capitolo ventitre

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Jungkook uscì in tutta fretta dall'agenzia, ormai era sera tardi e Kyung-Mi di sicuro si era giá messa sotto le coperte. Qualche ora prima aveva ordinato ad un membro dello staff di passare in farmacia per comprare qualcosa per l'influenza, usando la scusa del "non mi sento molto bene". Si ritrovó fuori dalla porta dell'appartamento della ragazza con una borsa di plastica enorme, contenente ogni tipo di pastiglie e bustine. Non era sicuro di quello che stava per fare, eppure dentro di sé non poteva sopportare il fatto che si fosse ammalata per colpa di quel pezzo di me- ehm, sí, lui.
Suonò un paio di volte al campanello, sentendo poi i passi pesanti di Kyung-Mi avvicinarsi alla porta. Giocò con la serratura un po' prima di rivelarsi agli occhi di Jungkook, che arrossí immediatamente: non indossava niente di esagerato, solamente un paio di pantaloni larghi della tuta e una felpa bianca della Nike, teneva i capelli legati in uno chinnion disordinato, ma che gli donava perfettamente, e sul naso erano posati un paio di occhiali tondi.
«Ehy! Non pensavo arrivassi» lo salutò sorpresa, facendogli cenno di entrare. Notò subito la coperta bianco latte sul divano, insieme ad un pacchetto di cioccolatini aperti sul tavolino di fronte e la televisione accesa.
«Ti piacciono i drama?» le chiese Jungkook, mentre Kyung-Mi chiudeva la porta alle sue spalle.
«Mi fanno ridere, sono il completo opposto di ció che succede in realtà» spiegó lei, affiancandosi al moro. «Insomma, non sono mai esistite delle relazioni cosí... assurde. E poi quando mai i primi baci avvengono in situazioni romantiche come quelle?».
"Posso farti provare tutto ció che succede nei drama, se vuoi" pensó inconsapevole Jungkook, scuotendo la testa subito dopo. «Ti ho portato i medicinali».
Kyung-Mi prese la busta dalle mani del moro, sorprendendosi della quantitá di scatoline che c'erano all'interno.
«Cavolo, eri indeciso?».
«Non sapevo cosa prendere».
«Grazie Kookie» rispose sorridente lei, avviandosi nel bagno per poter posare tutta quella roba nell'apposito contenitore.
"Ancora quel soprannome".
Quando ritornó, la ragazza propose a Jungkook di sedersi sul divano, almeno le avrebbe tenuto un po' di compagnia durante quella noiosa serata.
«Oggi che hai fatto?» chiese Kyung-Mi, cercando di instaurare una conversazione con il moro.
«Le solite cose: abbiamo provato il nuovo singolo, registrato le ultime canzoni... niente di nuovo» rispose tranquillo Jungkook. Non le avrebbe detto della conferenza stampa dell'indomani, e nemmeno del fatto che centinaia di fotografie ritraenti loro due erano state sparse in giro per la cittá in tempo record. «Tu invece?».
«Allora... ho mangiato, dormito, guardato un intera serie tv, poi di nuovo dormito» rispose lei, facendo ridere il ragazzo. «Era da tanto che non passavo una giornata del genere».
«Voglio soltanto che tu ritorni a lavoro piú tranquilla e riposata di prima».
«Penso ci andró domani, dopotutto sto benone» Kyung-Mi rassicurò il ragazzo accanto a lei, anche se non ne era molto convinto.
«Sicura? Non hai una bella cera».
«Non posso saltare il lavoro solo per un po' di influenza, starò bene».
Jungkook le posó una mano sulla fronte, sentendo la pelle rovente della ragazza sotto il suo tocco. Non sapeva, peró, che il viso di lei aveva iniziato a riscaldarsi non appena le si avvicinó troppo, rendendola incandescente.
«Sei bollente! Ti sei misurata la febbre?» chiese preoccupato Jungkook, alzandosi immediatamente in piedi in cerca di un termometro.
«D-dovrei farlo?».
«Direi di sì» Jungkook corse in bagno, Kyung-Mi sentì soltanto il trambusto di qualcuno che aveva aperto tutti i cassetti e li stava mettendo a soqquadro. Quando ritornó, teneva in mano il termometro bianco. Mise la punta blu all'interno dell'orecchio sinistro di lei, per poi cliccare l'apposito pulsante e attendere una risposta. Quando fece il solito bip, l'espressione del ragazzo si spaventò notevolmente.
«Quant'é?».
«Hai quasi quaranta di febbre, sei proprio sicura di voler tornare a lavoro domani?».
Kyung-Mi guardó scioccata il numero sul termometro.
«Ma io non me la sento».
«Il termometro non mente. Vai a sdraiarti sul letto, hai bisogno di riposo» le propose Jungkook.
«No, devo ancora sistemare e farmi una doccia».
«Non si discute, fila a letto» Jungkook incrociò le braccia al petto, assumendo un atteggiamento superiore, simile ad un padre.
«Non voglio, papá» ribatté, alzandosi dal divano.
«Oh, invece ci andrai, anche a costo di portarti in braccio».
«Ah sì?» la bionda aprí le braccia, aggrappandosi al collo del moro. «All'improvviso mi sento le gambe deboli, non ce la faccio proprio a camminare fino in camera».
Jungkook arrossí come un peperone, ma non lo diede a vedere e voltó la testa di lato mordendosi il labbro inferiore.
«Allora...» Jungkook si abbassó, avvolgendo i fianchi di Kyung-Mi con entrambe le braccia e sollevarla fino alle spalle, ritrovandosi il suo ventre sulla sua spalla. «Muoviamoci!».
