capitolo quarantuno

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Era bastato un semplice video per far scatenare il lato peggiore di Jungkook. Durante quel pomeriggio rimase in camera d'hotel insieme a Taehyung e Jimin, che gli avevano vietato di uscire per evitare di farsi vedere troppo in giro, soprattutto dopo lo scandalo appena avvenuto.
Non fu un problema per i due hyung tenerlo rintanato con loro, si era calmato e non aveva nemmeno le forze per mangiare. Saltò il pranzo e non era intenzionato nemmeno a mandare giù qualche boccone per la cena.
«Dai Jungkook, sei nel bel mezzo di un tour, non puoi permetterti di rimanere a digiuno» lo rimproverò, per l'ennesima volta, Taehyung, seduto dall'altro lato del tavolino nella loro camera d'albergo.
Jimin era talmente affamato da aver divorato tutto ciò che aveva nel piatto, così come Taehyung, ma entrambi si accorsero che il minore non aveva nemmeno toccato le posate.
Jungkook non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo, non reggendo le occhiatacce irritate del grigio di capelli, che sospirò.
«Smettila di comportarti da bambino e mangia qualcosa, dannazione!» fece quest'ultimo, posando con non troppa delicatezza la forchetta sul tavolo.
Lo sguardo di Jimin si posò stupito sulla figura dell'amico, forse per sgridarlo per il suo tono troppo cattivo.
«Non importa, vado a dormire» e così, il moro si alzò sfacciatamente dalla sedia e avanzò verso la porta della camera, con tutte le intenzioni di stendersi sul letto e staccare la spina per almeno otto ore.
«Jungkook, aspetta» disse il biondino, affrettandosi a raggiungere il minore. Questo si voltò verso di lui perplesso, forse anche implorandolo di lasciarlo andare. «Dammi il cellulare».
«C-cosa?».
«Il tuo cellulare» ripetè Jimin, indicando la tasca dei pantaloni che indossava Jungkook. «Il mio è morto e devo controllare una cosa».
Jungkook si lasciò convincere, porgendogli il cellulare senza problemi e sospirando.
Taehyung lo guardò confuso: sapeva perfettamente che il telefono di Jimin non era per niente scarico, anzi, l'aveva messo in carica sul comodino accanto al letto.
Che cosa aveva in mente di fare?
«Okay, grazie».
Il giovane lo riprese e annuì lievemente, per poi uscire definitivamente dalla camera dei due coetanei. Il grigio di capelli non perse tempo a lanciargli un occhiata che la sapeva lunga, anche se effettivamente non aveva idea di cosa gli fosse passato per la testa.
«Ho chiesto a Kyung-Mi di venire qui» rispose lui, ricevendo solamente un verso di disapprovazione dall'amico. «Per quanto noi possiamo stargli vicino non sarà mai abbastanza in questo momento, ha bisogno di qualcuno di diverso, che lo consoli in modo differente».
«E così hai pensato alla causa dei suoi problemi, sei un genio Chim».
«È la cosa migliore da fare, fidati di me».
Il grigio si lasciò convincere dalle sue parole, eppure continuava a pensare che non fosse una buona idea.
Probabilmente, anzi, sicuramente si sbagliava.

***

Kyung-Mi era rimasta in hotel per tutto il pomeriggio. La mattina aveva fatto un giro per la città accompagnata dalla sua fidata macchina fotografica, aveva scattato foto qua e là e ne andava molto fiera, soprattutto perchè aveva deciso di usare un nuovo filtro comprato poco prima da Amazon. Approfittò di quelle ultime ore di riposo per modificare e salvare gli scatti sul suo PC, inviandoli anche a delle conoscenze per e-mail. Era rilassata e lontana da ogni preoccupazione, finalmente.

Stava ancora scrollando i suoi lavori quando il suo cellulare si illuminò, accompagnato dal solito suono di una notifica. Osservò di rado lo schermo, leggendo solamente le prime lettere del mittente che però la fece distrarre dal suo lavoro.
Era Jungkook, o almeno così credeva.

Da Kook💫
“Non mi sento molto bene, ti va di passare da me?”

