capitolo diciotto

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Anche il concerto di due giorni dopo andò discretamente bene, Kyung-Mi non ebbe tempo di controllare Jungkook durante gli intervalli, ma sembrava cavarsela. I manager gli avevano concesso una giornata libera dopo i due concerti di Seoul, cosí tutti loro ne approfittarono per dormire fino a tardi e riposarsi per bene prima del loro volo in Cile, programmato per il mese successivo.
Durante il pomeriggio, Taehyung e Jimin si rinchiusero in camera del primo per finire una serie anime che stavano guardando entrambi, Yoongi rimase nel suo letto per dormire, Hoseok lavorò al suo computer, Namjoon aveva da fare in agenzia mentre Jin si dedicò alle maschere di bellezza. Jungkook cercava di passare il tempo come meglio poteva, anche se di passare l'intera giornata a poltrire sul divano non ne aveva voglia.
«Jin-hyung» il giovane si diresse verso la camera del maggiore, quando trovò quest'ultimo intento a giocare ad un videogioco con la realtà virtuale.
Era davvero buffo, si muoveva cercando di schivare dei bersagli invisibili, mentre agitava due telecomandi luminosi per aria.
«Woo~ di poco!» esclamò lui, abbassandosi di scatto.
Jungkook trattenne una risata, avanzando verso il centro della stanza, proprio accanto a Jin. Quest'ultimo non sembrava essersi accorto della sua presenza, perció continuò a giocare tranquillamente.
«No! No! No!» Jin, con una velocitá quasi sovrumana, iniziò a dare pugni a vuoto, indietreggiando sempre di piú. «Fermo lí, immobilizzati!».
Fu soltanto quando un telecomando finí sullo zigomo di Jungkook che Jin decise di smettere di giocare per rendersi conto del danno appena fatto al giovane. Appena vide il moro piegato in due con le mani posate sotto l'occhio, si precipitò a vedere se tutto andasse bene, nonostante sapesse della botta che aveva appena preso.
«Perché sei entrato senza dire nulla?» gli chiese, non appena Jungkook si rimise in posizione eretta.
«Che dovevo fare? Mi facevi ridere».
«Ma io sono pericoloso mentre gioco».
«Me ne sono accorto. Com'é messo?» Jungkook tolse le mani dallo zigomo destro, scoprendo l'evidente segno rosso su di esso.
«Probabilmente spunterà un livido» rispose Jin, facendolo sedere sul suo letto. «Non l'ho fatto apposta, pensavo fossi solo».
«E cosí ti metti a lanciare telecomandi anche quando non c'é nessuno?».
«Bhè, uccido i nemici piú velocemente» Jin fece spallucce, affiancandosi al minore. «Come mai sei entrato? Avevi bisogno di qualcosa?».
«No, é che di lá mi stavo annoiando».
«Gli altri che stanno facendo?».
«Chi dorme, chi guarda gli anime, chi balla mentre ascolta musica dai dubbi gusti... fai tu».
Jin annuí, sospirando.
«Quindi sei venuto da me, okay, e ora?».
Jungkook osservó l'espressione indecifrabile sul viso di Jin, cercando di captare qualche suo cambiamento.
«Posso giocare anche io?».
«D'accordo, basta che ti leghi i telecomandi alle mani e fai attenzione».
Jungkook annuí e, dopo poco, si ritrovò immerso in un isola sospesa a venti metri da terra, mentre i nemici da forme sempre piú grandi lo attaccavano da ogni angolo. Jin aveva ragione, lanciando i telecomandi potevi uccidere i nemici piú in fretta, ma poi rimanevi senza armi e perdevi la partita. Fecero a turni, vinceva chi otteneva il numero maggiore di punti. Jungkook era in testa, e in quel mento stava disputando un altra partita con il boss finale del gioco – Jin, nel frattempo, osservava la scena seduto sulla sedia della sua scrivania, incrociando le gambe.
La porta della camera del maggiore si aprí lentamente, rivelando il leader, Namjoon, con ancora indosso il cappotto invernale e le scarpe pesanti. Jin gli fece cenno con la mano di entrare.
«Che sta facendo?» gli mimò con le labbra Namjoon, indicando Jungkook in mezzo alla stanza.
«Sta giocando al videogioco che mi hai regalato tu dal nome impronunciabile».
«ah, capito!» sibilò. «In ogni caso, é venuta la fotografa, domani dobbiamo partecipare ad un servizio fotografico per la Puma, ricordi?».
Jin annuí, cercando di scorgere da dietro la porta la figura esile di Kyung-Mi.
«E lei dov'é?».
«In salotto, appena Jungkook finisce venite di lá che-».
«Woah! Che razza di gioco é?!» Kyung-Mi entró nella stanza come una furia, osservando il ragazzo ancora alle prese con il boss finale. «Jin? É tuo?».
«Vieni qui prima che ti prenda un pugno in faccia» la avvertí Seokjin, facendola avvicinare alla sua sedia.
«Quanto ti é costata tutta questa roba?».
«Non ricordo».
