capitolo trentatre

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Quando anche la madre ricevette la notizia, si accasciò sulla sedia a peso morto. Kyung-Mi si preoccupò, ma Cho-Hyun la rassicurò dicendole che non era riuscita a reggere allo shock, e l'aveva portata ad un abbassamento di pressione. Venne sistemata su una barella per farla calmare e le avevano somministrato dei sedativi tramite una flebo.
La situazione non era delle migliori, e sarebbe peggiorata nei giorni a seguire.
«Quanto rimane a mio padre?» chiese Kyung-Mi all'amico, con tono calmo e ormai impassibile ad ogni brutta notizia.
«Non si può sapere, il cuore potrebbe cedere da un momento all'altro».
«Perfetto direi» mormorò. «Posso almeno salutarlo? Non so, magari questa sera».
«Certo che sì» le rispose Cho-Hyun, compassionevole. In realtà nessuno doveva entrare in contatto col corpo dell'uomo, ma si trattava di una situazione delicata e, con le giuste precauzioni, la ragazza avrebbe potuto salutarlo per l'ultima volta.
«Ora devo andare da un altro paziente. Se hai bisogno basta chiedere a qualche infermiera di questo reparto».
Kyung-Mi annuì, lasciando andare il dottore per la sua strada.
Si lasciò andare sulla sedia, appoggiando la testa sul muro e incrociando le braccia al petto.

***

Quando i sette finirono le prove per il concerto successivo, si rifilarono immediatamente nei loro appartamenti per poter riposare. Erano stremati e stanchi, anche se rimasero alzati fino a tarda notte, mangiando qualche snack o ascoltando un po' di musica.
Jungkook era forse il più nervoso e agitato quella sera: non aveva salutato Kyung-Mi prima che partisse per la Corea e ciò gli dava fastidio, e poi voleva sapere com'era la situazione. Quando scoprì cos'era successo a suo padre rimase pietrificato sul posto, non sapendo come reagire: aveva pensato fosse qualcosa di serio, ma non di quel peso.

