capitolo ventuno

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«Non farti piú vedere» urló nuovamente, spingendolo piú lontano, in quel vicolo buio dove Kyung-Mi era ancora sotto shock per quello che era appena successo.
Jungkook diede un ultima occhiata a Kang So, steso per terra completamente senza sensi, poi spostò lo sguardo sulla ragazza appoggiata al muro sudicio di quel locale. Notò la sua espressione spaventata mentre guardava il vuoto, i segni violacei che quel maiale senza nome le aveva lasciato sulla sua pelle delicata, la sua camicia leggermente sbottonata sempre per colpa di quest'ultimo. Come poteva fare una cosa del genere ad una persona come Kyung-Mi? Come aveva solamente pensato di toccarle in quel modo.
Jungkook strinse i pugni per trattenere la rabbia, avvicinandosi lentamente a Kyung-Mi. Quando i loro sguardi si incrociarono, negli occhi della bionda si leggeva tutta la sua delusione, provata in quei cinque minuti di agonia e paura.
«Stai bene?» le domandó il ragazzo, quasi aveva paura di farle qualsiasi domanda.
Il labbro di Kyung-Mi inizió a tremare, le lacrime sgorgavano dai suoi occhi blu come fontane, mentre il cuore di Jungkook si spezzava in mille pezzi.
Lei scosse la testa, in segno di negazione, per poi abbassare il capo e singhiozzare.
Non l'aveva mai vista cosí debole, cosí trasparente di fronte a lui, e ció non fece altro che farlo stare male. La prese per le spalle, avvicinandola a lui, per poi avvolgerla in un caloroso abbraccio. Le diede dei leggeri baci sulla testa, mentre Kyung-Mi versava tutte le lacrime che aveva in corpo, esasperata.
«Mi fidavo di lui» disse tra i singhiozzi, cercando di guardare Jungkook negli occhi.
«E... guarda che ha fatto».
«Basta parlarne, peggiorerai solo la situazione» la interruppe, passandole le dita sulle guance per asciugarle le lacrime. «Ho sempre pensato non fosse una persona raccomandabile, e questo mi ha dato la certezza».
Kyung-Mi rivolse lo sguardo verso il corpo steso a terra di Kang So, per poi voltare immediatamente la testa. Non riusciva a guardarlo nemmeno da lontano.
«Ti riporto a casa» le disse Jungkook, allontanandosi leggermente.
«No, lui... sa dove abito, ho paura» nel parlare, prese di fretta la mano del ragazzo di fronte a lei, facendolo sussultare. «Non voglio ritornarmene a casa».
«Allora...» Jungkook ci pensó due volte prima di rispondere, sapeva delle conseguenze che avrebbe riportato. «Ti porto nel dormitorio, dovremmo avere una stanza in piú».
Kyung-Mi annuí, poi Jungkook la trascinò fuori da quel vicolo, cercando di coprirla il piú possibile dagli sguardi indiscreti. Naturalmente fu impossibile passare inosservati: vedere un famoso Idol tenere per mano una ragazza dall'aspetto disordinato e lacrimante non era da tutti i giorni.
«Possono vederci tutti qui» gli sussurró Kyung-Mi all'orecchio, mentre lui continuava ad avanzare con la testa bassa.
«Saprò difendermi, non ti preoccupare».
Dopo poco, Jungkook e Kyung-Mi raggiunsero il dormitorio dei Bangtan prendendo l'ascensore. Era tutto come se lo ricordava da due settimane a quella parte, ordinato e pulito – l'esatto opposto di quello che era il suo appartamento.
Era illuminato da una semplice lanterna posta nel corridoio che divideva le camere da letto dal salotto e la cucina, quest'ultima aveva ancora i resumi di qualche cena passata che nessuno voleva sistemare.
Jungkook la guidò sino al piano superiore, dove c'erano le camere di Namjoon, Jin, Hoseok e Jimin e la sua.
«Puoi dormire qui, se vuoi» le disse il moro, aprendo la porta della camera degli ospiti. Era abbastanza modesta, con un letto singolo, un mobile a muro e un comodino.
«Se vuoi lavarti, qui di fronte c'é il bagno».
La ragazza annuí, entrando nella camera insicura. Jungkook stava facendo cosí tanto per lei: l'aveva salvata da un maniaco improvviso, l'aveva portata nel loro dormitorio pur sapendo dei rischi che stava correndo, ed ora stava sacrificando il suo riposo per una come lei. Avrebbe fatto di tutto per ringraziarlo.
