dal divano completamente.
«Ciao Taehyung» disse lui, strofinandosi la faccia visibilmente stanca.
«Dobbiamo essere in agenzia in meno di un'ora, ce la fai a prepararti?».
«Sì, sì. Vado subito».
Jungkook dovette tenersi ai muri dell'appartamento per non cadere a terra come un sacco di patate. Si vedeva lontano chilometri che era stravolto, dopo tutto aveva dormito solamente un paio d'ore.
Ma, dopo dieci minuti chiuso in bagno, tutti furono pronti per dirigersi agli studi.***
Kyung-Mi si alzò esattamente alle nove, con il sole mattutino di Seoul sul viso. La sera prima era crollata verso le dieci, subito dopo aver finito di montare le fotografie ed essersi messa il pigiama.
Si alzò e si preparò immediatamente per essere puntuale alla riunione con il manager dei ragazzi.Grazie al navigatore della sua auto, riuscì a trovare la Big Hit in meno di quindici minuti. Varcò l'entrata dalle porte di vetro esattamente alle dieci meno cinque, così da avere tutto il tempo per trovare l'ufficio dell'uomo e consegnargli la chiavetta con tutto il servizio fotografico.
«Salve, lei è?», una donna minuta ed elegante le venne incontro. Intorno al collo teneva una collana, alla quale era attaccata una targhetta con il suo nome.
«Park Kyung-Mi» le rispose.
«Mi segua» disse, dopo aver controllato al computer che il nome della bionda fosse registrato.
La donna le fece percorrere lunghi corridoi illuminati dalle luci degli uffici; Kyung-Mi riuscì a vedere i dipendenti all'opera grazie alle pareti di vetro.
«Bang PD la sta aspettando all'interno del suo ufficio, la seconda porta a destra».
«Grazie mille». Kyung-Mi si inchinò prima che la segretaria sparisse dalla sua vista.
La bionda bussò tre volte alla porta di legno, poi sentì un "avanti" quasi impercettibile che le diede il consenso di aprirla.
«Buongiorno, fotografa Park», il manager dei Bangtan era seduto su una sedia di pelle nera, dietro la sua scrivania ordinata. L'ufficio era come se l'era immaginato, moderno ed impeccabile. L'unica cosa che non si sarebbe aspettata di trovare erano i sette ragazzi posti uno accanto all'altro, su delle poltrone anch'esse nere.
«Salve Ahjussi», s'inchinò nuovamente, avanzando verso l'uomo. «Mi ha portato qui una segretaria, non pensavo stesse parlando con il suo gruppo».
«Non si preoccupi, avevamo appena finito di parlare» disse. «Potete andare».
I ragazzi si alzarono, facendo un inchino prima al loro manager, poi a Kyung-Mi.
«Si sieda».
Lei fece come le ordinò l'uomo, posando la sua borsa bianca accanto alla poltroncina.
«Ha portato le foto?».
«Certamente» rispose. Kyung-Mi prese dalla tasca della sua giacca di pelle la chiavetta, dentro la quale erano salvate tutte le foto del servizio fotografico. La porse al manager, che la ringraziò con un sorriso.
«Ottimo lavoro, queste usciranno la data della rilascita dell'album».
«Che sará?».
«Verso metá settembre, ancora non si è decisa una data».
Kyung-Mi annuì, appoggiando la schiena contro la poltrona.
«Ora, però, voglio parlarle di cose serie».
L'uomo mise davanti alla ragazza un documento stampato ed una penna stilografica. Non capì immediatamente cosa volesse dire, almeno non fino a quando Bang PD iniziò a parlare.
«Il nostro precedente fotografo si è licenziato a causa di un imprevisto in famiglia, per cui ha dovuto rinunciare al suo posto in agenzia. Ora, vorrei che lei accettasse la mia offerta e venisse a lavorare con noi» le spiegò, lasciandola per un attimo senza parole.
«Scusi, non penso di aver capito bene».
«Sto dicendo che, se vorrà, potrá diventare a tutti gli effetti una fotografa dei Bangtan Soyeondan. Fará parte del nostro staff di addetti, avrá una postazione tutta sua qui, in agenzia, e il suo stipendio si duplicherà rispetto a quello precedente».
Kyung-Mi rimase per qualche secondo ad osservare l'uomo davanti a lei. Stava accadendo tutto senza un minimo controllo, ancora doveva realizzare di essersi svegliata.
«Ma io ho anche il mio ufficio da mantenere».
«Non sto dicendo di abbandonarlo, di sicuro ha altro personale, no?».
«Certamente».
«Può lasciare la gestione a loro e potrebbe andare a supervisionare ogni tanto».
«Quindi, in parte, mi sta dicendo di lasciare il mio lavoro allo studio per poter venire qui?».
«No, forse non ci siamo capiti bene» disse, ridacchiando. «Le sto solo offrendo un altra occupazione. Lei, se accetterà quest'altro lavoro, potrá comunque continuare ad essere gestore e capo del suo studio, ma avrá un aumento di stipendio a causa del suo lavoro anche qui, in agenzia».
Kyung-Mi continuò a rimanere in dubbio. Prese il documento fra le mani, leggendo attentamente ogni singola frase. Tutto era esattamente come gliel'aveva spiegato il manager, quindi era nella norma.
«Quindi, accetta?».
Lei ci pensò su, prima di prendere la penna ed annuire. Scrisse il suo nome nell'apposito spazio, per poi consegnare il documento all'uomo.
