capitolo ventotto

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Lo stadio ribolliva di fan già tre ore prima dell'inizio del concerto, mentre i ragazzi erano ancora impegnati con i preparativi. Jimin e Hoseok aiutavano Jin con alcune parti della coreografia di Spring day, Namjoon e Yoongi preferirono concentrarsi in silenzio prima di salire sul palco, mentre c'era chi, come Jungkook, che sentiva la tensione crescere sempre di piú.
Era un concerto come un altro, non capiva questo suo improvviso cambiamento di umore, eppure percepiva un nodo allo stomaco troppo forte. E per di piú, le sueaa condizioni salutari durante quel piccolo viaggio in aereo erano peggiorate notevolmente. Forse era l'alta quota, forse semplicemente al fatto dell'aereo.
«Jungkook-ah, tutto okay?» a risvegliarlo dal suo stato di trance fu Namjoon, che subito si preoccupò per il comportamento del minore.
Jungkook annuì, sentendo il respiro farsi sempre piú corto. Il leader si avvicinò a lui, inginocchiandosi per poterlo vedere in faccia.
«Jungkook».
«È tutto okay» disse freddo, prima di alzarsi di colpo e iniziare a camminare verso il bagno.
Azione azzardata.
Non appena fece i primi passi, le sue gambe cedettero improvvisamente, facendolo cadere a peso morto sul pavimento freddo di quella stanza. Non riusciva a percepire niente, se non il dolore che quella botta gli aveva provocato alla testa e al gomito.
Dopo poco, sentì la stretta di Namjoon sul suo braccio sinistro, poi degli scossoni.
«Jungkook?!» sentì gridare, mentre la vista si faceva sempre più appannata. «Jungkook!».
«Che succede?!» nella stanza entrarono anche gli altri ragazzi, seguiti da qualche membro dello staff, che subito lo circondarono.
Jungkook cercava di rimanere cosciente per quel che poteva, nonostante non ci capisse davvero nulla. Dall'altra parte, i Bangtan vedevano soltanto la scena di un ragazzo che vagava con lo sguardo perso per tutta la stanza, confuso e a pochi passi da un crollo sia fisico che mentale.
«Prendi il respiratore» la voce di uno dei due paramedici arrivò ovattata alle orecchie del moro, che lottava con tutte le sue forse per rimanere sveglio. Nel frattempo, sentì il tessuto della sua maglia nera scivolare dal petto, permettendo cosí di prendere più aria. I due uomini lo aiutarono con il respiratore, usarono varie tecniche per aiutarlo a respirare meglio e a farlo riprendere, cosa che successe solo un paio di minuti dopo.
I ragazzi si precipitarono verso il corpo ancora disteso del moro, aiutandola a reggerlo in piedi come potevano.
«Cosa ti è preso?» chiese spaventato Jimin, facendolo adagiare sul divanetto.
Jungkook non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.
«Bassa pressione? Siamo in alta quota, potrebbe essere quello?».
«Ragazzi, allontaniamoci un secondo da lui, ha bisogno di aria» ordinò Namjoon, facendo un passo indietro. «Ti senti meglio?».
Ancora una volta, non rispose.
«Dannazione, doveva succedere proprio venti minuti prima del concerto?!» intervenne Taehyung, sbuffando.
In quel momento, anche Jin prese parola, ribattendo in modo non molto gentile alle parole di Tae.
«Jungkook è appena svenuto e tu pensi al concerto?».
«Ci sono milioni di fan là fuori che aspettano soltanto la nostra entrata, a cosa dovrei pensare?» Taehyung sbottò irritato, voltandosi verso il maggiore con fare nervoso.
«Non possiamo farlo esibire in queste condizioni» esordì nuovamente Jin.
«Sono sicuro che può farlo, lo conosco e so che è forte».
«Ora cerchi di fare il sentimentale, ma non serve a niente. Prova a fare tu un intero concerto in questo stato» Jin indicò la figura quasi inerme e confusa del minore.
«Lo farei per le nostre fan».
«Preferiresti che lui svenisse davanti a milioni di persone al posto di non rischiare e posticipare di qualche minuto il concerto?!» il tono di Jin si fece più alto e provocatorio, scatenando in poco tempo l'ira di Taehyung.
«Jungkook mi sta davvero a cuore, ma non possiamo sabotare un concerto di questa grandezza per un piccolo problema. Jungkook è pronto, può farcela».
«Ma sei senza cervello per caso?!».
«Due minuti!» un membro dello staff urlò all'interno della sala il tempo rimanente per i preparativi, ormai erano agli sgoccioli.
«Se lui sviene sul palco darò la colpa a te, stanne certo».
«Ah bhè giustamente, dopotutto se sta male è colpa mia».
«È colpa tua se non usi la testa».
«Basta! Tra due minuti dobbiamo essere sul palco e ci stiamo trattenendo qui per una stupida litigata! Fate i ragazzi maturi per una volta e aiutate Jungkook, piuttosto che discuterci sopra ancora e ancora» esordì il leader, alzando la voce. «Ne riparleremo a casa, ora dobbiamo muoverci».
I sei annuirono, seguendo l'ordine che gli era stato dato da Namjoon. Taehyung e Jin rimasero in silenzio per tutto il tragitto, mentre gli altri cercavano di far stare bene Jungkook nonostante la sua salute.
Quel concerto non era iniziato nel modo migliore, ma una volta sul palco dovevano dimenticarsi di tutte le loro divergenze. Avrebbero dovuto apparire sorridenti e felici come non mai, come se la loro vita fosse perfetta e senza problemi.
Anche quello voleva dire essere un Idol, dover portare una maschera perfetta da mostrare alle altre persone.

