Durante la pausa pranzo, Kyung-Mi mantenne la promessa di Jungkook, andando nella sala riunioni dove loro avevano giá iniziato a pranzare.
Il moro fu felice di rivederla dopo quella mattina piena di prove, ma il suo sguardo di incupì di nuovo non appena notò anche Kang So con lei.
Giá, Kyung-Mi dovette portare anche lui, il suo carattere troppo buono le aveva impedito di abbandonarlo alla mensa da solo.
Per la prima volta, Jungkook non era contento di vedere lo hyung.
Kyung-Mi si sedette accanto ad Hoseok, di conseguenza Kang So si trovava tra lei e Yoongi. Al blu di capelli, infatti, non passarono inosservate le varie occhiatacce del minore verso Kang So; sapeva perfettamente della sua profonda gelosia.
Il pranzo tutto sommato andò bene, parlarono fra di loro, mangiarono e si rilassarono per quell'ora di riposo rimanente. Nonostante tutto, Jungkook fu l'unico a notare gli strani comportamenti un po' troppo protettivi verso Kyung-Mi: ogni tanto parlavano a bassa voce –con le facce troppo vicine–, ridevano insieme, Kang So la aiutò persino a pulirsi con un tovagliolo.
«Jungkook-ah, se continui a guardarlo in quel modo rischi di consumarlo» gli disse Yoongi, sedendosi sul divanetto della sala, accanto al minore.
«È che... sta troppo vicino a Kyung-Mi» sibilò. «Capisco che siano colleghi, ma così è esagerato».
Yoongi ridacchiò, rendendo ancora più frustrato il moro.
«Che dovrei fare?».
«Ma che ne so, sei tu quello cotto e stra cotto, non io».
«Potresti comunque darmi dei consigli, non pensi?».
«Nah~, un genio come non può stare a pensare a questo genere di cose».
Jungkook gli diede uno schiaffo innocente sulla spalla, mentre Yoongi fece finta di piangere dal dolore.
La bionda, nel frattempo, stava buttando tutti i contenitori di noodles, mentre Kang So la aiutava come poteva.
«Sunbaenim, oggi pomeriggio cosa c'è da fare?» domandò Kyung-Mi.
«A dire il vero, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare questa mattina. Posso darti il pomeriggio libero».
«Davvero?».
Kang So annuì, ricontrollando ancora una volta il suo cellulare. «Come primo giorno direi che basti».
«Fantastico!».
Kyung-Mi si sedette sul divanetto accanto a Jungkook e Yoongi, i quali stavano ancora parlando tra di loro.
Prese velocemente il suo cellulare, cercando tra i contatti il numero di sua madre. Quel gesto non passò inosservato a Jungkook che, nel frattempo, stava guardando ogni suo movimento.
«Ciao Ma» disse lei, sorridendo. «Sì, tutto bene».
Jungkook si voltò verso Yoongi con sguardo perplesso, non capendo le parole di Kyung-Mi.
«Penso sia italiano» gli bisbigliò all'orecchio.
«Sì, ho mangiato», Kyung-Mi parlava con sua madre con un enorme sorriso stampato in faccia. «Kang So, un mio collega. Ah, mamma! Ti devo raccontare un sacco di cose, va bene se passo da te dopo?».
Kyung-Mi si ri-alzò dal divano, iniziando a camminare da un lato all'altro della stanza.
«Kang So mi ha dato il pomeriggio libero, ho pensato di venire a trovare te e papà».
La ragazza ridacchiò, felice com'era.
«Va bene, va bene, però voglio mangiare qualcosa di italiano, sono abbastanza stufa dei noodles precotti» continuò. «Okay, sono lì tra mezz'ora al massimo. A dopo».
Detto ciò, Kyung-Mi riattaccò la chiamata, posando il cellulare dentro la borsa.
«Chi era?» domandò Jungkook.
«Mia madre, l'ho avvisata che sto andando a trovarla».
«Abita qui a Seoul?» chiese poi Yoongi, osservando la ragazza prendere il suo cappotto marroncino dalla sedia della sala.
«Un po' più verso la periferia, ci vogliono giusto venti minuti a piedi».
«Hai intenzione di andare a piedi con dieci gradi sotto zero?», Jungkook scattò in piedi, preoccupato.
«Ehm... ho la macchina» rispose. «Tu, piuttosto, vedi di coprirti bene quando sei fuori, non hai una bella cera».
Il moro rimase in silenzio, mentre Kyung-Mi salutò i presenti nella stanza ed uscì.
«Hyung», Jungkook si voltò verso Yoongi, ancora seduto sul divano. «Sono così mal ridotto?».
Il maggiore annuì, facendogli cenno di sedersi accanto a lui.***
Kyung-Mi arrivò a casa dei suoi genitori giusto mezz'oretta dopo. Era una piccola abitazione in collina, le strade erano davvero strette persino per una semplice macchina economica, perciò dovette parcheggiare accanto ad un supermercato più a valle. Aveva un grazioso giardino ben curato –il padre spendeva molto tempo libero a prendersi cura delle piante–, e all'interno c'era un atmosfera calda e accogliente. Quando lasciò i suoi genitori per trasferirsi più al centro, le dispiacque molto dover abbandonare quella piccola casetta.
Kyung-Mi suonò al citofono, sistemandosi il suo cappotto pesante; fuori faceva davvero freddo. La madre non perse tempo ad aprirle la porta di casa e ad accoglierla con un caloroso abbraccio. Non era cambiata per niente: i boccoli biondi erano ben curati e tenuti sopra le spalle, gli occhi azzurri erano vispi e grandi come sempre, mentre il suo corpicino da ormai cinquantenne era ben coperto da un paio di pantaloni della tuta e un pail pensante.
«Che bello rivederti» le disse la donna, non staccandosi dall'abbraccio. Kyung-Mi era leggermente più alta, forse di cinque o sei centimetri. «Ti sei cambiata la montatura degli occhiali o sbaglio?».
«Ma no, sono sempre gli stessi» rispose lei, staccandosi dalla presa della madre.
«Sono proprio rintronata. Meglio entrare, qui fuori si gela».
Kyung-Mi varcò la soglia di casa, ritrovandosi immediatamente in salotto. Niente era cambiato, il divano era sempre al solito posto, la televisione era rimasta sopra al mobiletto di legno e la libreria stava ancora in piedi lungo il muro.
«Dov'è papá?» chiese Kyung-Mi, notando la casa stranamente vuota.
«È andato a lavorare, tornerá verso le nove» le rispose.
«Lavorare?».
«Non te l'ho detto, papá sta facendo da cassiere in una banca qui vicino».
«Pensavo si fosse perso una pausa».
La madre della ragazza scosse la testa, invitando la figlia a sedersi sul divano. Era da tempo che non si vedevano per chiaccherare un po' e Kyung-Mi aveva tante, anzi, troppe cose da raccontarle.
«Come va allo studio?» domandò la donna, accomodarono accanto a lei.
«In veritá, sono cambiate un po' di cose».
«Ho giá paura» disse, lanciando un'occhiataccia a Kyung-Mi.
«Non è qualcosa di brutto, anzi, sono sicura che rimarrai stupita».
«Okay, okay, dimmi tutto».
Kyung-Mi si schiarì la voce, cercando di non sorridere troppo.
«Ecco... ti ricordi quel gruppo di cantanti che seguivo quando ero più piccola?».
«Ah sì, i Bangtan qualcosa» aggiunse. «Ultimamente li vedo ovunque, ma cosa c'entrano?».
«Sai, il loro manager un giorno mi ha contattata proponendomi di fare un servizio fotografico per un loro nuovo album. Io, ovviamente, ho accettato, ma il giorno dopo mi ha offerto un posto di lavoro in agenzia. Così ora sono diventata una loro fotografa ufficiale».
La madre di Kyung-Mi dovette trattenersi dal saltare in aria dallo stupore.
«Seriamente?!» esclamò.
«Tutto vero, mi sono trasferita giusto ieri nel mio nuovo ufficio».
«Quanto ti pagano?».
«Di sicuro il doppio che potevo guadagnare prima, quando gestivo da sola il mio studio».
«Ma è fantastico!» esclamò nuovamente, abbracciando la figlia. «E sono belli come si vedono in televisione?».
«Di più».
La donna battè le mani, ridendo. Era felicissima per sua figlia, non si sarebbe mai aspettata che potesse raggiungere talmente tanta fama.
«Sono davvero contenta per te» le disse, con il cuore in mano. «I colleghi sono simpatici?».
«Nel mio reparto ho conosciuto soltanto il responsabile dello staff, Kang So. Poi ho fatto amicizia anche con un'addetta al trucco e parrucco dei Bangtan».
La donna, nuovamente, si ritrovò ad ascoltare la figlia con un enorme sorriso.
«Per festeggiare, questa sera ti preparerò il tuo piatto italiano preferito».
«LA PARMIGIANA!», Kyung-Mi saltò sul divano talmente fu contenta di ricevere quella notizia. Era ormai una vita intera che non mangiava i piatti di sua madre, soprattutto quelli che era solita preparare per i grandi pranzi domenicali in Italia.Passarono tutto il pomeriggio a parlare tra di loro: scoprì che la madre non aveva perso i contatti con i parenti in Italia e che stava organizzando una piccola vacanza proprio nel suo piccolo paese. Misero lo stereo ad alto volume, ascoltando le canzoni degli artisti italiani che più gli piacevano mentre preparavo la famosa parmigiana della madre.
Kyung-Mi non si sentiva così allegra da quando aprì il suo studio fotografico, e di tempo ne era passato davvero tanto.
«Dovremmo aspettare papá prima di metterla in forno» esordì Kyung-Mi, guardando l'orologio della cucina. Erano ormai le otto e mezza di sera, il sole era calato da ore e il padre sarebbe dovuto arrivare a momenti.
«Meglio metterla adesso, così quando tornerá a casa sará pronta».
Kyung-Mi annuì, convinta dell'affermazione di sua madre. Non passarono molti minuti quando la serratura della porta scattò, rivelando un uomo semi-peleto in giacca e cravatta.
«Sei arrivato, caro» lo salutò la donna, avvicinandosi al marito per prendergli il cappotto pesante. «Com'è andata la giornata?».
«Un casino, ci sono stati un sacco di problemi con i computer» rispose, visibilmente stanco dalla giornata.
Kyung-Mi ascoltava le parole del padre dalla cucina, facendo ben attenzione a rimanere nascosta finchè poteva.
«Mi dispiace» gli disse la moglie.
«Cos'hai preparato per cena? In casa c'è un profumino squisito».
«La parmigiana, il piatto preferito di Kyung-Mi» annunciò lei, sorridente.
«Ah sì, ricordo».
«E mi ha aiutato proprio lei a preparlo».
Il padre si fermò a metá del salotto, in piedi di fronte alla figlia.
«Ciao papà!» esclamò Kyung-Mi, abbracciando l'uomo con un energia mai provata prima.
Il padre rimase un attimo scioccato dalla presenza della figlia in casa, l'ultima volta che la vide fu quando si trasferì nel nuovo alloggio, quasi cinque mesi prima. Kyung-Mi era venuta svariate volte durante i primi mesi da sola, ma suo padre non era mai in casa.
«Dio mio, Kyung! Pensavo ci avessi dimenticati!» sbottó lui. «È così che ripaghi i tuoi genitori? Li abbandoni da soli mentre ti godi la vita in cittá?».
La madre e Kyung-Mi si misero a ridere, contagiando anche il padre.
«Scusami tanto papá, in questi ultimi mesi ho avuto davvero da fare con il mio studio» ribattè. «Oggi ho avuto un po' di tempo libero così sono venuta a trovarvi».
«Non sai cosa le è successo» riferì la donna al marito, lasciandolo perplesso.
«Qualsiasi cosa sia, me la dirai mentre ceniamo in santa pace».
I tre si sedettero a tavola, con la fumante teglia di parmigiana in centro. Era talmente bollente che Kyung-Mi rischiò di scottarsi la lingua.
«Allora? Non c'era qualcosa che mi volevi dire?» chiese il padre, dopo alcuni secondi di silenzio.
«Sì sì, però stai attento. Ti ricordi i Bangtan Soyeondan?».
«E come faccio a dimenticarli? Quelli lì sono in tutte le metropolitane di Seoul» rispose lui. «Chissá quanto spendono per quegli enormi poster».
«Comunque, sono diventata una loro fotografa ufficiale».
«Che?!». L'uomo fece cadere la forchetta sul tavolo, talmente fu stupito dalla frase della figlia. «Cioè, proprio loro?».
«Esatto. Mi avevano ingaggiato per un servizio fotografico ed ora sono diventata una dipendente dell'agenzia».
«Oh mio dio. E ti trattano bene lì?».
«Mh mh, sono tutti molto gentili. Ho conosciuto un mio collega un paio di giorni fa, mi ha organizzato persino una cena per festeggiare la mia assunzione».
Il padre riprende a mangiare, ascoltando Kyung-Mi con attenzione.
«Un collega maschio?! Kyung-Mi, hai davvero accettato un invito a cena da un ragazzo?».
«Aigoo, papá, è solo un mio collega di lavoro».
«Lo spero per la sua incolumitá».
«Basta, così la spaventi» lo interruppe la moglie, colpendogli la spalla. «Ormai ha vent'anni, sa scegliersi l'uomo adatto a lei».
Kyung-Mi annuì sicura, mentre il padre rimase un po' titubante.
«Qualsiasi cosa, vieni da me, ed io lo tratto come si deve».
«Papá!».Finirono la cena con calma, senza alcuna fretta, per poi rimanere a parlare fino alle undici di sera. Quando Kyung-Mi si rese conto che il padre stava crollando dalla stanchezza e lei cominciò a sbadigliare più frequentemente, decise a malincuore di ritornarsene a casa.
«Forse è meglio che vada, adesso» disse, alzandosi dalla sedia della cucina.
«Di giá?».
«Domani devo alzarmi presto, i ragazzi devono filmare un video e dovrò partecipare alle riprese» rispose lei. Prese il suo cappotto pesante dall'attaccapanni e mise la sua borsa in spalla.
«Fai attenzione tornando» l'avvisò il padre. «E chiamaci ogni tanto».
«Va bene. Buonanotte».
Kyung-Mi chiuse la porta di casa, per poi dirigersi verso la sua macchina. La sera era ancora più gelida, ma il panorama di Seoul visto dall'alto era davvero mozzafiato.———
Nono capitolo.Scusate per la mia assenza, spero che il capitolo vi piaccia.
Piccolo avviso: le parti scritte in corsivo sono in italiano, mentre quelle scritte normale sono in coreano.
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Pellicola » |J.Jk.|
FanfictionI Bangtan Sonyeondan stanno raggiungendo l'apice della fama dopo tanta fatica ed anni di duro lavoro. I sette ragazzi sono determinati a continuare la loro carriera al massimo, ma cosa succederà quando, dall'altra parte di una macchina fotografica...