Così, una volta sistemato sul letto del suo appartamento, afferrò il cellulare e scrollò l'elenco dei contatti, cercando il suo nome.
Senza esitare, cliccò l'icona della videochiamata, sistemandosi davanti al telefono e pettinando il ciuffo di capelli castano.
«Pronto?» la sua voce fece immediatamente sorridente Jungkook, che al solo vederla dallo schermo gli si illuminarono gli occhi.
Osservò il suo viso: non aveva quell'espressione vivace e solare che portava tutti i giorni, bensì era... stanca? Giustamente dopo tutte quelle ore di viaggio era normale, ma c'era qualcosa di più. I suoi occhi fissavano la videocamera con sguardo spento, senza emozioni.
«Jungkook?» lo richiamò, attirando l'attenzione del ragazzo.
«Stai bene?» fu l'unica cosa che disse, non riuscendo a stare un minuto di più con quell'espressione fredda davanti a sè.
Kyung-Mi sospirò, passandosi una mano sugli occhi.
«Avrei preferito non parlare di me» rispose semplicemente, facendo intendere a Jungkook tutta la sua frustrazione.
Lui si sdraiò sul fianco, appoggiando la testa sul cuscino del letto. «Allora... tua madre?».
«Non me lo chiedere nemmeno, tra lei e mio padre non so chi sia messo peggio».
A Jungkook si gelò il sangue nelle vene. Cosa era successo in quel giorno di assenza? Voleva sapere, essere con lei in quel momento per poterla confortare. Dannato il lavoro.
«Davvero?».
«Già» ribattè. «Penso che non riuscirò a tornare da voi così presto».
«Ma avevi detto che ti bastavano un paio di giorni».
Kyung-Mi si alzò da quella che per Jungkook sembrò una poltrona d'ospedale, quelle di pelle e scomode che usano gli ospiti per dormire o riposare.
«Infatti pensavo sarebbe andata così, ma la situazione non è come me l'aspettavo» rispose. «È complicato».
«È seriamente così grave?».
La bionda annuì, cercando in tutti i modi di non fare contatto visivo col ragazzo dall'altro capo del telefono. Se solo l'avesse guardato negli occhi, non avrebbe retto un secondo di più. Jungkook lo notò.
«Kyung-Mi» la chiamò. «Perchè non mi guardi?».
«Non possiamo fare una chiamata normale?»
«Non ti vedo da un fottuto giorno e mi manchi. Troppo. Ma il fatto che tu non riesca nemmeno a guardarmi mi fa stare ancora più male» sputò diretto Jungkook. Rimase per qualche attimo in silenzio, non sapendo che fare. Anche a lei mancava il suo Kookie, l'unico che negli ultimi tempi era riuscito a risollevare il morale ormai sotto i piedi, che la faceva sorridere con semplici gesti, ma che per lei valevano più di ogni altra cosa.
Decise solo allora di sollevare lo sguardo, incrociando quello di Jungkook, anche se un po' di bassa qualità dati i numerosi chilometri di distanza e la connessione debole.
«Ecco, così va meglio» disse il ragazzo, sorridendole.
Si dette della ragazza forte, che sarebbe riuscita a trattenere le lacrime anche davanti a lui, ma non ci riuscì. Poco dopo, una lacrima scese lenta e solitaria dall'occhio sinistro, seguita poi da una seconda ed una terza.
Jungkook non se ne accorse fin quando non la vide passarsi il pollice sulla guancia.
Scattò seduto sul letto, osservandola.
«Stai piangendo?» domandò ingenuamente.
«No, scusa, sto bene».
«Stai piangendo, Kyung, non stai bene».
«Jungkook, è meglio terminare qui».
«Assolutamente no. O la videochiamata o prendo il primo volo e mi fiondo lì. Vuoi davvero che rinunci a tutti i miei concerti?».
La bionda prese un profondo respiro. Certo, avrebbe voluto rispondere la seconda opzione, ma sarebbe stato da egoisti e, per di più, da pazzi.
«No, non sto bene da un po'» rispose, singhiozzando. «E sarà difficile ritornare alla normalità, dopo tutto questo casino non so più da che parte girarmi. Mio padre morirà e mia madre non potrà sopravvivere da sola, non ha un lavoro. Perderà il visto per rimane in Corea e-... non so cosa succederà, ho paura».
Jungkook sentiva la pelle accaponarsi alle parole di Kyung-Mi, ed ogni lacrima che versava era una pugnalata al cuore.
«Perchè sei così lontano quando ho più bisogno di te?» domandò poi.
Jungkook, a quelle parole, non ci vide più.
Voleva vederla, voleva abbracciarla, voleva averla per sè e consolarla per ore.
Ma giustamente tutto sembrava andare storto da quando le confessò il suo amore.
«Ti prego, non dire così» le disse, con un nodo alla gola insopportabile. «Tutto ciò un giorno sarà solo un brutto ricordo e tornerai più forte di prima. Ma fino ad allora, promettimi che lotterai sempre e che non ti lascerai mai andare. Io sarò con te, sempre».
«Voglio che finisca ora, non ce la faccio più».
«Finirà presto, anzi, prestissimo, te lo prometto».
Kyung-Mi annuì, passandosi il lembo della felpa sugli occhi umidi.
«Sbrigati a tornare, mi manchi da morire».
«Anche a me» aggiunse lei, sorridendo.
Il cuore di Jungkook perse un battito.
«Ora devo andare, il dottore mi ha dato il permesso di salutare mio padre. Ci sentiamo nei prossimi giorni, okay?» chiese, con quell'aria da bambina che faceva impazzire il povero ragazzo.
«Certo. Salutalo anche da parte mia».
«Sarà fatto» Kyung-Mi gli fece un sorriso triste, annuendo di nuovo. «Ciao Kookie».
«Ciao ciao» la salutò. «Ti-» prima che potesse terminare la frase, Kyung-Mi aveva già chiuso la videochiamata, lasciandolo da solo con il braccio alzato a mezz'aria. «Amo... aish, che problemi ho».

Lanciò il cellulare accanto a sè, guardando il soffitto per momenti interminabili. Kyung-Mi era così debole e fragile in quel momento, e lui non era lì a confortarla. Si maledì da solo, anche se effettivamente non era colpa sua.
Era talmente arrabbiato con sé stesso e col mondo che scaraventò il cuscino in qualche parte della stanza, facendo cadere accidentalmente la lampada sul comodino, rompendola in mille pezzi. Percepiva gli occhi farsi sempre più umidi, e non ce la fece più. Si lasciò andare per terra, con le mani tra i capelli, esasperato.
«Jungkook-ah, cos'era quel-» sulla soglia della porta apparve Taehyung che, non appena vide il piccolo accasciato a terra, si preoccupò enormemente. «Jungkook!»
Il moro alzò lo sguardo impregnato di lacrime verso il suo hyung.
«Cosa ti è successo? Perchè sei così?» chiese Taehyung, porgendogli una mano per alzarsi. Jungkook la afferrò prontamente, aiutandosi col muro per rimettersi in posizione eretta. «Dio mio, ti sei fatto male con la lampada? Dove?».
Non rispose, cosa che lo fece preoccupare ancora di più.
«Jungkook, per l'amor del cielo, parla!».
Il moro lo guardò negli occhi, facendo venire la pelle d'oca allo hyung, che se ne stava immobile. Non disse assolutamente nulla, fu questione di un secondo.
Jungkook si fiondò fra le braccia di Taehyung, stringendo la maglia scura che in quel momento stava indossando il grigio di capelli. Cominciò a disperarsi sulla spalla del maggiore, inumidendo il tessuto scuro dell'indumento.
Taehyung rimase completamente sorpreso dal suo gesto, ma non chiese nulla. Si limitò a stringerlo a sè più forte, accarezzando la sua schiena, mentre sussurrava parole di conforto.




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