capitolo undici

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La sera arrivò molto lentamente sia per lo staff, che per i Bangtan.
I sette ragazzi decisero di cenare in un ristorante di pesce vicino al loro dormitorio, per poi andare immediatamente in appartamento. Kyung-Mi e Kang So uscirono dallo stadio la sera tardi, verso le dieci, ed entrambi non avevano toccato cibo dalla mattina. Stanchi ed affamati, Kang So invitò la ragazza a casa sua per cenare insieme e concludere la serata con un buon pasto.
«Accomodati pure, io vado a chiamare mio fratello».
Kang So abitava in un grande alloggio in centro cittá con suo fratello minore, dalla finestra della cucina si potevano vedere il ponte sul fiume Han e la strada principale. Era molto moderno, il salotto aveva due divani di pelle bianca, un tavolino di vetro, una televisione piatta piazzata sul muro, mentre appena sotto c'era una mensola di legno pieno di fotografie varie e oggetti.
Alcune rappresentavano i due fratelli da piccoli, mentre giocavano e ridevano insieme, in altre si potevano vedere i due genitori o amici stretti.
Il rumore di passi sul parquet scuro fece voltare Kyung-Mi verso il corridoio, dove comparvero i due ragazzi.
«Kyung-Mi, lui è Kang Han-Eul, mio fratello minore».
Era un ragazzo all'apparenza più piccolo rispetto al fratello, portava i capelli più corti e sbarazzini, i tratti del viso erano molto più giovanili e delicati. Il minore s'inchinò, sorridente.
«Piacere, sono Kyung-Mi» disse lei, inchinandosi.
«Sono contento di conoscerti, mio fratello in questi ultimi giorni non fa altro che parlare di te» Kang So fece zittire il fratello prima che continuasse a parlare.
«Vogliamo mangiare adesso?» chiese Kang So, ricevendo un cenno di capo da entrambi.
Si diressero in cucina, dove erano giá pronti i vari piatti e qualche contenitore di Kimchi.
«L'ha fatto Kang Han-Eul, è molto bravo a cucinare» disse il maggiore.
«Non sono esperta di Kimchi, ma devo dire che questo è davvero buono».
Il fratello minore la ringraziò, continuando a mangiare silenziosamente.
Kang Han-Eul frequentava l'università di Seoul, facoltà di Medicina. Inizialmente voleva rimanere a Busan –da lì provenivano entrambi i fratelli– e iscriversi ad un corso di Laurea proprio in quella cittá, ma sapendo che il fratello si dovette trasferire nella capitale e l'università di Seoul era una delle più rinomate, decise di seguire Kang So e di vivere con lui.
Era il terzo anno, quindi ormai prossimo alla laurea, e stava giá facendo vari stage in un ospedale lì vicino. E fu proprio la parola ospedale a fare risvegliare la mente di Kyung-Mi e scattare in piedi.
«Qualcosa non va?» le domandò il collega, perplesso.
«No no, mi sono ricordata che devo fare una chiamata urgente».
«Fa' pure».
Kyung-Mi prese il suo cellulare e si chiuse nel bagno dell'alloggio, sperando che i due ragazzi in cucina non sentissero nulla.
«Pronto?» la voce del suo vecchio amico, Kim Cho-Hyun, la fece destabilizzare per qualche istante.
Cho-Hyun era un dottore della sua stessa etá, lavorava in ospedale da due anni, e i due si conobbero quando Kyung-Mi era al liceo. Avevano fin da subito stretto un bel rapporto che con gli anni non era cambiato.
Non si sentivano da un po' di tempo ormai.
«Ciao Cho-Hyun».
«Kyung-Mi? Da quanto tempo! Come stai?».
«Bene, te?».
«Impegnato come al solito».
«Capisco».
«Sono contento di risentirti dopo tanto tempo. Come mai questa chiamata?».
«Avrei bisogno che tu mi facessi un favore».
«Okay, dimmi tutto».
«Può sembrare strano, ma potresti visitare un ragazzo senza che nessuno lo venga a sapere?».
Cho-Hyun rimase in silenzio per qualche secondo, prima di ribattere.
«Spiegati meglio».
«È una lunga storia. C'è questo ragazzo che ultimamente non si sta sentendo bene, il problema è che non vuole dirlo ai suoi amici per non farli preoccupare, quindi gli ho proposto di farsi visitare in privato».
«Ma perchè in privato?».
«Si tratta di Jeon Jungkook».
Di nuovo, altri secondi di silenzio.
«Che?!».
«Ti racconterò tutto appena ci vedremo di persona, ora non ho tempo».
«Va bene, accetto. L'unico buco che ho è domani sera, va bene?».
«Sì sì, va benissimo. Sei d'accordo di incontrarci... non lo so, a casa mia?».
«Ehm... sì, dovrei ricordare dove abiti».
«Grazie mille Cho-Hyun. Ci vediamo domani sera».
«Diciannove in punto, mi raccomando».
«Certo, ciao~».
Kyung-Mi riattaccò la chiamata, allontanandosi il cellulare dall'orecchio.
Decise di avvisare Jungkook dell'appuntamento, scrivendogli in chat.