«Che figata! Per permettermela dovrei mettere insieme quattro o cinque stipendi... magari per Natale dell'anno prossimo ci riesco» la bionda teneva gli occhi incollati sulla maschera nera della realtá virtuale che indossava Jungkook, neanche ci faceva caso al ragazzo di fronte a lei.
«Kyung-Mi, é meglio se aspettiamo di lá».
«Voglio vedere se riesce a vincere la partita».
Jungkook, ignaro di tutto, continuava a colpire i nemici con piú forza, a volte rischiava persino di rompere qualche oggetto presente nella stanza.
«Vinto! Jin, ho vinto!» il moro si tolse velocemente la visiera dagli occhi, con tutto quell'entusiasmo per poco non cadeva a terra. «Ho totalizzato una marea di punti!».
Kyung-Mi aveva notato la ferita sullo zigomo di Jungkook ed ora, probabilmente per colpa della maschera per la realtà virtuale, stava sanguinando. Si avvicinò a Jungkook, il quale rimase impietrito davanti alla ragazza.
«Ti sta sanguinando» costató, passando l'indice attorno al graffio. «Namjoon, prima di parlare del servizio, vado a medicarlo».
«Lascia fare a Jin, lui sa dové il kit medico».
«State tranquilli, é giá tanto se mi avete ospitato, faccio io»
Namjoon e Jin uscirono insieme dalla stanza, mentre Kyung-Mi e Jungkook rimasero all'interno. Lei fece sedere sul letto del maggiore Jungkook, che era ancora rigido come un pezzo di legno. Chissà che figura che aveva fatto mentre giocava, se avesse saputo che lo stava guardando, avrebbe smesso di muoversi in quel modo. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che, accanto a lui, venne posata la scatola dei medicinali.
«Come hai fatto a trovarla?» chiese confuso Jungkook, sapendo che si trovasse nel bagno.
Kyung-Mi indicò la libreria di Jin, dicendo che era posata su una mensola in bella vista.
«Perché la tiene in camera sua?».
«Non lo so, tra tutti questi pupazzini di Mario Bros non ci faccio piú caso».
Kyung-Mi afferrò dalla scatola una botticina di disinfettante e del cotone, per poi impregnarlo per bene e premere sulla ferita di Jungkook. Mugugnò un pochino dal dolore, di solito quando usava il disinfettante si lamentava molto di piú, ma non poteva di certo fare scenata con Kyung-Mi.
«Come hai fatto a farti male?» domandó all'improvviso lei, tenendo lo sguardo fisso sulla ferita.
«Jin per sbaglio mi ha... tirato un pugno».
«Per sbaglio?».
«Sí, stava giocando con la realtà virtuale».
Kyung-Mi ridacchió mentre cercava tra i medicinali un paio di cerotti. Quando finalmente li trovò, osservó il volto del ragazzo per capire come poterli mettere, e lí il cuore di Jungkook inizió a palpitare sempre di piú – almeno sapeva che non era colpa della tachicardia. Con i suoi occhi scuri osservava ogni dettaglio del viso di lei, che nel frattempo era diventata forse la persona piú concentrata sulla faccia della terra. La loro vicinanza era sempre meno, ma fu solo Jungkook a notarlo, poiché Kyung-Mi studiava solamente un dettaglio del viso di lui. Percepiva i suoi polpastrelli sulla pelle, il suo dolce profumo sin dentro i polmoni, e poi il blu dei suoi occhi lo fece incantare come mai prima d'allora. In quel momento, Jungkook era come se guardava la cosa piú bella che avesse mai visto.
«Okay, ho fatto» disse Kyung-Mi, rimettendosi eretta davanti al ragazzo. «Possiamo andare di lá».
Ma Jungkook non ne voleva sapere: prese di fretta il polso della bionda, mentre quest'ultima trattenne il respiro per secondi interminabili. Non capiva il motivo del suo gesto, eppure tutto sembrò scomparire quando incrociò il suo sguardo. Non lo aveva mai visto prima d'ora, sembrava... dolce? Era come ipnotizzato dal blu profondo dei suoi occhi, e lei non voleva di certo interrompere quel momento.
Era strano, perché non aveva mai provato emozioni del genere, nemmeno con i suoi genitori, persone che amava piú di sé stessa.
Rimasero incatenati l'uno nello sguardo dell'altro per minuti interminabili, nessuno dei due voleva staccarsi.
«Ce la fate? Stiamo aspettando soltanto voi» Yoongi, improvvisamente, entró nella stanza come una furia, costringendo Kyung-Mi ad allontanarsi dal moro e fingere di star guardando la scrivania vuota di Jin. Jungkook era arrossito tremendamente, fino alla punta delle orecchie.
La bionda decise di uscire per prima, sorpassando Yoongi ancora appoggiato allo stipite della porta.
«Ho per caso interrotto qualcosa?» chiese il blu di capelli, indicando la ragazza appena uscita.
«Non importa» Jungkook seguì Kyung-Mi, sedendosi poi sul divano di pelle bianca dove tutti erano accomodati.
Yoongi sapeva che quei due avevano fatto qualcosa, e appena la riunione sarebbe finita avrebbe tempestato di domande il povero Jungkook.

———
E qui la storia si fa intrigante.



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