Avanzò verso la camera da letto con le risate di Kyung-Mi sempre piú forti, facendolo involontariamente sorridere. Era come se tutta la timidezza che aveva all'inizio fosse scomparsa, lasciando posto all'allegria. Quando stava con lei provava soltanto felicità, si divertiva come non mai e aveva sempre il sorriso in faccia. Si sentiva un ragazzo normale, non piú il famoso cantante bello e amato da tutti.
Era sé stesso, e non lo faceva da un sacco di tempo.
Quando giunsero nella camera da letto della ragazza, Jungkook cercò di posarla il piú delicatamente possibile sul materasso, anche se finí con il corpo di lei completamente catapultato sul piumone grigio. Kyung-Mi non la smetteva di ridere, e per il moro era musica. Finì per ridere anche lui, mettendosi una mano sulla pancia per il poco respiro la faccia spiaccicata sulle coperte, accanto alla bionda.
«Okay, é decisamente troppo» disse infine Kyung-Mi, dopo aver preso un profondo respiro ed essersi calmata.
«Non ridevo cosí da tanto» rispose Jungkook, sistemandosi meglio di fianco alla ragazza. «Sei davvero strana».
«Sará colpa della febbre alta, anche mia mamma diceva che quando ero malata diventavo isterica» raccontó. «Mi doveva dare della camomilla per dormire».
«Seriamente?» Jungkook si voltó verso di lei, osservandone il profilo che diventava sempre piú bello ai suoi occhi.
«Giá, da bambina ero un tornado, non stavo mai ferma. Pensa, una volta stavo giocando a palla in casa e ho rotto la bomboniera di matrimonio dei miei, non hai idea di quante sgridate mi sono presa. "A letto senza cena!" mi ricordo ogni cosa della mia infanzia».
«Eri ancora in Italia, vero?» chiese il ragazzo, curvando le labbra in un dolce sorriso.
«Napoli era stupenda. Uscivi di casa la mattina presto e andavi direttamente in spiaggia con i tuoi amici, non importava nemmeno se fosse Natale inoltrato, era sempre bello poter correre sulla sabbia. E poi c'era il vicino di casa che ci rincorreva con la scopa perché avevamo sbadatamente rubato una fetta di torta lasciata sul davanzale della finestra. Dovevi esserci, era troppo buona!».
Guardala raccontare della sua infanzia era uno spettacolo paradisiaco per Jungkook, che la ascoltava attentamente come se fosse stata la lezione di inglese del liceo. Notava come i suoi occhi si illuminavano al solo parlare della sua città natale, di tutti gli amici che aveva in quella terra, e delle biricchinate che aveva combinato quando divenne adolescente. Un vero uragano, ecco cos'era.
«E poi il giorno del mio quattordicesimo compleanno i miei amici mi hanno organizzato una festa a sorpresa in riva al mare. C'era la musica, il cibo, vari giochi... é stato il giorno migliore della mia vita».
Jungkook cominció a giocherellare con le ciocche di capelli biondi di Kyung-Mi, senza timidezza o imbarazzo.
«Come si chiamavano?».
«C'erano le mie due migliori amiche di un tempo, Francesca e Alessia, poi c'erano anche i ragazzi della compagnia, Salvatore, Giulio e Paolo. Erano uno spasso».
«E li senti ancora?».
«Sono ormai sette anni che li contatto piú, probabilmente avranno preso strade diverse e si staranno facendo una vita da soli».
Il suo tono si fece improvvisamente triste, ricordare i bei momenti passati con quei cinque ragazzi era doloroso.
«Guarda il lato positivo, hai potuto conoscere i Bangtan Boys».
Kyung-Mi rise all'affermazione del moro, mettendosi di fianco per poter guardare negli occhi Jungkook.
«E siete stati la cosa piú bella da quando vivo in Corea. Grazie».
«Bhé dai, hai anche Cho-Hyun, Shin... anche loro sono brave persone».
Kyung-Mi rise di nuovo.
«É stupendo il modo in cui non nomini nemmeno Kang So».
«E ti pare?! Non lo voglio mai piú vedere».
«Non sará possibile, ti ricordo che lavora con me».
«Peggio ancora! Se lo vedo anche solo accanto a te lo riempio di botte, vediamo se ha ancora il coraggio di avvicinarsi» esordí minacciosamente. «Nessuno puó toccarti in quel modo».
"Nessuno mi ha mai detto queste cose" pensó Kyung-Mi, ingoiando il groppo di saliva che le si era formato in gola. Si sentiva all'improvviso male, il viso si era accaldato, il cuore aveva iniziato a battere fortissimo, e un fastidioso nodo allo stomaco le fece venire mal di pancia.
«Davvero, Kyung, sei... molto importante per me. Se hai dei problemi, qualsiasi essi siano, io ci sono» confessó il moro. Ora un po' di imbarazzo iniziava a sentirlo, sotto gli occhi azzurri e pungenti di lei nessuno poteva resistere.
«Grazie Kookie» la bionda si avvicinó a Jungkook, posando il suo viso contro il petto scolpito. «Grazie tante».
Jungkook, in risposta, avvolse il corpo esile di Kyung-Mi con le sue braccia, facendola sentire realmente protetta.
«Ora dormi, é tardi».
I due dormirono insieme quella notte, avvolti da quell'affetto che per anni era stato dimenticato dalla mente di Kyung-Mi.
Quella stessa notte, capì veramente cosa significasse la parola "amore" e di quanto, inconsapevolmente, ce l'avesse a pochi centimetri di distanza.

 Quella stessa notte, capì veramente cosa significasse la parola "amore" e di quanto, inconsapevolmente, ce l'avesse a pochi centimetri di distanza

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come puó essere sexy anche solo sdraiandosi sul letto?!





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