«Se hai bisogno di qualsiasi cosa, sono nella stanza accanto, basta dare dei pugni sul muro ed io verró immediatamente. Per quanto riguarda domani, non preoccuparti, dirò una frottola».
«Jungkook» lo interruppe Kyung-Mi, avvicinandosi di un solo passo. «Non so davvero come ringraziarti».
Jungkook sorrise timidamente, mettendosi una mano dietro la nuca.
«Mi basta sapere che tu stai bene» disse. «Vado a prenderti dei miei vestiti e poi puoi andare tranquillamente a dormire».
Kyung-Mi annuí, sedendosi sul letto mentre Jungkook sceglieva degli abiti adatti per dormire. Appena ritornó, le porse una maglia bianca e un paio di leggins che di solito usava sotto dei pantaloni da basket, per quando andava in palestra. Per fortuna erano della sua taglia, le calzavano a pennello.
«Sembra che li abbia comprati apposta per te» constató Jungkook, non appena Kyung-Mi uscí dal bagno silenziosamente.
La ragazza si sedette accanto a lui, sul letto singolo, appoggiando la schiena contro il muro. Tra i due regnava il silenzio, nessuno voleva dire qualcosa per non rompere quell'improvvisa calma.
«Stai bene?» fu Jungkook il primo a parlare, osservando il profilo stanco della ragazza.
Kyung-Mi piegò leggermente la testa, abbastanza da vedere in modo sfocato il viso del moro.
«Adesso sì, sto bene» rispose in un sussurro, piegando gli angoli della bocca in sorriso. «Grazie di tutto».
«Non devi, chiunque avrebbe potuto salvarti al posto mio».
«Non é solo per quello. Grazie per... tutto, sì insomma, mi hai dato davvero tanto da quando ci siamo incontrati».
"E non hai idea di quanto mi hai dato tu" pensó, sentendo il cuore battere sempre piú forte e il viso farsi piú caldo.
«Avrei voluto conoscerti prima» confessó Jungkook, abbassando lo sguardo. «Ma ora é meglio che ti riposi, domani mattina ti faró portare a casa da un autista dopo che noi ce ne saremo andati».
«Ma devo andare a lavoro molto presto».
«Hai intenzione di lavorare dopo ció che ti é successo? Nemmeno per sogno! Domani te ne starai a casa, intesi?».
«Ma-».
«Niente ma, ritornerai quando starai bene al cento per cento».
Kyung-Mi sapeva del carattere testardo che aveva il moro, perció annuì senza ribattere altrettante volte. Dopo aver dato la buonanotte a Jungkook, si mise sotto le coperte e si addormentò quasi immediatamente.
Jungkook fece fatica ad addormentarsi, chiuse del tutto gli occhi solamente alle tre di notte, e ció non lo aiutò ad alzarsi fresco e riposato la mattina dopo. I ragazzi avevano molti impegni, tra cui finire di registrare un paio di canzoni, provare ancora una volta la coreografia per il nuovo singolo, organizzarsi per il viaggio in Sud America che avrebbero dovuto fare una settimana e mezza dopo e rilasciare delle interviste.
Praticamente nemmeno un attimo di respiro.
Quando tutti erano pronti per uscire dall'appartamento, Jungkook salì al piano superiore per avvisare Kyung-Mi che l'autista stava arrivando, e che avrebbe avuto tutto il tempo per prepararsi.
«Dove vai?» gli chiese Hoseok, mentre scese i primi scalini per giungere al piano inferiore.
«Ho dimenticato il cellulare in camera» mentì, facendo finta di entrare nella stanza per cercare il telefono. Non appena constatò che Hoseok era sceso, chiuse la porta alle sue spalle e bussò a quella accanto, tentando di svegliare la ragazza. Non ricevette una risposta, perció fece per sporgere la testa all'interno.
«Ehy, Kyung-Mi!» sibilò lui. «Sei sveglia?».
Ottenne soltanto un mugulio in risposta, dopo di che vide i suoi grandi occhi aprirsi in due fessure.
«Che c'é?» chiese con voce roca, e Jungkook giurò di non aver mai sentito niente di piú attraente.
«N-noi stiamo andando, l'autista sará qui di fronte tra mezz'ora» le spiegó tutto mantenendo la calma, mentre la ragazza si alzava completamente dal letto e si sistemava i capelli.
«D'accordo» Kyung-Mi annuí, sbadigliando. «Buon lavoro».
«Mandami un messaggio appena sarai a casa, okay?».
«Va bene, ora vai!».
Jungkook rise al suo ordine, ma non se lo fece ripetere due volte e chiuse la porta immediatamente. I suoi hyung erano giá saliti in macchina e stavano aspettando solamente il piú piccolo per partire verso il luogo dell'incontro con i manager.