Inutile dire che non ci pensò due volte ad infilarsi le ciabatte donate dall'albergo e percorrere i corridoi, a quell'ora illuminati dalle piccole lanterne poste sulle pareti. Non le importò nemmeno di essere vestita da una semplice tuta e che fosse tutt'altro che attraente, voleva solo passare un po' di tempo con Jungkook.
Salì fino a due piani più in alto con l'ascensore, percorse nuovamente un altro corridoio e si fermò di fronte alla camera dove alloggiava il ragazzo.
Bussò tre volte, attendendo una risposta, che tardò ad arrivare.
La porta si aprì leggermente almeno un minuto dopo, rivelando un Jungkook coi capelli scompigliati, il viso stanco e l'aspetto visibilmente trasandato. Passò gli occhi socchiusi sulla figura di lei, inarcando le sopracciglia.
«Cosa... cosa ci fai qui?».
Kyung-Mi, perplessa dalla domanda, riprese il suo cellulare in mano e lesse di nuovo il messaggio che le aveva inviato poco prima, costatando che no, non aveva le allucinazioni.
«Mi hai mandato un messaggio cinque minuti fa, volevi che passassi da te».
«Ma io non ti ho inviato un bel niente» disse il moro. «Aspetta... Jimin!».
«Cosa c'entra?».
«È stato lui a mandarti il messaggio, non io».
«Dal tuo cellulare?».
«A quanto pare».
Kyung-Mi annuì, anche se poco convinta da tutta la situazione.
«Allora se non sei stato tu io posso ritornare in camera mia e-».
«No no! Ormai sei qui davanti, mi fa piacere» aggiunse lui, concludendo con un tenero sorriso che riscaldó il cuore a pezzi del ragazzo. «In effetti avrei bisogno di un po' di coccole».
Jungkook afferrò delicatamente la mano della bionda, trascinandola con sè dentro la sua stanza. Lei notò come fosse molto più grande rispetto a quella che condivideva con Shin a due piano di sotto, in più era tutto così lussuoso e decorato. Ovviamente l'ordine non era il protagonista di quella camera, considerato che ci alloggiasse un ragazzo indaffarato come Jungkook.
«Hai già mangiato?» le domandò.
«Mezz'ora fa, con Shin. Tu?».
«Anche io, con Tae e Jimin» mentì il moro.
Lui si sedette sul letto, appoggiando la schiena sul telaio in legno, mentre osservava la ragazza vagare per la camera, guardandosi intorno.
«Cos'hai da girare in questo modo? Mi fai venire l'ansia» si lamentò Jungkook, sogghignando.
«Bhè, innanzitutto penso che tu debba riordinare qui, non trovi?» lo rimproverò, indicando la sedia della cosiddetta “scrivania” che ormai si era riempita di abiti sporchi e oggetti di ogni tipo, dalle botticine di shampoo a cuffiette o cavi vari.
«Nah~ rispecchia il mio stile».
«Ah già, è vero!» esclamò ironica lei, facendolo ridere. «Sei qui dentro da quattro giorni e sei riuscito a ridurla così, complimenti».
«Eddai, smettila di lamentarti tanto e riposati un po'».
Il corpo di Jungkook si ritrovò in un nano secondo accanto a quello di Kyung-Mi, sprigionando calore per l'improvvisa vicinanza. La bionda si voltò inconscia del fatto che il ragazzo si fosse avvicinato così velocemente, arrossendo.
«J-jimin mi ha scritto che non stavi bene, è la verità?» provò ad attaccare lei, mantenendo lo sguardo sul suo viso.
«Mh, può essere» rispose. «Sono un po'- aish, che dico, molto giù di morale».
«Come mai?».
«Sono successe delle cose... non mi va di parlarne adesso».
Jungkook sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare l'argomento anche con lei, dopotutto era la seconda protagonista di quel casino. Ma non in quel momento. Sentiva il bisogno crescente di voler stare bene, sentirsi amato e venire abbracciato da qualcuno a lui speciale: non quanto i ragazzi, ma qualcosa di diverso.
Lo sguardo di Jungkook si addolcí non appena la mano delicata di Kyung-Mi si posò sulla sua guancia, muovendo lentamente il pollice.
«Mi dispiace, Kook» mormorò. «Ti prometto che andrà tutto bene».
Non succederà, pensò lui, nonostante volesse illudere sè stesso per sentirsi in pace anche solo quella sera.
«Lo spero così tanto» fece.
«Sarà così, okay? Ne uscirai più forte di prima, come sempre».
«Tu... non mi conosci abbastanza. Sono solo un codardo che ha paura di affrontare la realtà delle cose e continua a vivere nella menzogna».
Quelle parole per la bionda parevano senza senso: che cosa stava cercando di dirle? Era solo un problema passeggero o le stava nascondendo qualcosa?
Voleva fargli tante di quelle domande che forse non sarebbe servita nemmeno una notte intera, ma decise di tenerle per sè: Jungkook aveva bisogno di aiuto, doveva rilassarsi e non pensare a niente.
Kyung-Mi si alzò sulla punta dei piedi, schioccando un leggero bacio sulle labbra rosse del moro, che rimase sorpreso dal gesto. Poi gliene diede un altro, ed un altro ancora, finchè il suo viso non si illuminò con un sorriso timido.
«Va tutto bene» gli sussurrò, accarezzandogli la folta chioma di capelli. «Sei stupefacente, Jungkook, e ce la farai».
Il moro la abbracciò, sentendo le lacrime prendere nuovamente il sopravvento. Ma questa volta non volle piangere, era stanco ormai di soffrire; almeno per quella volta voleva stare bene con sè stesso e con la ragazza che amava con tutto il cuore.
Il tocco delicato di Kyung-Mi accompagnava i respiri profondi del ragazzo, ancora incollato al suo corpo, troppo spaventato per lasciarlo andare.
«Guardati: hai patito così tanto, eppure ora sei qui a consolare uno sciocco in preda alle sue crisi dei vent'anni» disse improvvisamente Jungkook, facendo ridacchiare Kyung-Mi. «Dovrebbero essere tutti come te».
«È solo grazie a queste disavventure che sono così adesso, ricordalo».
La presa del moro si fece più salda attorno al busto esile della bionda, che si sentiva sempre più protetta tra quelle braccia muscolose. Decise di allontanarlo leggermente per guardarlo dritto in quegli occhi scuri come la pece, voleva percepirne la profondità, per affordarci dentro e non riemergere mai.
Gli prese il viso tra le mani, sporgendosi in avanti per l'ennesimo bacio, questa volta più lungo e con più sentimento. Fu un semplice movimento di labbra, niente di più, dolce e delicato per dimostrare il loro amore genuino ma così tremendamente sbagliato.
E Jungkook si godeva ogni momento, perché ormai sapeva che da lì a poco si sarebbero separati per sempre.
E non perse tempo.
«Fai l'amore con me» le mormorò all'orecchio, senza un briciolo di vergogna.
Tanto ormai cosa aveva da perdere oltre la valvola di sfogo più importante e significativa della sua vita?
Kyung-Mi non pareva imbarazzata, n'è turbata dalla richiesta del giovane.
«Ti prego, ho bisogno di te, ho bisogno del tuo amore».
Si guardarono negli occhi, di nuovo, perdendosi ognuno nelle iridi dell'altro.
«Ti amo, Jungkook».
«Ti amo anch'io, Kyung-Mi».