Domani alle 19:00, non farti beccare dai ragazzi.
22:46

Mandato il messaggio, Kyung-Mi ritornò in cucina in compagnia di Kang So e Kang Han-Eul, finendo la cena in santa pace.

***

Jungkook sedeva al tavolo del ristorante di pesce con i suoi hyung, intenti a consumare la loro cena e riposarsi dopo una giornata stancante come quella.
Il moro non sapeva precisamente di cosa stessero parlando, aveva la testa altrove –come tutti gli altri giorni–. Era stanco da morire, voleva dormire lì, suo tavolo, ma sarebbe risultato strano, quindi aspettò che anche gli altri ragazzi finissero la cena con la testa appoggiata alla mano.
All'improvviso, il suono di una notifica del suo cellulare fece voltare Taehyung e Jimin verso di lui, come se gliene importasse qualcosa.

Da fotografa Kyung-Mi
Domani alle 19:00, non farti beccare dai ragazzi.

Jungkook sospirò leggendo quel messaggio, rassegnato. Kyung-Mi si aspettava troppo da lui, come avrebbe fatto ad uscire di casa senza che gli altri lo venissero a sapere? Avrebbe dovuto procurarsi una scusa più che plausibile.
«Chi è che ti scrive a quest'ora?» domandò Taehyung.
Erano sempre stati amici molto intimi, non avevano segreti e non si facevano mai problemi a raccontarsi fatti imbarazzanti o situazioni sgradevoli. Quella volta, però, Jungkook fu costretto a negargli una risposta.
«Il manager? Qualche tuo amico? I tuoi genitori?».
«Nessuno, Taehyung, solo una mail».
Il maggiore, spazientito, decise di chiudere lì la discussione e accettare quella sua bugia come un qualcosa di vero. Ma Jimin non era per niente convinto: era forse il più preoccupato per la salute di Jungkook, e di conseguenza tendeva ad esaminare ogni suo comportamento strano o sospetto.
Pensò che era inutile continuare ad insistere, perciò fece come Taehyung, lasciò perdere Jungkook e continuò ad ascoltare in silenzio la chiaccherata degli altri ragazzi.

Quando ebbero finito la cena, i sette ritornarono nel loro dormitorio con la macchina scura dello staff. Era l'una passata, la cittá continuava ad essere movimentata da gente nei locali o ubriaca per i marciapiedi.
Jungkook era esausto, come tutti gli altri hyung, ma dopo essersi messo sotto le coperte, non riuscì a chiudere occhio.
Era la quarta notte si fila, il moro sapeva che se sarebbe andato avanti così, sarebbe degenerato da un momento all'altro.
Si sedette sul materasso, appoggiando la schiena al muro, e guardò la sua stanza nella penombra per minuti e minuti.
Non sapeva cosa fare, se prendere una tisana per rilassarsi o restare sveglio tutta la notte.
Instintivamente si alzò, camminando per la stanza a piedi nudi, per poi dirigersi verso il bagno. Jungkook si ricordò di quando Jimin fece quell' assurda dieta, che più di farlo dimagrire lo fece impazzire completamente, e lo hyung era solito prendere dei sonniferi per cercare di dormire. Il dottore gli aveva detto di non assumerli più a causa delle dosi troppo elevate dopo ogni notte, ma uno soltanto non doveva far poi così male.
Jungkook prese una scatoletta bianca dall' armadietto sopra al lavandino e, aprendola, trovò ancora delle pillole bianche. Ne mise una sulla punta della lingua, poi si diresse in cucina e bevve un grande bicchiere d'acqua, nella speranza di riuscire a riposare per quelle poche ore rimanenti di sonno.
Per fortuna, dopo essere ritornato in camera sua, crollò in un sonno profondo.

La mattina seguente, Jimin si alzò dal letto alle sette in punto. Anche quel giorno sarebbero dovuti andare allo stadio per provare le varie esibizioni del concerto, tenutosi a Seoul appena quattro giorni dopo.
Si diresse in bagno per potersi sciacquare il viso ma, non appena vide la scatoletta dei sonniferi aperta e appoggiata sul lavandino, fece un passo indietro.
Quelle pillole in passato gli avevano causato troppi problemi, ed ora perchè erano sbucate fuori all'improvviso?
Il suo pensiero andò su una sola persona: Jeon Jungkook.

———
Undicesimo capitolo andato.

Non so cosa scrivere quindi... Sì, ciao.


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