***

I loro superiori li stavano aspettando nella sala riunioni, tutti in riga dietro Bang PD, seduto sulla sedia di pelle a capotavola. I ragazzi, quando entrarono, si inchinarono cordialmente e si accomodarono ai loro posti, lungo il tavolo di legno scuro. Da subito notarono l'espressione troppo tesa e seria dei manager, che squadravano i sette ragazzi con delle occhiatacce severe e taglienti. Bang PD sembrava forse un po' piú calmo, d'altronde per lui era normale mantenere un atteggiamento rigido quando si trattava di riunioni.
«Prima di tutto, buongiorno» li salutó l'uomo, intrecciando le dita delle mani sopra il tavolo. «Spero abbiate riposato bene, in questi giorni vi vedo molto impegnati».
I ragazzi annuirono all'unisono, mantenendo il silenzio.
Poi, l'uomo cambió improvvisamente argomento.
«Sapete benissimo quanto io tenga a voi, e quanto vi stresso sul fatto della privacy e delle relazioni personali» disse, ormai per i sette era diventata come una cantilena. «E continueró a ripeterlo fino a quando non lo capirete a pieno».
«PD-ssi, mi pare che non sia successo niente di scandaloso fino ad ora» si intromise Namjoon, prendendo la parola a nome di tutto il gruppo. «Abbiamo sempre rispettato la nostra professionalitá e abbiamo tenuto segreto qualsiasi cosa che potesse in qualche modo offendere i nostri fan».
«Esatto, fino ad'ora» ripeté Band PD, sorprendendo il leader, che rimase in silenzio finché l'uomo non ricominció a parlare. «Jungkook, dove sei stato ieri sera?».
Jungkook alzó lo sguardo – che fino a quel momento era rimasto incollato alla superficie liscia del tavolo – e lo rivolse ai suoi superiori, che lo osservavano con un espressione di rimprovero.
«I-io?» ripeté impaurito il minore. «Sono andato a cena con Yugyeom, ma non pensavo fosse diventato un divieto da un momento all'altro».
«Non é Yugyeom il problema» Bang PD buttò al centro della stanza almeno venti fotografie in formato cartaceo, e i membri ne presero un paio a testa.
Le foto mostravano chiaramente un ragazzo con una camicia bianca e dei jeans che trascinava dietro di sé una ragazza bionda. Jungkook sbiancó alla vista di quelle fotografie, probabilmente scattate da qualche paparazzo o da delle fan in giro per la cittá. Gli altri membri rimasero a bocca aperta, spostando lo sguardo dalle foto al ragazzo in questione.
«E ci sono anche dei video» dal proiettore sistemato di fronte al tavolo partirono uno dietro l'altro vari filmati, ognuno raffigurante Jungkook che camminava mano nella mano con questa misteriosa ragazza bionda. Per fortuna non si vedeva il viso di lei, Kyung-Mi avrebbe rischiato di essere licenziata, e non se lo sarebbe perdonato tanto facilmente.
Quando anche il video terminó, Jungkook si voltó con la mascella serrata verso i manager, che attendevano impazienti una risposta.
«P-probabilmemte non era nemmeno lui, sará stato scambiato per sbaglio» aggiunse Jin, prendendo le difese del minore. «Non é cosí?».
«Seokjin, queste foto mostrano chiaramente il volto di Jungkook» ribatté uno dei manager, facendo zittire il maggiore del gruppo.
«Ma, andiamo, Jungkook non sarebbe mai in grado di farsi vedere in quel modo insieme ad una ragazza, é impo-».
«No, Jimin, quello sono io» lo interruppe il moro, stringendo le fotografie tra le mani. «Ma c'é una spiegazione».
«Sta' attento a quello che dici, é una questione seria».

"E ora cosa mi invento?".

Pellicola » |J.Jk.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora