capitolo ventinove

2.8K 166 10
                                    

La sera arrivò anche per i Bangtan e, nonostante tutto ciò che successe durante la giornata, cenarono insieme come sempre. Certo, l'atmosfera non era delle migliori: molte volte calava il silenzio nella stanza, cosa che tra loro non succedeva mai, e ciò creava una sorta di aurea negativa. Taehyung se ne stava seduto in un angolo del divano abbracciato ad un cuscino, con il capo coperto dal cappuccio della felpa e un paio di occhiali tondi e grandi. Jin sedeva sul davanzale della finestra, accanto a Jimin, e si gustava la cena silenziosamente, mentre Jungkook aveva deciso di andare a dormire prima quella sera, senza aver toccato cibo.
I ragazzi acconsentirono, dopotutto aveva bisogno di forze per il concerto del giorno dopo.
«Quando è iniziato il tour ho sperato che tutto andasse per il meglio, anche se so benissimo che questo genere di situazioni è già capitato in passato» cominciò il leader, non appena tutti ebbero finito di mangiare. «Però non mi sarei mai aspettato tutto questo casino in una sola giornata».
«Nessuno se lo sarebbe aspettato» aggiunse Yoongi. «Io personalmente ci sono rimasto davvero male».
«Tutti sono rimasti molto scombussolati, e ciò ci ha in qualche modo impedito di dare il massimo al concerto di oggi».
«È colpa mia» prese parola Taehyung, con la voce rotta. «Avrei dovuto dare ascolto a Jin-hyung, la salute dei membri viene prima di ogni altra cosa».
La stanza si fece di nuovo silenziosa, se non per colpa di qualche singhiozzo strozzato di Taehyung.
«Jungkook è stato fortissimo, e lo so, ma non immagino cosa sarebbe potuto capitare se fosse stata un altra persona».
«Io non volevo usare quel tono con te, è stata solo la situazione in cui ci trovavamo. Jungkook-ie non è mai stato male seriamente, tantomeno prima di un concerto, perciò...» disse Jin, guardando il minore con sguardo compassionevole. «È stata anche colpa mia, mi dispiace».
«E mia» improvvisamente, un Jungkook assonnato e confuso entrò nella stanza, sedendosi sul bracciolo del divano.
«Kook-ah, dovresti riposare per domani» intervenne Jimin, affiancandosi a lui.
«Sto bene, e poi avrei bisogno di parlarvi, penso sia la situazione migliore per farlo».
I ragazzi si guardarono confusi, posando poi lo sguardo sul corpo di Jungkook.
«Quella di oggi non è stata la prima volta, ho avuto attacchi sempre più frequenti da due mesi a questa parte» iniziò lui, torturandosi le mani. «All'inizio pensavo fosse qualcosa di passeggero, ma non era così. Kyung-Mi è stata la prima a venirlo a sapere, ma fu per puro caso. È stata lei poi a farmi visitare da un medico e a controllarmi giorno per giorno, nonostante i suoi impegni. Io pensavo che tenervelo nascosto fosse la cosa giusta da fare, ma a quanto pare non lo è stata».
«Perchè mai non ce lo hai detto?» domandò Jin.
«Perchè siamo in periodo di comeback e siamo già impegnati fino al collo. Vi avrei fatto stressare di piú se vi avessi detto della mia situazione».
«Perciò non hai detto niente a nessuno se non alla nostra fotografa?» chiese perplesso Hoseok.
«Nemmeno a me, Jungkook?» si aggiunse poi Yoongi. «Io, che per tutti questi mesi ti ho aiutato in tutti i modi possibili con tu sai chi e ho sopportato le tue crisi giorno e notte?».
«M-mi dispiace, hyung, ma ero davvero preoccupato per voi».
I ragazzi rimasero in silenzio, sotto lo sguardo preoccupato del minore.
«So di aver sbagliato ma, per favore, non arrabbiatevi con me» mormorò Jungkook, in preda all'ansia.
«L'importante e che tu ora stia bene, conta solo quello» fece per dire il leader, ma l'atmosfera venne interrotta dal bussare sulla porta.
Nessuno aspettava visite, perciò non avevano idea di chi fosse.
Jimin andò ad aprire, sporgendo la testa all'esterno per capire chi bussò alla porta.
«Shin-noona? Cosa-».
In poco tempo, la make up artist entrò nella stanza, spingendo via il biondino. Era abbastanza sconvolta, aveva il fiatone.
I ragazzi di allarmarono immediatamente, alzandosi in piedi.
«Cosa succede?» chiese Namjoon.
«Scusate, è che non sapevo a chi dirlo e so che voi le siete molto vicini e-».
«Dicci cosa succede!» esclamò nuovamente il leader, mantenendo comunque un atteggiamento calmo.
«Kyung-Mi ha ricevuto una chiamata e dopo è scappata dall'hotel... i-io non so cosa le è accaduto».
«Cosa?!» esclamò Jungkook, mettendosi di fronte alla ragazza.
«Non so di cosa stesse parlando, so solo che dopo aver riattaccato è uscita fuori dalla stanza correndo e-».
«Ora dov'è?!».
«N-non lo so, h-ho provato a cercarla ma n-non l'ho trovata».
Jungkook si voltò verso i ragazzi, come per fargli capire le sue intenzioni.
«Okay, tu, io e Shin andremo a cercarla, voi ragazzi cercate di contattarla» disse Yoongi, affiancandosi al minore.
«Perchè dovresti andare tu?».
«Perchè la conosco meglio di tutti voi» rispose.
E dopo ciò, i due ragazzi uscirono dalla stanza di fretta e furia, non sapendo nemmeno da dove iniziare.

un' ora prima •

Kyung-Mi entrò nella appartamento, stendendosi immediatamente sul divano. Era talmente stanca che avrebbe voluto sprofondare tra quei morbidi cuscini.
«Come sono venute le foto?» chiese Shin, mettendosi accanto a lei.
La bionda sbuffò in risposta, chiudendo gli occhi.
«Yah, non puoi addormentarti adesso, puzzi».
«E con ciò?».
«Non posso dormire accanto ad una che puzza di sudore e piedi. Forza, vatti a fare una doccia».
Kyung-Mi sbuffò nuovamente, cercando di alzarsi dal divano. Prima che potesse farlo, il suo cellulare iniziò a squillare, attirando l'attenzione delle due.
«Chi è?» domandò Shin.
«Ciao ma!» rispose la bionda, sorridendo.
Non sentiva la voce di sua madre da quando la andò a trovare qualche settimana prima.
«Mamma?» subito, la sua espressione si fece più cupa e preoccupata. «Perchè stai piangendo? Cosa è successo?».
Shin, notando il comportamento della sua coinquilina, non staccò gli occhi di dosso da lei, nonostante non capisse niente di ciò che stava dicendo.
«Mamma, puoi dirmelo o no?!».
Il tono di voce si fece più alto ed iniziò a camminare nervosamente per la stanza.
«Una rapina? E dove?» chiese lei, fermandosi per un momento. «Aspetta... non mi dire che è la stessa banca dove lavora papà».
Kyung-Mi spalancò gli occhi, per poi mettersi una mano fra i capelli e sospirare.
«CHE COSA?!».
Shin per poco non cadde dal divano per lo spavento.
«E papà? Come sta? È tutto okay, vero?» fece un altra pausa. «Cosa... vorrebbe dire?».
Kyung-Mi si accasciò a terra, mordendosi una mano per non piangere.
Che cosa stava succedendo?
Shin si avvicinò a lei, chiedendole se andasse tutto bene.
«I-io come faccio a rimanere qui se papà è in queste condizioni?! Non posso, entro domani mattina sarò in Corea, non ti preoccupare mamma» disse, alzandosi improvvisamente.
«No! Se papà potesse peggiorare io sarò bloccata qui e non posso permetterlo» un altro urlo. «Mamma... ti prego».
«Kyung-Mi, mi puoi dire cosa sta succedendo?!» sbottò Shin.
La ragazza, stanca di entrambe, chiuse di fretta la chiamata e lanciò il suo cellulare verso il muro. Shin non sapeva cosa fare, n'è tantomeno cosa fosse successo.
«I-io...» fece per dire, ma si ritrovò solamente lacrime amare lungo le sue guance. «Me ne vado, ora».
Uscì dall'appartamento in tutta fretta, non curante del cellulare e tantomeno dei soldi. L'amica rimase immobile per qualche secondo, cercando di metabolizzare ciò che Kyung-Mi stesse facendo, ma quando si decise a fare qualcosa... era troppo tardi.

Pellicola » |J.Jk.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora