capitolo quindici

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Taehyung, Jimin ed Hoseok, dopo essere usciti dall'agenzia, si diressero verso il ristorante di sushi a Seoul. Namjoon venne trattenuto da uno dei loro manager e aveva chiesto a Jin di rimanere con lui, dato che non voleva disturbare gli autisti per riportarlo a casa.
Yoongi e Jungkook presero la macchina scura dello staff per ritornarsene in dormitorio e poter finalmente riposare dopo una giornata stancante come quella.
L'atmosfera all'interno della vettura non era di certo delle migliori: Yoongi era l'unico a sapere dell'attrazione che provava Jungkook verso Kyung-Mi, perció quell'annuncio dato da Kang So pochi minuti prima sapeva di averlo innervosito.
Voleva parlargli, chiedere come l'aveva presa, ma per la prima volta nella sua vita aveva paura di fare qualsiasi domanda.
Per fortuna, Jungkook ci pensó da solo.
«Io-» il ragazzo si soffocó con la sua stessa saliva, in preda alla rabbia. «Non capisco cosa ci trovi lei in Kang So».
«Lui é un bel ragazzo, alto, muscoloso ed é anche benestante».
«Cosí non mi aiuti, Yoongi» rispose acido il minore.
«Ti ho risposto onestamente, Jungkook, e so benissimo che un ragazzo come Kang So risulta attraente agli occhi delle ragazze» aggiunse il blu di capelli, uscendo dal parcheggio.
«Lo so, hyung, lo so» Jungkook era triste, forse anche dispiaciuto, ma soprattutto arrabbiato con sé stesso.
Il moro appoggió la testa sul cruscotto, sbuffando rumorosamente.
«Non ci posso credere» sibilò. «Spaccherei qualunque cosa in questo momento».
«Non risolve nulla».
«Lo so! Ma, cazzo, non sono mai stato cosí...AH!».
Jungkook stava andando completamente fuori di testa, non ragionava lucidamente seppur una sciocchezza del genere. Per lui di certo non si trattava di una stupidaggine, Kyung-Mi gli faceva un effetto talmente strano da stupirlo ogni giorno di piú.
«Ehi ehi ehi! Vedi di calmarti!» urló Yoongi. «Non é di certo colpa mia se ora quei due escono insieme!».
«Hyung, taci» taglió corto lui.
Sapeva che se solo avesse detto una parola in piú, avrebbe iniziato ad imprecare in cinese, e questo non aiutava.
«Modera i toni».
«E tu stai zitto».
«Sei proprio incomprensibile».
«E tu sei insopportabile».
«Ciclato».
«Bipolare».
«Stronzo».
«Coglione».
«Bastardo».
«Deficiente».
I due, finalmente, rimasero in silenzio. Yoongi non era abituato ad insultare in quel modo l'amico, eppure dava un profondo senso di libertá. Jungkook, d'altronde, non aveva mai detto cosí tante parolacce in un solo discorso.
«Ti va un hamburger?» propose il minore, osservando il profilo del suo hyung.
«Certo».

***

Da collega Kang So
Sono sotto casa tua, sei pronta?

Kyung-Mi si alzó frettolosamente dal divano del suo appartamento, passando di fronte alla specchio. Si riguardò un'ultima volta, stirandosi il vestito color bordeaux che indossava, per poi correre verso l'uscita e mettersi, controvoglia, le sue scarpe col tacco.
«Signorina, esce di nuovo?» le chiese gentilmente l'uomo alla portineria.
«A quanto pare» rispose.
«Appuntamento galante di San Valentino?».
«Giá».
«Per una ragazza bella come lei, non é stato difficile trovare un fidanzato, vero?».
«Ehm... giá» sussurró lei, annuendo.
«Buona fortuna».
Dopo quella frase, Kyung-Mi uscí dal condominio, tuffandosi nel freddo delle strade di Seoul. Per fortuna riconobbe subito la macchina del suo collega, infatti si avvicinó ad un auto bianca e aprí la portiera, sedendosi sul sedile anteriore.
«Ciao Kang So» lo salutó lei, sorridente.
«Sei bellissima» il modo in cui lo disse fece arrossire Kyung-Mi, che cercó in tutti i modi di non farsi notare.
«Possiamo andare?».
«Mh mh».
Kang So mise in moto l'auto, partendo per il ristorante italiano. Kyung-Mi era felice di poter mangiare finalmente un po' di cucina del suo paese natale – sinceramente, dopo sei anni in Corea, era stufa di dover sorbirsi carne, pesce e riso piccante a volontá.
Durante il tragitto, Kang So fece partire la radio, rendendo quel silenzio un po' meno imbarazzante. Nel frattempo, le mise una mano sulla coscia, proprio come i veri fidanzati.
"Aspetta, non mi dire che questo pensa di stare con me" rifletté lei, osservando il profilo del collega, intento nella guida.
«Perché mi guardi in quel modo?» la domanda di Kang So arrivó inaspettata alle orecchie della ragazza, che scosse il capo.
«Io? Non ti stavo guardando».
«Invece sí».
«Hai pure gli occhi di lato adesso?».
«Esiste la visione periferica» esordí lui, ridendo. «E comunque, mi stavi fissando».
«E anche se fosse?».
Kang So fece spallucce, mantenendo il suo solito sorrisetto spavaldo sul viso.

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