capitolo dieci

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Il giorno seguente, i ragazzi dovettero prepararsi per il concerto imminente a Seoul e, intanto, filmare varie interviste e clip per un progetto futuro. Avevano espressamente richiesto l'aiuto di più staff possibile, che si trattasse di fotografi o make up artist, l'importante era dare una mano.
Kang So e Kyung-Mi fecero colazione in un bar il più vicino possibile allo stadio dove si sarebbero esibiti i Bangtan, insieme a Shin. Lei, infatti, avrebbe dovuto sistemare le postazioni di trucco e parrucco dietro le quinte, mentre i due del reparto di editing e montaggio si erano incaricati di studiare tutte le postazioni per le telecamere e fotografi.
«E ci saranno tappe anche in America, Cile, Indonesia... un po' in giro, ecco» spiegò Shin, mentre sorseggiava il suo cappuccini caldo.
«E noi dobbiamo essere presenti a tutti i concerti?», Kyung-Mi non si sarebbe mai aspettava di dover fare la valigia proprio poche settimane dopo la sua assunzione, per volare in chissá quale paese dell'America.
«Purtroppo il continuo spostamento fa parte del nostro lavoro» le disse Kang So, facendo spallucce. «Perlomeno si viaggia parecchio».
Kyung-Mi si abbandonò all'idea di poter stare coi piedi sul suolo coreano, seguendo poi i due colleghi fuori dal locale.
Lo stadio era a dir poco enorme, non era mai entrata in posti così grandi. Per arrivare fino al palco dovette attraversare corridoi su corridoi, finchè non incontrò alcuni membri dello staff e, appunto, anche i ragazzi.
Taehyung era sul palco per provare il suo singolo, Stigma, vestito di tutto punto con la sua luccicante giacca elegante.
«Okay» esordì Kang So, consegnandole una cartellina. «Dobbiamo controllare che tutte le telecamere siano pronte, accanto ad ogni numero-», il ragazzo le fece notare degli spazi vuoti accanto ai tabulati delle telecamere, «-dovrai inserire il nome del cameramen che ne è responsabile. Quando avrai finito puoi consegnare tutto a me, mi troverai in giro per lo stadio».
Kyung-Mi diede un ultima occhiata al foglio che le aveva appena porso il collega: c'erano almeno quaranta postazioni per le telecamere, un'altra decina per i fotografi e, contando la grandezza di quell'edificio, erano sparse di qua e di lá fra le tribune.
"Prima iniziamo, meglio è" si disse lei, cominciando a dirigersi verso la prima telecamera.

«Okey~, chiama pure Jungkook sul palco», il tecnico situava su una piattaforma poco più distante dal palco, dove c'era il controllo generale di tutte le luci e l'audio. Taehyung scese immediatamente, facendo salire poi il minore. Gli altri ragazzi se ne stavano seduti su delle sedie, in prima fila, mentre osservavano le varie performance.
«Come sono andato?» chiese Taehyung, accomodandosi accanto ad Hoseok.
«Davvero bella» gli rispose. «Ora voglio proprio vedere Jungkook-ah».
«Ha dormito questa notte?», la domanda sorse spontanea a Jimin, rivolgendosi agli altri ragazzi. C'era chi fece spallucce e chi scosse la testa, in sostanza nessuno lo sapeva.
Jungkook doveva esibirsi con il suo singolo dell'album di Wings, Begin, e comprendeva una coreografia molto complicata e anche abbastanza movimentata.
La canzone partì, così Jungkook iniziò immediatamente con la sua esibizione.
«È in forma» disse Namjoon agli altri, che annuirono all'unisono.
Era vero, Jungkook ballava come sempre, energeticamente, ed ogni verso era intonato e fluido. Anche la sua espressivitá sul palco non era per niente male, lasciava notare la sua fatica poche volte.
Quando anche il suo singolo terminò, il tecnico chiamò il membro seguente, Jin, che diede il cinque al minore e salì al posto suo.
«Sei stato grande!» esclamò Jimin, avvicinandosi a lui.
Jungkook, al posto di sedersi con gli altri hyung, sfrecciò immediatamente dietro le quinte. Nessuno comprese il perché, pensarono volesse solamente bere dell'acqua fresca o andare in bagno.

Al contrario, il moro arrivò nella sala relax con molta fatica. Si sedette pesantemente su un divanetto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e lasciando la testa a penzoloni. Era completamente distrutto, il suo cuore batteva come non aveva mai fatto, il respiro era quasi incontrollato. Non sapeva cosa gli stava succedendo, ultimamente aveva attacchi di quel tipo sempre più frequenti e non sapeva effettivamente quanto sarebbe durato. Era preoccupato, aveva paura che ciò potesse rovinare la sua carriera da cantante e, di conseguenza, il gruppo: per questo decise di non dire niente agli hyung, di rimanere in silenzio almeno finchè il tour non sarebbe terminato.
«Ehy Jung-» la voce di Kyung-Mi si fermò in gola quando sentì i profondi respiri del moro. La ragazza stava ancora controllando le varie postazioni quando, come una coincidenza, passò proprio per la sala relax.
Quando vide Jungkook seduto sul divano in quel modo pensò si stesse solo riposando, ma non era così.
«Ti senti bene?», si avvicinò sempre di più a lui, posando la cartellina sul piccolo tavolo di fronte al ragazzo. Era evidente che no, non stava affatto bene.
Non sapeva cosa fare, doveva forse chiamare qualcuno? Farsi aiutare da qualche medico?
Jungkook appoggiò la schiena sul divanetto, lasciando la sua testa cadere all'indietro.
Kyung-Mi prese in mano la sua cartellina, sventolandola davanti al viso del moro. Forse era solamente affaticato, quindi un po' d'aria non faceva male.
«Per favore, non-», Jungkook riprese fiato prima di continuare la frase, «-non dire a nessuno di tutto ciò».
«Ma stai male, come potrei non dire niente a nessuno?» gli domandò, stupita dalla richiesta del ragazzo.
«Ti prego» sussurrò.
La bionda aspettò che lui si calmasse per discutere su quel fatto, ciò che avvenne un paio di minuti dopo.
«Perchè stai nascondendo il tuo malessere? Lo sai che se accadesse sul palco, spaventeresti a morte le fan» disse lei, sedendosi accanto a Jungkook. «E anche gli altri ragazzi, cosa penserebbero se ti vedessero cadere per terra davanti ai loro occhi?».
«Glielo dirò, ma non ora» ribattè. «Voglio prima finire il tour e poi pensare a me stesso».
«Stai facendo una scelta immatura».
«Kyung-Mi, queste cose non ti riguardano. Per favore, stanne fuori finchè puoi».
La ragazza sospirò, scuotendo la testa.
«Senti, facciamo un patto» esordì. «Tu ti farai visitare da un medico senza che gli altri lo vengano a sapere».
«E secondo te è possibile?!» sbottò lui.
«Lasciami finire, dannazione. Conosco un ragazzo, ha uno studio medico qui vicino, ti accompagnerò io però, te ne prego, fatti visitare».
Jungkook alzò lo sguardo verso di lei, notando tutta la sua preoccupazione.
«Te lo dico in veste di fan» aggiunse poi. «Per favore, Jungkook-oppa, non voglio che tu stia male».
Il cuore del ragazzo perse un battito al suono del nomignolo appena pronunciato da Kyung-Mi. Dovette trattenere un sorriso imbarazzato, rendendosi ancora più ridicolo.
«D'accordo» rispose. «Ma non lo deve sapere nessuno, nemmeno i ragazzi».
«Va benissimo. Chiamerò il mio amico appena uscirò di qui» disse. «Avrei bisogno del tuo numero».
Jungkook si alzò in piedi, osservando Kyung-Mi stranito.
«Come faccio a parlare della visita senza che gli altri lo vengano a sapere?».
«Oh, sì, il medico». Jungkook tirò fuori dalla tasca il suo cellulare, per poi dettare il suo numero alla ragazza.
«Memorizzato» confermò Kyung-Mi.
«Come mi hai salvato?».
La bionda sorrise, allontanandosi da Jungkook.
«Lo vuoi sapere?».
«Preferirei di sì».
«Bhè...», Kyung-Mi si avvicinò alla porta d'uscita della sala, dove si accendeva alle tribune e al lato del palco, «No».
Jungkook dovette rincorrere la ragazza per un breve tragitto, finchè non si rese conto di essere davanti ai ragazzi. Non voleva di certi farsi vedere mentre rideva e scherzava con la fotografa, cosa avrebbero pensato di lui?
Kyung-Mi si allontanò da lui con una linguaccia, mentre Jungkook rideva sotto i baffi e si sedeva accanto a Yoongi.
«Si può sapere cosa avete fatto voi due?» gli domandò a bassa voce.
«Niente, niente».

———
Decimo... Oh my god.

La situazione inizia a farsi più complicata, eh?

Se volete, al primissimo capitolo di questa storia ho aggiunto la presentazione dei personaggi, così, non avevo niente di meglio da fare.

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