Quella notte i due si separarono dal mondo, presero un biglietto di sola andata per il paradiso e si costruirono una realtà tutta loro, che nessuno avrebbe potuto distruggere. Erano in pace con i sensi, si sentivano così liberi: liberi di poter esprimere il loro amore, liberi di baciarsi senza la costante paura di essere visti, liberi da ogni sguardo indiscreto o dagli scatti delle macchine fotografiche.
I due non solo fecero l'amore, ma si giurarono inconsciamente fiducia eterna e che, nonostante la distanza che li avrebbe divisi, si sarebbero amati pienamente per ogni singolo giorno.
Kyung-Mi si sentiva la donna più protetta e speciale del mondo, cullata dalle carezze dell'uomo a cui aveva donato il suo cuore senza vergogna.
E Jungkook era così fortunato da avere una tale creatura accanto a sè, distesa tra le sue braccia. E il solo pensiero che lei stesse in pace grazie alle sue gesta lo fece sentire al settimo cielo, dimenticandosi di ogni problema.
Le iridi dei due amanti si cercavano in continuazione, e quando si trovavano avevano quasi paura di staccarsi.
Si sorridevano dolcemente, si toccavano come pochi sapevano fare, godendosi ogni centimetro di pelle dell'altro. E c'erano momenti in cui cominciavano a ridere, senza un motivo preciso, lo facevamo solamente perchè erano felici, si sentivano sollevati dal peso della vita.

«Okay, okay, adesso finiamola» ordinò la ragazza, dopo la medesima risata condivisa con Jungkook, che poteva sembrare una cosa stupida ed infantile, ma che per entrambi voleva dire più di qualsiasi altra cosa.
Jungkook prese un lungo respiro, stropicciandosi gli occhi lucidi, per poi puntare lo sguardo sulla figura di Kyung-Mi. Lei teneva la mano poggiata sul suo petto, che si alzava ritmicamente e riusciva a percepire i suoi battiti cardiaci a tratti accelerati. Si sollevò leggermente a pancia in giù, reggendosi con i gomiti sul materasso; i capelli gonfi e leggermente spettinati che le contornavano il viso struccato e perfettamente naturale, quel suo sorriso a labbra chiuse che faceva impazzire il moro, i suoi occhi color nocciola talmente dolci da far quasi percepire il gusto.
«Sei bellissima» le sussurrò Jungkook, portando una mano all'altezza della sua guancia.
Kyung-Mi gli sorrise più ampiamente, arrossendo leggermente. «Anche tu».
«Di certo non ti supero».
«Sei tu quello con milioni di fan in tutto il mondo, non io» gli disse, ridacchiando. «E tutte quante ti considerano come un Dio sceso in terra».
«E tu invece hai ricevuto un complimento da un cantante di fama mondiale, che vale molto di più».
«Aish, come sei modesto».
Jungkook fece per ribattere, ma le labbra di Kyung-Mi lo interruppero immediatamente in un semplice bacio. Era strano: c'erano coppie che ogni volta cercavano un rapporto più profondo, quasi sensuale, passionale, mentre per loro due bastava il semplice contatto con le labbra per far sì che i brividi lungo tutto il corpo si scatenassero.
«Quando fai così impazzisco, lo giuro» disse il moro, non appena i due si staccarono, per poi guardarsi negli occhi.
«Lo faccio apposta, come se la tua vita fosse piuttosto noiosa e monotona».
«In effetti hai ragione, non faccio mai niente tutto il giorno» ribattè ironico lui, ridacchiando. «Che ore sono?».
Kyung-Mi prese il suo cellulare, guardando le cifre sul suo schermo di blocco.
«Le due di notte» rispose.
«È già così tardi?».
«Ci hai dato dentro, ragazzo» scherzó la bionda, facendo arrossire in un frangente di secondo il povero Jungkook.
Per lui era stata la prima volta, perciò oltre ad essere insicuro e ansioso a non finire, sperava vivamente che Kyung-Mi lo avesse compreso. Avendo iniziato la sua carriera ad un età impossibile, gli erano state vietate un sacco di attività, tra le quali avere una relazione, frequentare discoteche e pub o uscire per Seoul come se niente fosse. Le cose che alla sua età si definivano “normali” per lui venivano una volta ogni tanto, se non quasi mai. Ma non se ne vergognava, se doveva dirla tutta.
«Non è meglio se riposi un po'? Domani hai degli impegni con i ragazzi se non ricordo male» gli ricordò la bionda, cominciando ad accarezzargli leggermente la sua chioma castana.
«Mh... se continuerai così mi addormenteró eccome» mormorò Jungkook, chiudendo lentamente gli occhi per godersi a pieno il tocco delicato di Kyung-Mi. «Vieni qui, non voglio dormire da solo».
La ragazza si fece spazio tra le braccia di lui, leggermente rossa in viso per la vicinanza con il suo fisico che faceva invidia agli Dei greci. Jungkook la avvolse con la sua salda presa, mentre lei continuava ad accarezzargli i capelli.
Bastò davvero poco prima che entrambi, sfiniti dalla giornata e non solo, caddero tra le braccia di Morfeo, uniti come sempre.

———
a quanto vedo il capitolo precedente ha suscitato parecchi istinti omicidi ahaha.

Con questo capitolo cercherò di farmi perdonare, spero solo ci sia riuscita!🤞

Pellicola » |J.Jk.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora