capitolo trentuno

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I quattro presero l'ascensore dell'hotel, finchè non giunsero al piano dove situavano le loro stanze. Yoongi era talmente esausto che, senza salutare, entrò nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle, dopo di che nessuno ebbe sue notizie. Shin, invece, insistette per accompagnare Kyung-Mi fino alla loro stanza e riposare un po', ma stranamente fu Jungkook a bloccarla, dicendo all'amica di dover parlarle. Shin non disse niente, semplicemente si fece convincere da Kyung-Mi con un mezzo sorriso e se ne andò nella loro stanza.
Rimasero solamente loro due in quel buio corridoio d'hotel, illuminato da delle fiochi lanterne colorate vicino ad ogni porta.
«Perchè non mi hai lasciato andare?» chiese Kyung-Mi con un filo di voce, abbassando lo sguardo verso il pavimento in parquet scuro. «Lo sai che sono stanca».
«Scusa, è che non riesco a dormire se so che c'è qualcosa che ti turba» confessò Jungkook, anche lui sussurrando.
Kyung-Mi non rispose, si limitò a mugugnare qualcosa di incomprensibile persino per lei.
«Non so cosa ti sia successo, e se non vuoi raccontarmelo puoi decidere di non farlo».
«Non è che non voglio... ho paura» rispose la bionda, incontrando gli occhi del ragazzo.
«Paura di cosa? Lo sai che non ti giudicherò».
«Lo so, ma non c'entra con te. Ho paura per la mia reazione, per ciò che succederà dopo e a cosa sarò costretta a fare».
Jungkook sentiva una morsa allo stomaco farsi sempre più stretta, salendo fino alla gola. Non pensava fosse così grave.
«D-davvero?».
«Purtroppo sono una persona che pensa sempre al peggio, ma in questo modo riesco a prepararmi psicologicamente, però in questo caso è-».
«Ehi ehi, va tutto bene» il moro la interruppe immediatamente, portando due mani all'altezza delle guance e passando il pollice su di esse. A quanto pare stava piangendo, di nuovo. «Anche se non so cosa sia successo, ci sono passato anch'io».
«No, tu non hai mai avuto un- ah, lasciamo stare» sbottò Kyung-Mi, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano. «V-voglio andare a dormire».
Prima che potesse scappargli da davanti agli occhi, le afferrò un braccio e la voltò verso di sè. Voleva delle spiegazioni, solo in questo modo avrebbe potuto aiutarla.
«Non riuscirai a dormire cosí» mormorò lui. «Fatti solo aiutare».
Kyung-Mi sbuffò, anche se non era il suo verso intento. Non voleva risultare seccata o snervata, desiderava davvero la vicinanza di Jungkook.
«M-mio padre è stato sparato, okay?» il suo tono era talmente piatto e freddo da far quasi paura. Jungkook spalancò di poco gli occhi, allentando la stretta al braccio di Kyung-Mi. «Lavora in una banca e oggi c'è stata una rapina, dove hanno colpito mio padre. Mia mamma dice che è sotto i ferri da ore, ma non l'hanno ancora tirato fuori».
Altre lacrime fuoriuscirono dalle orbite di Kyung-Mi, più frequenti e abbondanti. «Ora che lo sai, penso tu sia tranquillo».
«Come potrei essere tranquillo» sussurrò con voce tremante, avvertendo il pizzicorio agli occhi e il labbro inferiore tremare. «Mi ero promesso di rimanere calmo, ma non mi aspettavo di certo una cosa del genere».
«Già, a chi lo dici».
«E-e non hai sue notizie?».
Kyung-Mi scosse la testa, tirando su col naso.
«Sono scappata perchè volevo ritornare in Corea per poterlo vedere, ma non posso andarmene da qui senza prima aver preso la mia roba».
Jungkook, dalle parole della ragazza, si avvicinò a lei spaventato.
«Non puoi tornartene a casa, il tour è ancora lungo e senza di te io- noi, non possiamo andare avanti» Jungkook percepiva il naso farsi umido, voleva solamente che Kyung-Mi restasse con lui per tutta la durata del Tour.
«Pensi che non lo sappia? Sono l'unica fotografa ufficiale rimasta, ma non potrò mai perdonarmelo se mio padre morirà prima che io possa salutarlo un ultima volta» esordì tutto d'un fiato Kyung-Mi. «Perciò ti prego, voglio andarmene da qui».
Il moro non sapeva come rispondere: da un lato aveva bisogno di lei, voleva averla per sè alla fine di ogni concerto, poterla stringere dopo le prove, ma dall'altro ammetteva che lei aveva ragione, se suo padre era in quelle condizioni aveva bisogno di parlarci.
«I-io» disse solamente, stringendo i pugni.
«Sarà per pochi giorni, poi ritornerò» aggiunse lei. «Rimarrà mia madre a prendersi cura di lui».
«In questo caso non so come poterti fermare».
Kyung-Mi sorrise a malapena, stringendo Jungkook in un caldo abbraccio.
«Mi dispiace».
Lui strinse la presa sui fianchi della ragazza, trattenendo lacrime più che poteva. Era per pochi giorni, è vero, ma nonostante ciò la mancanza si sarebbe fatta sentire lo stesso.
Kyung-Mi tolse la testa dalla spalla di Jungkook per poterlo guardare dritto negli occhi, ma questo non fece altro che peggiorare – o migliorare, dipende dai punti di vista – la situazione. C'erano pochissimi centimetri a dividere i due volti, il naso prosperoso di Jungkook andava a sfiorare quello di Kyung-Mi, mentre i loro respiri si facevano più caldi e sincronizzati. Nessuno disse nulla, rimasero in quella posizione per chissà quanto tempo, con gli sguardi incatenati fra loro e la voglia di scoprirsi che cresceva sempre di più.
«Kook» cercò di dire lei, spingendo con le mani sul petto del ragazzo. Ma lui non ne volle sapere, stringeva la ragazza come se fosse la cosa più preziosa che custodiva.
Jungkook deglutì, evidenziando ancora di più il suo pomo d'Adamo.
«Voglio baciarti» sussurrò, con tutta la schiettezza e la tranquillità di questo mondo agli occhi di Kyung-Mi. Lei non si schiodò da quella posizione, era troppo tesa per poter rispondere. «È da una vita che lo voglio fare».
«Jungkook».
«Scusami» e detto ciò, Jungkook si avvicinò lentamente verso le labbra di lei, fino a sfiorarle. Era, se possiamo dire, il suo "primo bacio" vero e proprio, poichè dall'ultima volta erano passati ormai anni, e la ragazza di allora non gli aveva dato tempo e lo aveva baciato già il primo appuntamento.
Jungkook, prima di poter proseguire, osservò gli occhi di Kyung-Mi, che erano già chiusi in attesa di una sua azione. Sorrise, ripetendo il suo gesto. Posò le sua carnose labbra su quelle di Kyung-Mi per un solo secondo e con una delicatezza impressionante, per poi staccarsi di qualche millimetro. Voleva che anche lei fosse sicura al cento per cento di quello che stavano facendo, nonostante era soltanto un bacio. Sì, un bacio che però voleva dire tanto quanto un patto di sangue per entrambi.
Quando il ragazzo si rese conto che Kyung-Mi non aveva fatto una piega, si avvicinò nuovamente e, questa volta, cercò di andare più a fondo, iniziando a muovere lentamente le labbra su quelle di lei.
Dentro i due scoppiò un vortice di emozioni mai provato prima di allora, ed era come se fossero stati trasportati in un'altra dimensione, dove esistevano soltanto loro due.
Fu un semplice gioco di movimenti, niente di più.
Jungkook si staccò di poco, talmente rosso in viso da far ridacchiare Kyung-Mi.
«E-e-ecco...».
«Non pensavo fossi così timido».
«N-no, è... è che-».
«Buona notte Jungkookie» e detto ciò, si staccò dalla sua presa e si precipitò verso la sua camera, chiudendosi dentro.
Jungkook non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che si ritrovò a correre e a saltare per tutto il corridoio, dando pugni al nulla e imitando i passi di ballo di PSY.
Era talmente felice in quel momento che si scordò completamente della partenza di Kyung-Mi l'indomani.

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Scusate eventuali errori ma
1) sono di fretta
2) stavo sclerando
Ciao.



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