«Benvenuta alla Big Hit, Park Kyung-Mi».
Lui prese da un angolo della sua scrivania alcuni oggetti, porgendoli alla ragazza sorridente. C'era un tesserino uguale a quello che portava al collo la segretaria che l'accompagnò fino all'ufficio, però c'era la scritta "Park Kyung-Mi" in blu al posto del suo nome. Gli altri oggetti erano altri fogli di vaga importanza, una chiavetta ed una penna.
«La penna è un omaggio, niente di che» disse Bang PD.
«Uhm... grazie mille» disse.
«Ora, se vuole, ci sará un addetto che le mostrerá la sua nuova postazione e probabilmente le fará fare il giro della struttura».
«D'accordo». Kyung-Mi si alzò dalla poltrona scura, dirigendosi verso la porta. «Grazie ancora, Ahjussi».
La ragazza fece per uscire, quando due possenti braccia la avvolsero da dietro, facendola urlare dallo spavento.
«Quindi? Sei una di noi?» le chiese Namjoon, posandola a terra.
«Siete completamente impazziti?».
«Uuuuh~ guardate qui! "Park Kyung-Mi, photographer". Da quand'è che scrivono in inglese su questi cosi?» lesse Taehyung, con la sua impeccabile pronuncia inglese -impeccabile si fa per dire-.
«Congratulazioni!».
Namjoon le fece fare un'altra piroetta tra le sue braccia, mentre lei imprecava di metterla giù.
«Basta così, devo andare al piano di sotto».
«Ti accompagnamo noi».
«No, voi dovete andare a provare. Devo andare alla mia postazione e poi farò il giro dell'agenzia».
«No problem, ti faremo visitare quest' edificio da capo a piedi» disse Namjoon.
I sette, insieme a Kyung-Mi, scesero le scale, per arrivare al piano terra. Lì, un ragazzo in un maglione marroncino la stava aspettando davanti al suo ufficio.
«Oh, tu sei Park Kyung-Mi?» le chiese, indicando il cartellino al collo della ragazza.
«Sì, sono io».
«Piacere, sono Lee Kang-So, rappresentante del reparto di editing e fotomontaggio della Big Hit».
"Rappresentante? Questo ragazzo avrá venticinque anni, se non di meno" pensò lei, osservando il suo viso con attenzione.
«Ora ti mostrerò la tua postazione durante il tuo impiego qui in agenzia».
Kyung-Mi seguì il ragazzo lungo altrettanti corridoi, finchè non si fermò davanti ad una porta di vetro scorrevole. Kang-So mise il suo tesserino davanti ad un lucchetto digitale, dopo di che, la porta si aprì. L'ufficio era davvero grande e luminoso, con almeno dieci scrivanie impegnate. Kang-So andò avanti, finchè non si fermò di fronte ad una postazione libera ed ordinata.
«Ecco a te. Qui hai tutto ciò di cui hai bisogno e, se avrai problemi, potrai rivolgerti a me».
«Grazie mille».
«Ora ti andrebbe di fare il giro dell'agenzia?».
Prima che lei ebbe tempo di rispondere, Namjoon si precipitò all'interno della stanza, affiancandosi alla ragazza.
«In realtà volevamo farlo noi», il leader indicò il resto dei ragazzi fuori dall'ufficio, che mossero la mano in segno di saluto.
«Mi dispiace, ma voi non siete autorizzati ad entrare negli uffici operativi senza il consenso di un dipendente effettivo».
«Kang-so, sei un mio grande amico, potresti darci la tua tessera per una volta e lasciarci fare il giro turistico con Kyung-Mi, no?».
Kang-So sospirò, sorridendo.
«Aish, Namjoon, è un rischio».
«Per favore, sará la sola ed unica volta».
Il ragazzo sospirò nuovamente prima di porgere la sua tessera al leader, il quale abbracciò il ragazzo con tutta la sua forza.
Dopo di che, prese la bionda per le spalle e la trascinò fuori dall'ufficio, seguito da Kang-So.
«Attento Namjoon! Mi fai male» si lamentò Kyung-Mi, dimenandosi.
Senza rendersene conto, fece cadere a terra il cellulare di Jungkook. Per fortuna riuscì a prenderlo prima che il moro facesse lo stesso, porgendoglielo.
«Scusami tanto, Jungkook».
Namjoon portò via Kyung-Mi dalla vista del minore prima che potesse ringraziarla come si deve. Ma ecco che, per la seconda volta, Jungkook sentì il cuore battere all'impazzata, le mani tremanti e un nodo all'altezza dello stomaco.
Rimase immobile dov'era, stranito dal suo comportamento improvviso.
"Che ti sta succedendo Jungkook?" si domandò, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
Sapeva solo una cosa: tutto iniziò da quando conobbe la nuova fotografa.———
Quinto capitolo!Mi sto divertendo davvero tanto a riscrivere la storia, mi riporta in testa un sacco di idee che avevo quando ho iniziato Pellicola per la prima volta.
STAI LEGGENDO
Pellicola » |J.Jk.|
FanfictionI Bangtan Sonyeondan stanno raggiungendo l'apice della fama dopo tanta fatica ed anni di duro lavoro. I sette ragazzi sono determinati a continuare la loro carriera al massimo, ma cosa succederà quando, dall'altra parte di una macchina fotografica...