***

Kyung-Mi aspettava i ragazzi sotto il palco, insieme ad altri cameramen e fotografi. Continuava a guardare l'orologio per tenere il tempo, e finalmente, dopo poco tempo, i sette fecero il loro ingresso. All'inizio era tutto normale, iniziarono a cantare le prime canzoni della scaletta, si esibirono in alcune coreografie e Kyung-Mi non poteva essere più soddisfatta dei suoi scatti. I Bangtan facevano gridare le fan come non mai, e ciò li faceva sempre sorridere.
Jungkook, d'altro canto, sentiva la fatica farsi sempre più pesante, ma ciò non lo fermò dall' esibirsi con tutte le sue forze. Nonostante le gambe tremanti, il respiro corto, il battito cardiaco impazzito e la testa pesante, continuò imperterrito a correre da una parte all'altra del palco come un forsennato, sorridendo e salutato le fan.
Jimin si era più volte avvicinato a lui per chiedergli se andasse tutto bene, e Jungkook annuiva, per poi sparire e continuare con il concerto. Durante le pause dove i ragazzi si dovettero cambiare gli outfit, Jungkook crollava nuovamente e veniva aiutato dai paramedici per riprendere le forze, con il respiratore e qualche impacco di ghiaccio.
Per lui era tutto normale, dopotutto quella situazione andava avanti da mesi, ma per gli altri sei... era preoccupante da morire.
«Come ti senti?» Namjoon si chinò verso di lui per farsi sentire dietro tutto il trambusto che stavano facendo le Army. Erano appena dietro i pannelli, che erano sottili come il cartongesso, e ciò non impedì alle urla delle fan di stordire i sette ragazzi.
«Riesci a resistere ancora per un po'?».
Jungkook annuì, tenendo la testa china mentre un addetto gli massaggiava il collo.
«Cerca di pensare ad altro mentre sei sul palco. So che è difficile, ma tu puoi farcela, okay?».
Jungkook annuì nuovamente.
«Sei forte, Kook-ah» il leader gli diede una pacca sulla spalla, per poi aiutarlo ad alzarsi ed avanzare accanto a lui verso il palco.
Namjoon non conosceva le cause dell'improvviso crollo del minore, tantomeno non capiva realmente le sue condizioni, ma sapeva che Jungkook era un ragazzo tenace e che non demordeva facilmente. Era splendido per suo questo lato, e tutti i membri lo invidiavano. Durante l'ultima fase, Jungkook dimostrò alle Army di essere il ragazzino dolce e sorridente di sempre, mentre per i ragazzi era diventato l'uomo più forte sulla faccia della terra.
«Ottimo lavoro, Jungkook» gli disse il leader, non appena il moro si riprese. «Sei un grande».
I sei lo abbracciarono, facendogli sentire tutta l'ammirazione che provarono per lui. Probabilmente nei giorni a seguire avrebbe dovuto rispondere a troppe domande, ma sapeva di aver dato il massimo e ciò non lo destabilizzò.
L'amore che provava verso quei sei ragazzi non poteva cambiare.

Pellicola » |J.Jk.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora