capitolo ventisette

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Il giorno della partenza era finalmente arrivato. I ragazzi dovettero sbrigarsi a mettere tutte le loro valigie dentro il van dello staff, per partire insieme e ad un orario decente verso l'aeroporto. I colleghi di Kyung-Mi le avevano dato appuntamento dieci minuti prima dell'arrivo dei Bangtan per supervisionare l'esterno, dato che le fan di sicuro si sarebbero accalcate all'entrata per assistere alla tanto attesa entrata in aeroporto. Sinceramente Kyung-Mi non ci trovava niente di speciale: cioè, era come se tu ti fermassi davanti alle porte e guardassi la gente entrare senza uno scopo specifico.
Per il resto, fece come le venne ordinato e si fece trovare alle otto e mezza in punto fuori dal grande edificio, accompagnata da Shin e altri cinque addetti a chissà che cosa.
Shin, in confronto a Kyung-Mi, si era vestita e curata di tutto punto, indossando persino un paio di stivaletti col tacco. La bionda sembrava piú una barbona, con la sua tuta della Nike grigia, i capelli raccolti in uno chinnion talmente disordinato da sembrare un nido di uccelli e un paio di occhiali dalla montatura nera mai usati prima di all'ora. Per il viaggio doveva essere comoda, mica sembrare un ospite all'ultima sfilata di Gucci.
Le due macchine scure parcheggiarono poco dopo all'esterno dell'aeroporto, da esse fecero uscire i sette ragazzi tutti coperti per bene da mascherine nere e capelli.
Non ebbe nemmeno tempo per osservarli tutti che vennero guidati dentro da una catena di bodyguard per poi sparire fra la massa di fan sclerate ed urlatrici. Kyung-Mi ed il resto dello staff aspettarono che i ragazzi avessero fatto il check-in per poter entrare ed essere imbarcati, almeno fin quando le fan non si fossero calmate.
«Caffè?» le chiese Shin, mentre cercava dentro la sua borsa il suo portafogli.
«Mh?» Kyung-Mi si rivolse all'amica con espressione assonnata, facendole intendere che era completamente fuori dal mondo.
«Vabbé, ho capito comunque» la ragazza si diresse verso la macchinetta piú vicina con delle monetine in mano. Kyung-Mi ne aveva assolutamente bisogno, altrimenti sarebbe crollata da un momento all'altro.
Nel frattempo, i Bangtan se ne stavano tranquillamente seduti su delle sedie della sala d'aspetto, nell'attesa che l'aereo fosse pronto per l'imbarcaggio. Erano tutti abbastanza stanchi, in quel periodo le prove e gli impegni non finivano mai, di conseguenza sia la salute fisica che quella mentale andavano un po' a farsi benedire.
«Si può avere del caffè?» domandò Yoongi, battendo il piede destro sul pavimento.
Kyung-Mi si alzò dalla sua sedia, annuendo.
«Quanti ne volete?».
Hoseok, Jimin e Jin alzarono le mani, seguiti poi da un Taehyung con «Però con tanto latte».
La bionda raggiunse Shin alle macchinette, avvertendola della quantità di caffè che avevano ordinato i ragazzi. Purtroppo, però, non ebbe nemmeno il tempo di inserire le monetine all'interno che una voce metallica annunciò l'imbarco per il volo.

***

«Hyung» Jungkook richiamò Taehyung, iniziando a scuoterlo. «Hyung!».
Il castano, che fino a poco tempo prima aveva preso sonno, si tolse la maschera per gli occhi e la gettò nervosamente a terra, guardando Jungkook.
«Che c'è?!».
«Hai qualcosa da mangiare?».
«Pabo, non ho potuto» rispose. «Vai a chiedere alla quasi tua ragazza Kyung-Mi».
Jungkook mise immediatamente una mano sopra la bocca di Taehyung, attirando l'attenzione di Namjoon, che stava leggendo un libro seduto di fronte a loro.
«Ma sei scemo?».
«Non l'hai nemmeno negato!» Tae si chiuse tra le spalle in una risata compiaciuta, mentre Jungkook tentava di non arrossire troppo.
«Smettila, voglio da mangiare».
«Chiedi allo staff, che ne so io».
«Non vedo nessuno oltre Shin-Noona e Kyung-Mi» disse il moro, lanciando uno sguardo al resto dei passeggeri.
«E allora chiedi a loro, è cosí complicato?».
«Tu sei complicato» Jungkook cercò di alzarsi dal suo sedile, per avvicinarsi a quello delle due ragazze. Kyung-Mi si stava quasi per addormentare con un paio di cuffie alle orecchie e in una posizione a dir poco bambinesca: il ragazzo si intenerì vedendola in posizione fetale, con le gambe sul sedile e le braccia ad avvolgerle.
«Jungkook?» lo richiamò Shin, alzando lo sguardo dal suo cellulare. «Che c'è?».
«Uhm, c'è per caso del cibo su questo aereo?».
«Dovrebbe passare l'hostess con il pranzo, aspetta ancora un po'».
Jungkook annuì, ritornando a sedersi accanto a Taehyung.
«Che hanno detto?».
«Ma l'hai vista?» il moro si voltò verso il maggiore, indicando con il capo la figura dormiente della fotografa. «Non ho mai visto niente di più carino».
«Oddio...».
«Dorme sempre così di notte?».
«Ma ti senti come parli?».
«Aish, hyung, è troppo per me» Jungkook sprofondò nel suo sedile, nascondendo il viso con il cappuccio scuro della felpa.
Taehyung rimase un po' perplesso dalle parole del maggiore, non avevano mai parlato di ragazze o relazioni, perciò suo ava strano.
«O Gesú...».
«Okay, penso che questo viaggio sia perfetto» Jungkook, nuovamente, si mise a schiena dritta, guardando Taehyung con un sorrisetto a dir poco inquietante sul viso.
«Perfetto per cosa?».
«Per dirle...sí, insomma, tutta la situazione».
Taehyung si schiaffeggiò mentalmente la fronte, aveva capito perfettamente cosa volesse dirgli il minore.
«Ti devo ricordare cosa c'era scritto sul nostro contratto?».
«Yoongi hyung ha detto di fregarsene di quello che dice l'agenzia, posso fare tutto quello che voglio».
«Ma sei un Idol! Capisco il fatto che ti piaccia qualcuno, ma è meglio andare con calma» disse Tae, rimproverandolo.
«Ma non capisci hyung, è da troppo tempo che mi tengo questa cosa per me».
«Jungkook, non penso sia il posto nè il momento adatto per affrontare certi discorsi, ma non fare niente di troppo affrettato. La priorità adesso sono le Army e i nostri concerti».
Jungkook, seppur frustato da tutta la situazione, sapeva che Taehyung aveva ragione, e non poteva farci niente. Avrebbe aspettato, tanto quanto il suo lavoro e le sue fan gliel'ho avrebbero permesso.

***

Dopo svariate ore passate in aereo, i Bangtan e tutto il resto dello staff atterrò finalmente sulla terra del Cile. L'indomani avrebbero dovuto esibirsi, perciò non persero tempo a sistemarsi nelle loro camere e rimanere da soli per riposarsi un poco. Ognuno viveva da solo, a parte Namjoon e Hoseok che finirono insieme.
Ne approfittarono per finire lavori lasciati in sospeso in Corea, riposarsi nel letto dell'hotel o farsi un bagno di tre ore nella grande vasca che offriva il bagno.
Lo staff, d'altro canto, era ancora impegnato nei preparativi, seppur erano già entrati nelle loro camere da letto. Kyung-Mi dovette condividere la stanza con Shin e un altra sua collega make up artist, ma era abbastanza gestibile. Per il resto, sembrava essere tutto tranquillo.
«La cena è alle sette in punto, ritrovo domani mattina alle otto, inizio concerto alle venti, tutto chiaro?» il manager fece irruzione nelle camere dello staff per avvisare tutti gli addetti dei loro impegni, Kyung Mi in quel momento voleva soltanto sprofondare nel mondo dei sogni al piú presto possibile.

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Prossimo capitolo: questo weekend, dato che è mooolto importante

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