“respira, fai con calma, dopotutto non è successo niente di grave”.
Più Jungkook cercava di calmarsi e meno ci riusciva. Sentiva lo stomaco contorcersi dal nervoso, teneva i pugni serrati, le nocche erano bianco latte.
Taehyung spense il cellulare, porgendolo nuovamente al leader che nel frattempo non aveva smesso di osservare il giovane per un secondo. Aspettava una sua reazione, una risposta, qualsiasi cosa che aiutasse ad intendere come l'avesse presa.
Il ragazzo dietro di lui gli mise una mano sulla schiena, tentando in tutti i modi di calmarlo, e sembró funzionare: Jungkook prese un bel respiro, chiuse gli occhi per qualche secondo e rilassò i muscoli facciali, fino a quel momento contratti dalla rabbia.
«Ricapitolando: è stato postato quel video sul nostro profilo di Twitter che conta oltre dieci milioni di followers ed è rimasto online per più di dodici ore» disse, il suo tono era fermo, a volte tremante. «Quindi ora tutto il mondo è a conoscenza della mia relazione senza che io ne avessi dato il consenso».
Nella stanza celava il silenzio, nessuno dei ragazzi presenti aveva il coraggio di dire a Jungkook che sì, ormai era nella merda.
«Se fosse rimasto online solo mezz'ora la questione sarebbe stata diversa, ma qui si tratta di una notte intera e chissà quante fan hanno salvato quel video nella loro galleria» esordì Yoongi, l'unico in grado di aprire bocca in quegli istanti di pura tensione. «Anche se volessimo trovare la scusa di “è stato hackerato l'account” non servirà a nulla, la tua faccia si vede chiaramente e, purtroppo, anche quella di Kyung-Mi».
Jungkook strinse le palpebre, abbassando il capo. Non ce la faceva più, sentiva le lacrime pizzicare gli occhi dalla disperazione e la colazione risalire lungo tutto l'esofago, minacciando di uscire.
«Non c'è alcun modo di risolvere la questione, vero?» chiese esasperato il minore, nonostante sapesse persino lui che cancellare quel video dai cellulare e dagli occhi di tutte le miriadi di fan che li seguivano sui social sarebbe stato impossibile.
Altro silenzio, altri attimi di pura angoscia, ma nessuna parola. Era palpabile nell'aria il malessere di Jungkook, il ragazzino solare e allegro era ormai una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Namjoon e Jin si voltarono con sguardo compassionevole verso Hoseok, l'artefice di tutto quel casino. Erano chiare le loro intenzioni: non poteva fare più niente per risolvere il problema, era vero, ma scusarsi per ciò che aveva fatto era il minimo.
E anche Hobi lo sapeva, dentro di lui sentiva una morsa alla stomaco talmente forte da fargli quasi male. Si sentiva tremendamente in colpa, avrebbe voluto buttarsi giù dal ponte sul fiume Han.
Il ragazzo si avvicinò lentamente a Jungkook, le mani lungo i fianchi, gli occhi lucidi e le guance bagnate.
«M-mi dispiace così t-tanto, Kook» disse, strizzando le palpebre per far colare le lacrime lungo le guance. «I-io... non volevo, davvero, mai e poi mai avrei postato quel video. È stato un errore madornale, e mi sento così fottutamente in colpa, io-».
Ma le sue parole non toccarono minimamente il giovane che, con un movimento rapido e veloce, si scaraventò contro Hoseok, tirandogli addosso non solo i primi insulti che gli vennero in mente, ma anche pugni e schiaffi, senza un minimo di controllo.
Era esploso in un millesimo di secondo, la mente gli si annebbiò così come la capacità di ragionare e non ci vide più. Fece la prima cosa che lo avrebbe liberato da quella rabbia incontrollata, prendere a botte la causa di tutto quel casino.
«MI HAI ROVINATO! SEI UN COGLIONE! TI ODIO!» sbraitò, mentre stampò un altro pugno sulla guancia del povero Hoseok, intrappolato tra le grinfie di quella bestia. «ORA SONO FOTTUTO! ME, LA MIA CARRIERA E LEI! È TUTTA COLPA TUA!».
Volò un ultimo schiaffo, poi tutto sembrò cessare. Le possenti spalle di Jungkook vennero afferrate da Jimin e Taehyung, i più vicini, mentre Hoseok venne tirato su qualche secondo dopo da Jin e Yoongi.
«Lasciatemi andare! Basta!» urlò di nuovo il moro, dimenandosi come un animale rinchiuso in gabbia.
Hoseok, nel frattempo, si lasciò andare sul divano, chiudendo gli occhi. Dalle sue narici scendeva un rivolo incessante di sangue, il mento stava assumendo un colore simile al viola, con degli accenni di blu. Era un disastro.
Jimin e Taehyung si guardarono terrorizzati: mai avevano assistito ad una scena del genere, mai Jungkook era esploso in quel modo. Il giovane di bell'aspetto e dagli atteggiamenti timidi ed impacciati si era trasformato in un secondo in un uragano incontrollato, pronto a distruggere ogni cosa pur di trovare la pace.
Jungkook si dimendò ancora, si agitò, tentò di scrollare la presa degli altri due dal suo corpo, ma furono abbastanza forti da trattenerlo. Dopo minuti che parevano ore, il moro sentì la stanchezza assalirlo, obbligandolo ad accasciarsi a terra senza forze e con il fiato corto. Gocce perlate di sudore gli solcavano la fronte e il collo, le mani gli tremavano, le lacrime gli sgorgavano dagli occhi come fiumi in piena.
E i suoi singhiozzi disperati erano la peggiore cosa mai sentita dalle orecchie dei suoi hyung. Persino Hoseok, nonostante la testa pulsante e la faccia insanguinata, provò compassione e un senso orribile di colpevolezza: doveva essere arrabbiato, doveva voler vendetta per come lo aveva ridotto, ma sapeva che in fondo se lo era meritato.
Taehyung e Jimin si accovacciarono accanto a lui, quest'ultimo gli appoggiò una mano sulla schiena ed iniziò ad accarezzarla lentamente, tentando di calmarlo.
«Kook-ah» la voce di Taehyung si fece spazio nella sua mente, profonda e, in quel momento, insicura e spezzata. «n-non è questo il modo di risolvere i problemi, lo sai».
Jungkook, in un secondo di lucidità, alzò lo sguardo verso il suo hyung dai capelli grigiastri.
«Hyung, sono rovinato, lo capisci?» disse. «La mia carriera non sarà più la stessa, le fan non mi guarderanno come una volta, e io e lei non avremo più possibilità di avere una relazione, verrà licenziata e sarà costretta a trasferirsi lontano da qui, perché e ciò che dice il contratto».
Rimase in silenzio, il cuore si frantumò in mille pezzi. La vista del suo Jungkook, il ragazzino più piccolo ed innocente del gruppo, accasciato a terra con il viso squarciato da lacrime di puro dolore era la cosa più orribile che potesse mai vedere.
D'altro canto, anche Namjoon, Jin e Yoongi volevano aiutarli, fare qualcosa per migliorare la situazione, ma non ci riuscivano. Ed era la prima volta, in tutti quegli anni, che non avevano il coraggio di andare da lui e consolarlo, parlare come una vera famiglia e dedicargli tutto il tempo del mondo: Jungkook era irriconoscibile, la violenza che usò su Hoseok fu surreale.
Mai, e ripeto, mai si sarebbero aspettati una reazione del genere da uno come Kookie.
«Hobi, stai bene?» chiese Namjoon al rossiccio, chinandosi verso di lui per controllare la situazione.
Si era messo in modo tale da far fermare il sangue, ma il dolore delle manate di Jungkook... bhè, quello era ancora ben percepibile sulla sua pelle.
«È tutto okay» rispose, annuendo.
«Dobbiamo portarti in ospedale, subito» fece il leader, guardando Yoongi.
«Ma come facciamo?».
«Chiamiamo PD-min, deve essere il primo a sapere di questa cosa» ordinò lui, con certezza.
«Ma, Namjoon-».
«Prima o poi verrà fuori, non possiamo tenerla nascosta per sempre. Le fan sanno già troppo, se al prossimo concerto lo vedono ridotto in questo modo sarà ancora peggio, perciò chiama subito i manager e un ambulanza, subito».
Yoongi annuì pochi istanti dopo, convinto delle parole del leader. Hoseok era cosciente, riuscì a sentire ogni cosa, e non tardò a ribattere.
«No, Nam, rimani con Jungkook, io sto bene».
«Col cazzo che stai bene, e poi Kook-ah è in buone mani, non preoccuparti» disse, facendo ridacchiare Hoseok. «Taehyung e Jimin saranno capaci di calmarlo».
«Mi dispiace così tanto» fece di nuovo il rossiccio, facendosi scappare la medesima lacrima di troppo.
«Lo sappiamo, ma non l'hai fatto apposta».
«Se solo avessi controllato, tutto questo non sarebbe successo».
«Non è colpa tua, smettila di farti paranoie. La relazione tra Jungkook e Kyung-Mi non sarebbe potuta durare comunque, il contratto non glielo avrebbe permesso, hai solo affrettato i tempi».
«Yah, Namjoon! Non dirlo ora, non con Jungkook messo così» gli suggerì Jin, mettendosi alle spalle del leader.
«Che gran bel casino» sibilò quest'ultimo.
Nel frattempo, Jungkook si era lasciato andare tra le braccia di Taehyung, accompagnato dalle carezze sulla schiena di Jimin e le parole di conforto sussurrate dal grigio all'orecchio.
Avrebbero voluto risolvere la questione quello stesso giorno, con tutta la calma del mondo, ma data la reazione del minore avevano costatato che fosse meglio continuare la conversazione più avanti, quando gli animi si sarebbero calmati e gli istinti omicidi di Jungkook fossero cessati definitivamente.
Una giornata di inferno, ecco cosa passarono i membri, tra le lacrime incessanti del minore ancora protetto dagli abbracci di Jimin e Taehyung e le ore seduti sulle scomode sedie lungo i corridoi di uno dei tanti ospedali di Seoul, nell'attesa che il viso di Hoseok fosse medicato da un medico.———
okay, forse sono stata troppo violenta.
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Pellicola » |J.Jk.|
FanfictionI Bangtan Sonyeondan stanno raggiungendo l'apice della fama dopo tanta fatica ed anni di duro lavoro. I sette ragazzi sono determinati a continuare la loro carriera al massimo, ma cosa succederà quando, dall'altra parte di una macchina fotografica...